30 mag 2011

no radar - Tresnuraghes, cartiera


Raggiunto sulla SS 292 il centro abitato di Sennariolo, si giunge alla cartiera attraverso una strada vicinale in direzione delle chiese campestri intitolate a Santa Vittoria e San Marco. La si può raggiungere anche dal centro urbano di Tresnuraghes, attraverso la SV che porta al santuario di San Marco e poi alla torre litoranea di Foghe.

Il contesto ambientale
L'edificio si trova fuori dall'abitato di Tresnuraghes, in prossimità dell'ansa del rio Foghe che consentiva di sfruttare l'acqua come forza motrice. Di difficile accesso, è visibile ai piedi di una radura non lontana dal santuario campestre di San Marco.

Descrizione
In un ameno vallone alla confluenza dei torrenti Riu Mannu e Riu Marafè, in territorio di Tresnuraghes ma al confine delle competenze comunali di Cuglieri e Sennariolo, sorge la maestosa rovina denominata localmente "sa fabbrica de su paberi". È un importante esempio di archeologia industriale, da circa due secoli condannato all'oblio e all'assalto della vegetazione spontanea.
L'impresa fu avviata durante la presenza dei Savoia in Sardegna fra il 1799 e il 1814, dopo che i Francesi ebbero occupato i loro territori continentali, e fu tra le poche iniziative a favore dello sviluppo dell'industria isolana.
Identificato il luogo, sufficientemente ricco d'acque ma eccessivamente distante dal mare per un efficiente approvvigionamento di materie prime, ne fu affidata la progettazione al giovane marchese Vittorio Pilo Boyl. Si avviarono i lavori nel 1809, con l'impiego di circa 200.000 franchi, spesi fino all'abbandono dell'edificio, in cui – come scrive l'Angius - altro non si produsse che "alcune prove o saggi di carta, la quale per suo colorito troppo oscuro, ad altro non poteva adoperarsi, che a scrivervi ed imprimere".
Quanto resta nella pittoresca vallata ai confini del Montiferru è la sola prima "manica" o sezione prevista dal progetto che avrebbe dovuto occupare un'area quasi doppia. La struttura si innalzava su tre livelli: il piano terra avrebbe dovuto ospitare le macchine, mosse dall'acqua incanalata in una lunga galleria voltata, mentre i livelli superiori, con coperture in legname, avrebbero dovuto ospitare gli ambienti per l'asciugamento della carta. Di questi piani alti resta solo la serie di grandi finestroni rettangolari ravvicinati nei tratti superstiti dell'alzato, destinati ad essere chiusi da ante di legno munite di finestrini per dar luce all'interno.

Storia degli studi
La cartiera venne menzionata già dall'Angius nel Dizionario del Casalis e dal generale Della Marmora nel suo Itinerario: entrambi ne sottolineavano la grandiosità e ne ricordavano sommariamente le vicende.

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