30 mag 2011

no radar



I no dei sardi ai radar sulle coste sono un inno alla bellezza di quest'isola

di Simone Campus
Per i sardi uscire dalla cultura del no parrebbe una missione impossibile. Eppure i no che stanno dicendo sono dei sì forti e chiari. È capitato per il referendum sul nucleare. Sta capitando per la vicenda dei radar anti immigrati.

Sull’onda del polverone sollevato per le paventate “invasioni” dei migranti provenienti dal nord Africa, qualcuno ha pensato bene di bandire un mega appalto per disseminare le coste del mediterraneo di radar antibarcone. Capo Pecora a Fluminimaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, l’Argentiera nel comune di Sassari, tutte zone di alta valenza ambientale e paesaggistica tutelate dal PPR. I quattro radar previsti in Sardegna fanno parte di un progetto nazionale che comprende in totale 18 installazioni dislocati nelle regioni del centro e del sud d’Italia.

Le popolazioni locali hanno bisogno di urlare forte per dire no ai radar e si ad un paesaggio bello così com’è, perché vivono in località remote, pressoché disabitate, com’è il caso dell’Argentiera (nel comune di Sassari) che nonostante lo sforzo dell’amministrazione si sente lontana dalla città. Claudio Simbula, un ragazzo di Villassunta, una località poco lontana, denunciando l’assenza dell’ADSL nelle borgate della città ha descritto efficacemente in una lettera agli amministratori questo sentimento: “In Nurra il tempo si è tragicamente fermato al 1995. E la distanza tra le borgate e Sassari si può misurare non in chilometri, ma in anni”. Forse è anche per questo che Claudio vive a Londra, ma come tutti i sardi non si rassegna alla rassegnazione e dalla capitale inglese continua la sua battaglia contro il digital divide.

Oltre all’Argentiera le altre aree individuate per l’installazione delle potenti antenne di fabbricazione israeliana sono Capo Sperone (Sant’Antioco), Capo Pecora (Fluminimaggiore) e Santa Vittoria (Tresnuraghes). Lo spiega molto bene il comitato su Facebook: «ormai da diversi giorni molti gruppi spontanei di cittadini si stanno mobilitando per impedire l’installazione di speciali radar d’avvistamento sulle coste sarde. I comitati informali stanno promuovendo un’intensa attività su internet, ma soprattutto presidi nelle aree prescelte per l’installazione delle strutture, in carico alla Guardia di Finanza e motivate, a quel che si dice, alla difesa “in profondità” contro lo sbarco di clandestini». I cittadini rilevano sia la pericolosità delle apparecchiature, che sfruttano onde elettromagnetiche ad altissima frequenza, sia lo scempio paesaggistico e la logica di occupazione e militarizzazione del territorio. Oltre a questo, si contesta il principio stesso del “respingimento”  dei migranti, in luogo della logica dell’accoglienza e della solidarietà.

 Sono questi i temi di fondo della protesta sostenuta dalla prima ora da “Lega Ambiente” Sardegna: «Pur avendo seguito procedure formalmente corrette, si tratta di un progetto inaccettabile e ancora, di installazioni militari, che estendono le servitù a cui la Sardegna è soggetta più di ogni altra regione italiana. Infatti si tratta, stando alle notizie raccolte, di radar del tipo ELM-2226, fabbricati dalla ELTA - Systems, del gruppo IAI, nota multinazionale degli armamenti israeliana, parte di un sistema di armamenti destinati al rafforzamento della potenza navale. I radar e i dispositivi che emettono onde elettromagnetiche devono essere limitati al massimo per le necessità della navigazione aerea e marittima in sicurezza, per le comunicazioni e per la meteorologia, devono essere localizzati lontano dai luoghi frequentati e non devono provocare impatto ambientale e paesaggistico».
In sostanza si tratta di una riproposizione, con moderne tecnologie, della rete di “torri costiere saracene” che fu edificata nel 1500 dagli spagnoli su tutte le coste della Sardegna. Anche ora si tratta di una militarizzazione delle coste isolane. Ma “Legambiente Sardegna” non si ferma qui e attacca il governo che «ogni giorno, dà prova di scarsa sensibilità ambientale, come ha recentemente dimostrato per la vicenda delle spiagge regalate ai gestori degli stabilimenti balneari».

Intanto a Cagliari proprio il rappresentante del Governo ha dichiarato ai sindaci dei comuni interessati la propria incompetenza a risolvere la questione, facendo trasecolare le decine di manifestanti che si erano riuniti (senza bandiere di partito) davanti ai nuovi uffici delle Prefettura di Cagliari. Ora la cosa si sposterà ad altro tavolo, ma i cittadini mantengono i presidi e rilanciano chiedendo a tutti coloro che hanno la possibilità di farlo di raggiungerli per mantenere alta la vigilanza sul territorio: «Diciamo un a nuove servitù militari, è un progetto dannoso per la salute umana e per l'intero ecosistema della zona. I radar emettono un potente fascio elettromagnetico dannoso per la salute e ricadono in aree dall'elevato valore ambientale e naturalistico», hanno alle agenzie. Il timore era che da questo incontro potessero emergere da parte degli amministratori locali considerazioni tali da fare un passo indietro rispetto a dei noi arrivati “tardivamente”. Timore presente anche tra gli abitanti dell’Argentiera che si sono divisi tra chi si fida del Sindaco Ganau, senza se e senza ma, e chi gli rimprovera di aver dato il via libera in conferenza di servizi al progetto del radar.

Accuse che il sindaco più amato d’Italia ha scansato con autorevolezza e per tutta risposta ha scritto ai ministri Prestigiacomo e Matteoli, segnalando che il radar andrebbe a «insediarsi in un uno degli angoli incontaminati e più importanti dal punto di vista naturalistico dell’intera Sardegna, deturpando in maniera definitiva l’aspetto, i luoghi e l’ambiente. In particolare la collocazione di strutture e manufatti che includono un traliccio di un’altezza superiore ai dieci metri sul punto più alto e panoramico dell’intera costa causa un danno ambientale incalcolabile e permanente, alterando in modo negativo lo skyline della costa a distanza di chilometri».

 Insomma un no chiaro, raccolto dal suo partito, il PD, che ha deciso di accendere le polveri. Ad una prima interrogazione del consigliere regionale Luigi Lotto, ne ha fatto seguito un’altra del deputato Guido Melis. Entrambi accusano governo e giunta regionale di voler militarizzare ulteriormente le coste sarde. L’ex assessore regionale all’urbanista Gianvalerio Sanna (il padre del PPR) ha fatto di più, unendo tutti gli atti fin qui prodotti dai vari consiglieri regionali, ha predisposto una mozione firmata da tutti i consiglieri del Centrosinistra che considerando l'impatto degli impianti radar sull’ambiente e il paesaggio, e il danno alla salute causato dall'elevato inquinamento dei campi elettromagnetici, chiede a Cappellacci di riconvocare le conferenze di servizio per un riesame approfondito degli interventi, coinvolgendo questa volta le rappresentanze delle associazioni ambientaliste.

 Nel frattempo gli abitanti del borgo dell’Argentiera, un po’ come gli irreducibili galli di Asterix, non mollano la presa e organizzano una serata di festa, “un forte segnale alle istituzioni tutte” e a chi non possa rimanere sul posto per unirsi alla protesta, chiedono di mobilitarsi per diffondere informazioni sulla situazione con ogni mezzo.

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