23 giu 2011

genius loci



di Alessandra Vinciguerra da http://www.compagniadelgiardinaggio.it
 
Il Genius loci nel mondo romano era lo spirito, la divinità protettrice di un posto, oggetto di culto in piccoli altari, che per esempio si trovavano agli incroci delle strade, ed erano legati al culto dei LARI.
In età moderna fu un poeta inglese dell'inizio del '700, Alexander Pope, ad utilizzare per la prima volta questa locuzione riferita al paesaggio. Pope oltre che poeta era saggista e critico letterario ed ha avuto una notevole influenza sulle idee che sono alla base del giardino paesaggistico inglese. Nei suoi saggi esorta a tornare alla "semplicità amabile della natura disadorna", in contrasto con il giardino formale di gusto francese, allora in voga. In una famosa ode dedicata a Lord Burlington (suo vicino di casa che stava costruendo uno dei primi giardini paesaggisti) gli consiglia di seguire la natura, di creare paesaggi naturali, e gli dice proprio:
"consulta sempre il genius loci, che dice alle acque di correre o cadere, e aiuta le colline a dare la scalata al cielo..."
Seguendo lo "spirito del luogo" non si potrà sbagliare, perchè esso suggerisce gli interventi più in armonia con la natura.

Però mentre all'epoca di Pope questa locuzione indicava quindi soprattutto la qualità di naturalezza non contaminata, di un posto, con il tempo questa nozione si è evoluta ed arricchita anche di connotati più storici ed umani. Oggi quando si parla di "genius loci" di solito ci si riferisce ad una atmosfera particolare di un posto, che è fatta della sua, diciamo così, vocazione naturale, ma anche della sua storia, tradizione e cultura umana.

Insomma, le cose si complicano, rispetto all'epoca di Pope, perchè la componente culturale, umana, a volte può essere predominante e andare anche in contrasto con l'ambiente naturale; e comunque segna indelebilmente i paesaggi. Se prendiamo le grandi ville storiche, con i loro tracciati lineari, le siepi squadrate e le fontane immaginifiche, non possiamo di certo affermare che sono in perfetta armonia con l'ambiente che le circonda - di volta in volta boschi, colline, vaste campagne. Ma sono perfettamente adeguate al modello storico e culturale della loro epoca, e nelle linee di base trasportano nel linguaggio umano- fatto di strade, viali, gradini e terrazze- le misure e le proporzioni del sito; con il tempo hanno acquistato "gravitas" e si sono inserite, in maniera armoniosa e necessaria, nel loro paesaggio. Anche una campagna coltivata, con le vigne, i filari di cipressi ed i casali, è opera della mano dell'uomo, che ha modellato la natura; eppure ha un evidente "genius loci".

Questa locuzione insomma oggi indica più che altro "l'essenza poetica ed ambientale" di un posto - immaginate un castello, una vecchia villa, un paesino medievale arroccato su un poggio - una inconfondibile atmosfera che lo rende unico, perfettamente inserito nel luogo, lo fa sembrare quasi necessario: non poteva che stare proprio lì. E' fatta di elementi naturali ed umani, perfettamente fusi ed armonizzati.

Ovviamente quando parliamo di grandi e famosi giardini, ci aspettiamo di trovare qualità particolari in essi, tali da lasciare una profonda impressione su chi li visita, perchè sappiamo che sono stati curati con particolare sensibilità (non tutti: ci sono alcuni famosi giardini che per me mancano completamente di rispetto per il genius loci). Ma in realtà non conta la dimensione del posto: un forte genius loci può essere ritrovato in una tenuta di cento ettari ma anche in un piccolo cortile, in un orto di campagna, o nel giardino dietro casa. Ovunque sia percepisci, nel guardare quel posto, un senso di "appropriatezza", sembra che sia lì da sempre, tutti gli elementi sono in armonia tra di loro e con l'ambiente, naturale o umano. Il posto ha una sua identità, è inserito in maniera armoniosa nel contesto; non c'è pretensiosità, artificiosità, sforzo.