20 nov 2011

economia reale e giochi di borsa

La crisi finanziaria globale del 2008 (e non solo).
Cosa significa “economia reale”? Perchè si dice sia più “solida”?
Che succede ai mercati in questa crisi?
(articolo in revisione)

Spieghiamolo in parole semplici

La crisi finanziaria che attanaglia i mercati nel periodo in cui scrivo questo articolo è in realtà un “assestamento” che ha coinvolto anche l’Economia Reale. Questa è la vera gravità, ma è anche il suo potenziale punto di forza (più avanti spiego il perchè).

Cosa è l’Economia Reale?

L’Economia Reale è quella fatta di fatti, e non di parole; Quella costituita da macchinari, parco clienti, capannoni, operai, etc. Tutti fattori tangibili, fisicamente tangibili. Paradossalmente, l’esempio più banale potrebbe essere la Parmalat.. (no, non hai sbagliato a leggere). Un’azienda che conserva comunque i suoi possedimenti materiali, i suoi clienti e ha un ciclo produttivo chiaro e concreto: si prende il latte e si vende, e si trasforma in tutti i suoi derivati più semplici (come lo Yogurt) che si vendono direttamente sul mercato (Italiano, in primis).
Con tutti i debiti che può avere, un’azienda del settore Primario e Secondario, generalmente mantiene sempre una certa concretezza in termini di capitale e macchinari, che gli permette di far fronte ai creditori. Persino le aziende potenzialmente fallimentari conservano un certo valore: tanto è vero che è usanza ormai da tempo il vendere, anzichè lasciar fallire, quel che resta di una ditta “Reale” a un’altra azienda dello stesso settore che “se la mangia” e la fa funzionare.
Un esempio concreto potrebbe essere il (fu) reparto automobilistico della Daewoo, che è stato “mangiato” dalla Chevrolet poco prima che fallisse miserrimamente.

Il settore terziario e i “giochi di borsa”

Il settore terziario, costituito prevalentemente di servizi, è complementare agli altri due (primario e secondario, vedi sopra): Deve esserlo, perchè non ha senso che viva di vita propria; non ha le basi per poter vivere di se stesso, non ha nessun dannato motivo di esistere in se’. (se richiesto commentando la pagina o contattandomi, posso integrare con altre informazioni).
Nel settore terziario, tra gli altri, si collocano: le banche, le società di credito, le agenzie, gli uffici di varia natura, le aziende “venditrici di fumo” (di cui parlo anche in questo articolo [clicca]), le rappresentanze organizzative e governative, le agenzie (immobiliari, di viaggi, turistiche, di prestiti personali, etc.), etc.
La crisi attuale si fonda in buona parte sulle speculazioni e sul parassitismo, i “giochi di borsa”, del settore terziario ovviamente. Sono le aziende del terziario che gestiscono e fanno funzionare a livello organizzativo e funzionale la Borsa e i mercati azionari; non si è mai visto un allevatore di bovini che si presenta a Piazza Affari a vendere latte o bistecche. Tuttavia.. la Borsa sta in piedi grazie alla liquidità e produttività del settore primario e secondario.. o almeno così dovrebbe essere.
L’altra faccia e causa della crisi è il Credito, tipicamente americano anche se ormai diffuso in tutto il globo, consiste nel prestare soldi a un’azienda del settore primario, secondario o terziario o a un’altra persona fisica/giuridica per far si che possa superare un momento difficoltoso, ampliare il proprio parco macchine/capannoni/clienti, etc.; oppure semplicemente per togliersi uno sfizio, per acquistare un’inutility, un capriccio.
Quando si prestano soldi ad un’azienda del settore primario e secondario si hanno delle garanzie: solitamente, come specificato all’inizio dell’articolo, ci sono terreni, macchinari, clienti consolidati nel tempo che costituiscono una possibilità di rivalsa nel caso il Credito non venga rimborsato.
Nei “giochi di Borsa” i prestiti -il Credito- sono stati fatti ad aziende del settore terziario e a privati cittadini che non avevano alcuna garanzia se non quella di “esistere” e far parte dell’andazzo del pianeta. In altre parole: si è fatto credito a chi non poteva garantirne il saldo e/o ad aziende basate sul nulla, che a loro volta si basavano sul nulla, e così via.
Le banche si prestano soldi tra di loro usando come garanzia reciproca i clienti.. ma se questi clienti sono insolventi, inconsistenti, “fumosi” o prevalentemente “terziari”?

Made in China…

Un’altra chiara componente della crisi in corso è la fantasmagorica idea di spostare la produzione attiva delle aziende del settore primario e secondario all’estero, in paesi dove la forza lavoro costa meno.
Cosa resta di un’industria del secondario che sposta all’estero la maggior parte della sua produttività? Restano gli uffici di rappresentanza, il Direttore MegaGalattico, le sue 4 segretarie in topless, 4 impiegati svogliati e la mitica pianta di ficus.
Per funzionare, un Paese necessita di economia reale: settore Primario e Secondario: macchine, materiali e industrie. Non ci si può basare solo sul terziario, poichè esso è “astratto”: dipende dagli altri due!
Immaginate ora se il 90% delle aziende che compongono l’economia di un Paese spostasse la parte primaria e/o secondaria aziendale all’estero.. Bene: è quello che è successo negli USA e che sta accadendo anche da noi (fortunatamente un po’ a rilento).
Perchè!?! qualcuno si chiederà. Ci sono 2 motivi principali a questo modus lavorandi:
  1. Si permette ai clienti meno abbienti di comprare i prodotti …che vengono prodotti (appunto): spostando all’estero la parte “costosa” dell’azienda è possibile abbassare i prezzi, e anche di tanto! In questo modo è stato possibile vendere certe “cose” quasi a tutti. Prodotti che prima erano inaccessibili ai più. Aumentando il “Parco Clienti” si aumenta sia il valore dell’azienda che il fatturato.
  2. Aumentare in maniera esponenziale i ricavi: “ricavo” è il termine che definisce quanto si guadagna effettivamente, una volta scorporati i costi, dalla costruzione e vendita del prodotto. Il cinese lavora a stipendio da fame. I caschi motociclistici dell’AGV, per fare un esempio, costano come quelli della Nolan, se non di più; Tuttavia i costi che l’AGV deve sostenere per costruire i suoi caschi sono millemila volte inferiori: in questo caso non si passa nemmeno dal punto 1: il ricavo è l’unico motivo allo spostamento della componente produttiva.

La Borsa, l’economia Reale

La chiamano anche “esaltazione dei mercati”, esaltazione irrazionale dei mercati, specificherei io.
Ha portato dei gran soldoni nelle tasche di tanti operatori del terziario ..e del secondario che si prestavano al terziario. “Giocando” con i titoli quotati sui mercati internazionali si sono andate creando dal nulla delle aziende che in realtà non sono mai nemmeno esistite. Un vero è proprio vortice finanziario del nulla.
Come funziona la Borsa?
Funziona secondo la regola più banale del mondo dopo quella del “io presto sesso a te, tu paghi soldi e/o cibo a me”; Ovvero: “Se in tanti vogliono le azioni dell’azienda $Mazzi&Stramazzi: queste aumentano di prezzo”; per la “naturale” regola di mercato per cui si alzano i prezzi in caso di consensi e si abbassano (per poter vendere) in caso di dissensi.
Accade quindi che una ditta come “$Mazzi&Stramazzi S.R.L.” composta da (ipotesi stracciata ed estremamente semplicistica):
  • quattro impiegate amministrative = € -16.000×4 di costi; € +9.000×4 di ricavi all’anno; € +1.000×4 di bella presenza generale; (tot. € -24.000)
  • Il capo e il suo stramaledetto SUV = € +44.000 per il SUV e -44.000 per il carburante e le prestazioni sessuali pagate 8-) ; € -200.000 di stipendio; € + 100.000 di capacità (tot. € -100.000)
  • 100 dipendenti qualificati = € -31.100×100 di costi; € +93.300×100 di ricavi all’anno (tot. € +6.220.000)
  • un capannone = € +2.800.000
  • un parco clienti medio = € +10.500.000
  • i macchinari = € +40.000.000
  • il cane da guardia = € -2.000,03 di cibo; € +2.000,33 di servizi resi all’anno (tot. €+00,30)
  • costi per i materiali e varie = € -30.000.000
..Per un Valore totale di Somma(-24.000 | -100.000 | +6.220.000 | +2.800.000 | +10.500.000 | +40.000.000 + 00,30) = otteniamo circa € +29.396.000,30
Nota: la valutazione di un’azienda è millemila volte più complessa. Il sopraesposto esempio è da intendersi solo in forma esplicativa.

La Borsa “Reale”

Quotiamo in borsa la “$Mazzi&Stramazzi S.r.l.” che passerà ad essere una Società Per Azioni: “$Mazzi&Stramazzi SPA“; per un totale di 4.899.333 azioni del valore di circa € 6,00 cadauna. L’azienda in questione fa parte dell’ecomomia Reale. Le azioni valgono 6,00 euro fino a quando non ci sarà un bilancio aziendale che conferma una crescita o un calo del TOT% che si riperquoterà sul valore delle azioni. (Per es. un +10% farebbe salire il valore delle “$Mazzi&Stramazzi” a € 6,10).

La Borsa “Fantasmagorica”

Sul mercato azionario, oltre alla solida “$Mazzi&Stramazzi S.r.l.“, c’è anche la ditta “$NoiVendiamoFumo” che consiste in un ufficio in centro a NY o MI, non arredato, senza personale e che è “figlia” di un’altra azienda che l’ha creata per speculare. Le azioni di “$NoiVendiamoFumo” vengono quotate a € 3,00 sulla base del loro valore in quanto azienda del terziario (praticamente sul nulla). Poi arriva anche la fantasmagorica banca “$PrestiamoSoldiATutti” le cui azioni valgono € 30,00 cadauna.. e così via.

I Giochi di Borsa e la Crisi:

Cosa succede durante le crisi? Te lo spiego in modo semplicistico, ma anche estremamente realistico: quanto sto per scrivere è -in soldoni- la formula che “brucia” i soldi nei mercati azionari.
Col passare del tempo le borse di tutto il mondo si sono riempite, saturate, di aziende come “$NoiVendiamoFumo” e “$PrestiamoSoldiATutti“. Molte di queste ditte sono dei veri e propri castelli di carte: create solo per speculare o per far lievitare un po’ di soldi. Vengono quotate sul mercato nei momenti buoni o comunque in periodi “programmati”. Le azioni in questione salgono di valore sfruttando l’andamento generale del mercato, poi, quando sono “mature”: vengono improvvisamente vendute da chi le ha create e che ci guadagna parecchio a venderle. I possessori post_vendita restano con un palmo di naso… in mano.
Altre aziende che fanno parte del mercato e che non fanno parte dell’economia reale sono le squadre di calcio :-| che mazzo vuoi che produca una squadra di calcio!??
Poi ci si mettono anche le banche. Siccome l’economia rallenta a causa della concorrenza dei paesi emergenti (emergenti e/o truffaldini?) e del bassissimo rendimento dei lavoratori del terziario.. prestano soldi a tutti, confidando (come garanzia) nei patrimoni accumulati nel tempo addietro dai “nonni” e dai genitori vari: case, terreni, conti in banca: tutta roba primaria, secondaria: reale insomma.
Ed ecco che un mortazzone qualunque si può permettere l’automobile “di tendenza” (aka: un aborto che passa di moda in 6 mesi e costa un patrimonio: tipo la mini). Le ragazze/donne comprano “accessori” e cavolate del genere, si fanno mutui e rate a go go a tasso da strozzinaggio.
Poi un giorno si svegliano tutti, soprattutto in America, e si rendono conto che i “nonni” e genitori vari.. hanno esaurito le riserve. I giovani laureati non trovano lavoro redditizio o comunque non producono nemmeno la metà di quello che consumano. Le proiezioni finanziarie si fanno grigie. I nuovi direttori di banche e superManager (idioti) istruiti nelle migliori università del mondo …si dimostrano incapaci di gestire persino la paghetta di papa’.
Non c’è meritocrazia. La maggior parte dei “buoni” e “alti” posti di lavoro vengono occupati da raccomandati incapaci e “gasati” che non vedono l’ora di buttare nel cesso i soldi che gli passeranno tra le mani, etc. etc.
Nessuna coscienza etica nel modo di lavorare e investire: l’importante è “sparlare di milioni di qua e di la”; tutta apparenza. Molti di questi operatori del settore non si fanno scrupoli a vendere azioni potenzialmente fallimentari dell’azienda “$PrestiamoSoldiATutti” o “$NoiVendiamoFumo” ai risparmiatori meno esperti.
Gli imprenditori, i capi: sono degli incapaci: una parte della responsabilità della poca produttività dei dipendenti è la loro. Non riconoscono il lavoratore capace da quello “lecchino”, hanno poco occhio ai cambiamenti e il terrore di farsi fregare dai loro stessi collaboratori.. Allo stesso tempo adottano la strategia del risparmiare il più possibile sugli stipendi. E’ un gatto che si morde la coda: come si può pretendere che il lavoratore aumenti la produttività se non arriva a fine mese e non ci dorme la notte.
La scusa tipica è: “siamo in crisi e l’azienda non si può permettere aumenti di stipendio”, però poi per non pagare le tasse si rinnova il parco automobilistico aziendale, anche se non c’è reale bisogno; si fanno scelte commerciali fallimentari, s’investono capitali in nuove aziendine “figlie” fatte di nulla, etc.

Tutti giù per terra


Nel senso che prima o poi i nodi vengono al pettine. Tutte queste “aziende fantasma” in qualche tempo hanno accresciuto il loro valore per pura regola della domanda e dell’offerta: crescono le aziende dell’ “economia reale” e per riflesso psicologico crescono anche quelle venditrici di nulla. Oppure esce una notizia che porterebbe potenzialmente una di queste ditte a fare fatturato… e tutti comprano come degli imbecilli.
Al primo segno di crisi, i grandi compratori, gli esperti, vendono subito le azioni relative all’economia fantasma.. che però sono tante (le aziende e le azioni); e nel tempo hanno riempito gran parte della borsa. Questa vendita di massa genera un abbassamento dell’indice generale di mercato, che di conseguenza trascina in basso anche le quotazioni delle aziende dell’economia reale.
In pratica può succedere che anche le azioni della ditta “$Mazzi&Stramazzi” (azienda reale), pur avendo dimostrato di produrre utile ogni anno, si abbassino di valore nell’ondata di vendite generali che caratterizzano la crisi. Le azioni in questione potrebbero scendere anche a 2,00 euro di valore, nonostante il guadagno dell’azienda sia del 10% nell’anno corrente.
Fino a che l’azienda “$Mazzi&Stramazzi” è quotata in borsa: non conta quale sia il valore reale totale di tutta la struttura che la caratterizza (riassunta sopra). Se arriva un tizio e si compra il 51% delle azioni, a 2,00 euro l’una (nel periodo di crisi): la “$Mazzi&Stramazzi” diventa praticamente sua.

Parte della crisi in realtà è “assestamento”

Intendo dire che tutto il valore accumulato dalle “aziende fantasma” è denaro che non esiste, è supportato dal nulla; non dipende dal fatturato o dal reale ricavo proveniente dalla vendita di qualche prodotto: è legalmente rubato/artefatto. Quando i mercati “crollano”.. gran parte dei “milioni bruciati” non esistevano prima di bruciare, per cui, inizialmente almeno, non si tratta di Crisi vera e propria: è un naturale assestamento.
La parte “cattiva” dell’assestamento è che si bruciano anche i soldi delle aziende reali; per puro effetto psicologico pessimistico.

La mossa giusta

Consiste nel non comprare azioni relative ad aziende inconsistenti. Qualcuno osserverà che sono fallite/crollate anche aziende reali e tangibili: è vero, tuttavia ci sono quasi sempre dei responsabili a questi “crack” scandalosi. La scampano e se la cavano quasi sempre grazie ad amicizie tra politici e magistrati. Normalmente un’azienda del primario/secondario o comunque le aziende reali danno segni di crisi molto prima di “cappottarsi”.
In ogni caso i soldi investiti in borsa sono definiti anche come “capitale a rischio“, che tradotto in termini semplici significa: “soldi che potrebbero volatilizzarsi senza preavviso, e se accade sono camazzi vostri“.
La mossa giustaaaa!!
Si, si, arrivo! E’ praticamente inutile e stupido vendere se c’è una crisi “nevrotica” del mercato; a meno che non si abbia disperato bisogno di soldi immediatamente. Bisogna tenere le azioni fino a quando l’assestamento del mercato non avrà finito di oscillare dall’alto al basso. Quello che resterà, ragionevolmente sarà il valore reale dei propri titoli in borsa.. Dopo la crisi. Per poco che possa essere: sarà sempre più alto di quando si svendono. Anzi, spesso non conviene nemmeno vendere Dopo la crisi: ormai è passata.
I tempi possono essere lunghi, anche anni: 5 o 6. Se fossimo nel 1980 avrei detto anche 10 o 20, ma attualmente il “cervello del mondo” si è notevolmente velocizzato; nel bene e nel male.