25 set 2009

il lombrico, questo sconosciuto



di Paolo Pistis


In agricoltura biodinamica il rappresenta un punto cardinale di estrema importanza. Infatti assieme all’ape e alla mucca ha titolo di rappresentante per l’attuazione della fertilità. Per inciso, il fondatore dell’agricoltura biodinamica, Rudolf Steiner, aveva già lanciato l’allarme sulla mucca pazza nel 1910 e sul pericolo d’estinzione dell’ape nel 1923, successivamente nel 1924 poneva l’accento sulla salvaguardia del .

Perché proprio il ? Che cos’ha di straordinario?



La Fertilità della Terra Grazie alla “Mucca Sotterranea”
Il
oltre a scavare gallerie che drenano e arieggiano il terreno è capace di metabolizzare e trasformare la sostanza organica in humus, la base della vita del terreno. È un vero e proprio “intestino” strisciante con il compito di mantenere in circolo la vita. Prerogativa essenziale per ogni cosa che è viva, è che ci sia sempre movimento delle forze vitali e mai staticità. Il è innocuo, mite, solitario o in compagnia di altri simili, non crea mai danno, non disturba mai nessuno! Salvo qualche persona che non sopporta la sua vista, la sua presenza mette gioia e pace nell’osservarlo. È un lavoratore instancabile, silenzioso il cui compito è solo quello di creare vita! Cioè Humus, dove troviamo i giusti elementi nutritivi per la crescita delle piante. Recenti studi confermano che il riesce a migliorare la struttura del terreno e a disinquinare i terreni, mettendo le sostanze dannose incapsulate negli strati più profondi e rendendo il terreno agrario più pulito. Per uccidere i lombrichi basta poco: un po’ di diserbante o altri pesticidi e possiamo distruggere intere aree e non vederli mai più per anni; oppure schiacciarli con il trattore o peggio ancora macinarli con gli attrezzi agricoli …

Per avere una forte e utile fertilità a disposizione è bene avere nel proprio terreno un certo numero di lombrichi. Quando il loro numero è notevole, ad esempio abbiamo almeno 50-60 lombrichi per metro quadrato, vale a dire circa 4-5 lombrichi per ogni vangata, allora siamo sulla buona strada. Infatti, ciò corrisponde a circa mezzo milione di lombrichi per ettaro! Che possono essere paragonati a una mucca sotterranea che bruca e produce concime… bisogna favorire questa condizione perché porta dei risultati che fanno risparmiare:

- Mantengono il giusto grado di umidità della terra e quindi diminuiscono il numero delle irrigazioni.
- Drenano il terreno in caso di eccessive piogge e quindi non fanno ammalare il prato.
- Liberano elementi nutritivi e le concimazioni diminuiranno.
- Concorrono a mantenere le piante sane e quindi diminuiscono le spese dei prodotti fitosanitari impiegati, ecc.

Come Favorire la Riproduzione e la Vita dei Lombrichi?
Eliminando per prima cosa le sostanze dannose che possono ucciderli (anche se alcune di esse sono ammesse nel biologico) e poi favorendo il loro ciclo riproduttivo. Per aiutare la buona riproduzione dobbiamo attuare alcune tecniche molto semplici:


Bisogna avere nel proprio terreno alcuni lombrichi, se non li abbiamo dobbiamo metterceli, prendendoli da altri terreni, oppure li possiamo attirare con vere e proprie mangiatoie, seguendo questo metodo:
-Mettere negli angoli degli appezzamenti dei piccoli mucchietti di erba, foglie e stallatico.
-Ricoprire il tutto con un telo plastificato scuro e poi di nuovo foglie, in questo modo manteniamo un certo grado di umidità e proteggiamo i lombrichi dai predatori, soprattutto dai merli.
-Bagnare di tanto intanto con tisane di ortica e camomilla.

Noterete che sotto il telo compariranno i lombrichi che durante il giorno saranno al riparo mentre di notte si allontaneranno per “lavorare”…

Possiamo irrorare su tutta la superficie del nostro terreno il preparato biodinamico Fladen* Colloidale: questo preparato, a base di stallatico e gusci d’uovo, consente di stimolare la ghiandola calcifera del
favorendone la riproduzione. Si procede in questo modo:
Si sciolgono in 30 litri d’acqua tiepida e molto pulita 100 gr di preparato fladen e si dinamizzano rimescolando energeticamente per 60 minuti.
Si irrora la soluzione sul terreno preferibilmente di sera.
Si ripete l’operazione per tre sere consecutive con clima umido, questa operazione va fatta in autunno o meglio ancora a inizio primavera.

Così facendo si instaurerà un specie di “odore” capace di attrarre il
anche dai campi vicini, similmente come fa il formaggio con i topolini… Se quest’ultima tecnica viene fatta spesso, anche 3-4 volte l’anno, e i lombrichi avranno sufficiente cibo e riparo, vedrete un aumento esponenziale nel giro di un anno.

Per inciso il è ermafrodita e raramente si accoppia, ma da un individuo a fine anno possiamo avere anche cento esemplari! e dopo 2 anni il vostro terreno avrà raggiunto un situazione favorevole. Spesso si assiste al fenomeno dell’autofertilità; per cui non sarà più necessario concimare se non ogni 4-5 anni. Ciò accade nel frutteto e nel vigneto a conduzione biodinamica. Nel silenzio e nella quiete del suolo i lombrichi, nostri amici ci faranno compagnia … Buon lavoro.

24 set 2009

ciò che non fece il terremoto....


da Il Corriere della Sera, 24 sett.
Tipica storia che si pre­sta a uno slogan: ciò che non fece il terremoto, fece la mostra «per» il terremoto. Ma è veramente accadu­to poche settimane fa a L’Aquila, du­rante la rassegna d’arte allestita nel­la Caserma della guardia di Finanza «Vincenzo Giudice» di Coppito in occasione del G8 di luglio e chiusa appena due settimane fa, promossa da palazzo Chigi, dalla Protezione ci­vile e dal ministero per i Beni cultu­rali, sotto l’alto patronato della Pre­sidenza della Repubblica.
Erano in mostra ottanta opere tra olii, tempere, sculture in marmo, le­gno, pietra, e poi documenti anti­chi, mappe per raccontare il percor­so dell’arte aquilana.
Gran parte dei pezzi erano fortunosamente scam­pati al terremoto e destinati a futuri restauri. Ed era proprio lì, la «for­za » dell’esposizione: dimostrare che, in una città d’arte, non tutto va perduto in caso di terremoto se i soccorsi sono attenti e tempestivi.
Un pezzo tra tutti, la veneratissi­ma statua in terracotta della Madon­na col Bambino della basilica di Col­lemaggio, del XVI secolo, opera di Saturnino Gatti.
Fu salvata in modo spettacolare con una gru all’interno della chiesa dai Vigili del fuoco alla presenza del ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, il 14 aprile.
Miracolosamente i danni furono pochissimi, solo qualche frattura (risolvibile) alla base. Intat­to il resto, inclusa la seggiola sulla quale poggia la figura della Madon­na, restaurata poco tempo fa dalla Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila con un impegno di 10.000 euro..
Ma se il terremoto ha risparmiato la sta­tua, lo stress da mo­stra l’ha danneggiata.
Quando si è trattato di allestire «L’Aquila bella mai non po’ peri­re», qualche tra­sportatore evidente­mente ben poco abi­tuato a maneggiare ar­te e beni culturali, ha compiuto un gesto in più: ed è saltato il bracciolo sinistro (per chi guarda la statua) appena re­staurato, e che il terremoto aveva in­credibilmente risparmiato. Non solo ma, basta guardare le fo­to (IL CONFRONTO), il danno è stato maldestramente nascosto occultando il pezzo all’in­terno della statua in attesa della fi­ne della rassegna, nemmeno fosse una qualsiasi appendice (ma per­ché non venne consegnato ai re­sponsabili?).
Ma non basta. I locali, causa stra­ordinario caldo estivo, erano bollen­ti. In molti giorni, assicurano le nu­merose testimonianze custodite da Gianfranco Cerasoli (segretario ge­nerale della Uil Beni culturali e membro del Consiglio superiore dei beni culturali) si è arrivati intor­no ai 40 gradi.
Quanto basta per mettere a repentaglio la salute di te­le dipinte ma soprattutto delle scul­ture in legno, particolarmente sensi­bili.
Ed ecco l’accusa di Cerasoli: «Nu­merose opere preziose, scampate al terremoto, hanno subito seri danni. Penso al Sant’Equizio del 1520, pie­no di fessurazioni. Alla Madonna dl Bambino di Giovanni di Biasuccio, della fine del ’400. Sono in possesso di segnalazioni e memorie firmate da periti del ministero che hanno segnalato i problemi. Non faccio no­mi per non esporli a possibili ritor­sioni amministrative, tipiche di que­ste circostanze».
Il problema princi­pale riguarda la grande scultura li­gnea di San Sebastiano di Silvestro dell’Aquila, 1450, che presentereb­be «fessurazioni, sollevamenti e di­stacchi » della superficie dipinta «non presenti prima della mostra».
Accusa Cerasoli: «Un caso grave di incompetenza e disattenzione, ora urge una politica di restauri. Ciò di­mostra quanto sia in generale peri­coloso organizzare mostre con ma­teriali lignei. Da sempre gli esperti segnalano la loro delicatezza. ma in Italia, evidentemente, sono in po­chi ad ascoltarli».
Ammette l’ingegner Luciano Mar­chetti, presidente del Comitato scientifico della mostra e vice com­missario per i Beni culturali per l’emergenza terremoto: «La Madon­na in effetti ha subito il danno, non sappiamo se durante il trasporto o l’allestimento della mostra. ....
............
Ora le opere, conclusa la mostra «bollente», sono custodite al museo di Paludi di Celano, a 60 chilometri da L’Aquila, dove Bondi ha voluto creare una sezione distac­cata dell’Istituto Centrale del Re­stauro. Quando si comincerà a lavo­rare su di loro? Risponde con inevi­tabile fatalismo Marchetti: «Quan­do disporremo dei fondi necessa­ri...»
Paolo Conti 24 settembre 2009

acqua divina







L’Healing Water Institute ha annunciato di aver appena cominciato la produzione di un documentario riguardante le proprietà vitali e alcuni degli aspetti più affascinanti dell’acqua ancora poco conosciuti. Contemporaneamente per l’Healing Water Institute, questo documentario vuole rappresentare un richiamo ad una cultura che considera l’acqua come paradigma e fonte di ispirazione da cui imparare.
Questo film e documentario vuole arrivare a tutti e raggiungere una massima diffusione possibile.

Si scateneranno guerre per l’acqua e tutte le problematiche legate proprio all’acqua sono troppo importanti per realizzare uno spettacolo teatrale (per pochi) rispetto ad un film/documentario che ha scopo appunto di arrivare a tutto il mondo.
La facilità a degradarsi e la sua “delicatezza” fanno dell’acqua una fonte di vita in constante pericolo e diminuzione, e proprio questo punto rappresenta un problema sul quale non si conferma il giusto spazio.

L’Healing Water Institute, è un’associazione no profit e sta producendo questo documentario dall’emblematico titolo “Divine Water” (Acqua divina) e lanciato il trailer qui Divine Water Film

http://vimeo.com/2460148

Dal titolo “Acqua Divina”, dove “divinare” sta per conoscere, scoprire e leggere il futuro per ispirazione divina



Prof C Giorgetti and John Wilkes in front of the Healing Water Institute centre in England

"We also act as an advocate for water, influencing public and professional awareness concerning the treatment and quality of fresh water. At the same time we supply proprietary products that increase water’s capacity to support life, helping nature and human communities.
As good quality fresh water becomes more scarce, you can imagine that an eco-technology that helps water support life better, that helps less water do more........will be viewed as very valuable. This is what FLOWFORM eco-technology and arts do, bringing together the energy of a mountain stream with the pulsing rhythm of life, helping water renew itself.
PIONEERS whose work has formed the basis of our HEALING WATER endeavour:

* Dr Rudolf Steiner 1861 - 1925
* George Adams 1894 - 1963
* John Wilkes b 1930
* Dr Rudolf Hauschka 1891-1969
* Theodor Schwenk
* Dr Ehrenfried Pfeiffer
* Drs Lily and Eugen Kolisko


23 set 2009

Eugene Tsui

Dr. Eugene Tsui, architetto, urbanista, designer industriale, artista, docente, ricercatore, inventore, musicista, atleta agonista, editore e presidente del Tsui Design and Research Inc. Presidente della Fondazione Telos, fondazione senza scopo di lucro per la divulgazione e l'insegnamento alla progettazione.
















E' forse il primo architetto e designer della storia a studiare ed analizzare profondamente il funzionamento dei fenomeni naturali attraverso un approccio interdisciplinare e olistico creandone una base per la progettazione di materiali e metodi di costruzione. I suoi progetti si espandono e si estendono al di là del paradigma "progettazione sostenibile". L'opera di Eugene Tsui ci mostra l'ineffabile e fantastica intelligenza della Natura e la possibilità di allineare il genio dell'architettura ad essa.
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Eugene Tsui, nato a Cleveland nell'Ohio, da genitori cinesi parla correntemente il mandarino e l'inglese. I suoi titoli professionali provengono dall'Università dell'Oregon, dalla Columbia University Graduate School e dalla Berkeley University dove ha ricevuto un dottorato di ricerca interdisciplinare in architettura e insegnamento. Oltre ad aver ricevuto numerose borse di studio è il più giovane membro del comitato di organizzazione delle olimpiadi estive nel 1976 mentre nel 1996, '97, '98, '99, 2000 e '02 gli è stato assegnato il premio Presidential Sports Award e 4 volte il Senior Olympics Gymnastics All-Around Champion.

http://www.genitronsviluppo.com/2008/05/02/%e2%96%ba-eugene-tsui-larchitettura-possibile-contro-lutopia-verso-la-natura-e-il-mito-lintervista-al-poliedrico-uomo-in-grado-di-superare-larchitettura-sostenibile-mens-sana-in-corpore-sa/

le alghe, queste sconosciute...

Le colture algali non competono con le colture agrarie per terreni fertili, non richiedono pesticidi e si possono realizzare su acqua di mare o su acque reflue da dove, in sinergia con i batteri associati, le microalghe prelevano i nutrienti che riciclano in biomassa dalla quale è poi possibile ottenere mangimi proteici o fertilizzanti oltre che biocombustibili.
Le colture algali consumano grandi quantità di CO2 (circa due chilogrammi di CO2 per ogni chilogrammo di biomassa algale prodotta) ed è dimostrato che possono efficientemente prelevarla dai fumi di combustione delle centrali termoelettriche.