30 dic 2009

Vitoria Gasteiz


Vitoria-Gasteiz è il capoluogo basco che ha saputo conservare meglio il proprio centro storico medievale, dichiarato complesso monumentale nel 1997. Vitoria Gasteiz ha circa 220 mila abitanti.

Su un piccolo poggio nella Llanada Alavesa esisteva un villaggio denominato Gasteiz e nel 1181 il re di Navarra Sancio VI il Saggio decise di fondarvi la città di Nuova Victoria come avamposto difensivo del suo regno. II nucleo della città medievale, formato da tre strade e dalle mura subì l'assedio del re di Castiglia che lo conquistò nel 1200.

La parte vecchia della città, conosciuta con il nome di Casco Viejo, è conservata molto bene e contiene moltissimi monumenti. In particolare: Casa del Cordon del XV, la cattedrale Gotica, la cattedrale di Santa Maria, il museo archeologico e la Torre de Doña Otxanda.

Passeggiare in queste vie del centro storico, il cui tracciato è a forma di mandorla, significa trovarsi di fronte a magnifici edifici medievali: la casa del Cordon, la torre degli Anda, il Portalòn, ecc., e rinascimentali: palazzi di Escoriaza-Esquivel, Villa Suso, Bendana, Montehermoso che conservano intatti i loro elementi architettonici e che attualmente sono destinati a vari usi: la maggior parte ospita infatti musei e centri polifunzionali municipali.

L'opera di recupero del centro storico non si è limitata solo all'aspetto architettonico: le botteghe artigiane, i negozi e i numerosi bar fanno sì che la parte vecchia sia sempre una parte viva della città. I nomi di queste vie sono legati a diverse corporazioni di arti e mestieri medievali ed indicano che il carattere dì piazzaforte stava cambiando in quello di città dedita al commercio. Con l'arricchirsi delle famiglie che possedevano le botteghe artigiane, tra le costruzioni più modeste, si cominciarono ad erigere case signorili e veri e propri palazzi.
Dopo l'incendio, la città venne ricostruita e il primo nucleo venne allargato ad est con tre nuove vie (Correrla, Herrería e Zapatería) e pochi decenni dopo se ne aggiunsero altre tre ad ovest (Cuchillería, Pintoreria e Judería).

La città ha avuto un forte sviluppo industriale soprattutto nel campo artigianale negli ultimi due secoli. Questo ha portato alla costruzione di nuovi edifici che di solito sono ben inseriti nel contesto urbano facendone sicuramente una delle città meglio amministrate di tutta l’Europa.


Nella città hanno luogo ogni anno due festival musicali di valore internazionale come il festival Jazz dal 10 al 16 luglio e l’Azkena Rock, Festival che ha luogo dalla fine di agosto ai primi di settembre.
Industria a parte Vitoria è una delle città dell’Europa con la percentuale più alta di parchi per abitanti. Ha ben 42 metri quadrati di verde per persona e anche i nuovi quartieri che hanno delle vie larghe e alberate sono immerse nel verde dei giardini.

(viaggio in Biscaglia, marzo 2007)



25 dic 2009

'o fetient'

N' aggio scaurato 'e fetient’, ma tu me jesce cu 'e piede 'a fora...


Letteralmente: ne ho bolliti di puzzoni, ma tu non entri per intero nella ipotetica pentola destinata all'uso.

Iperbolica e barocca locuzione-offesa usata nei confronti di chi si dimostri così esageratamente pezzo di m…. da eccedere i limiti di una ipotetica pentola destinata all’uso di una ancora più ipotetica bollitura!
(da Brak)


albero da tavola

22 dic 2009


http://www.facebook.com/pages/Anziani-che-guardano-i-lavori-in-corso/49363863456?v=info#/pages/Anziani-che-guardano-i-lavori-in-corso/49363863456?ref=mf

La lotta delle parole

di Angelo d’Orsi su "il Manifesto", 21 dic.

Quando il signor B divenne un attore della scena politica nazionale, una delle novità da lui portate riguardò il linguaggio; specificamente, al lessico tradizionale della politica se ne sostituì uno nuovo, che faceva un largo impiego del linguaggio sportivo: a partire dall’ormai famosa “discesa in campo”, fu tutto un ricorso alle metafore dello sport, prevalentemente ma non esclusivamente il calcio. In questo ultimo segmento dell’era berlusconiana, sta di nuovo cambiando l’universo linguistico e concettuale di riferimento. Con la confusione tra sfera pubblica e sfera privata, le parole dei sentimenti, dell’affettività, buona e cattiva, sono entrate nel lessico politico, e nelle loro varianti estreme. Come estremo è il clima politico e sociale del paese.
Uno degli argomenti forti di B. è stato “l’odio”: la sinistra ci odia, ha ripetuto a lungo; e, ora, dicono i beninformati, nel suo letto di dolore, avrebbe ripetuto, sconfortato: “ma perché mi odiano?”. Lo stesso ha usato sovente come variante dell’odio – sempre della sinistra – l’invidia. L’invidia sociale: “ci odiano, perché ci invidiano” (del resto in un libro di qualche tempo fa un commentatore ha spiegato “perché la sinistra è antipatica”, dando prova di aver adottato punti di vista e universi di riferimento del berlusconismo). Naturalmente, all’odio si contrappone l’amore. “Noi siamo il partito dell’amore”, aveva ripetuto il signor B riferendosi al suo PdL. Salvo poi dare del “coglione” a chi votava a sinistra, urlare “vergogna” come un ossesso (sembrava un imitatore del tristo figuro Sgarbi) a chi lo contestava; salvo dire che le donne di sinistra sono brutte e che i magistrati (comunisti) sono “malati di mente”; autorizzare i suoi giannizzeri a usare le parole più grevi contro gli avversari.
Si pensi a uno degli eroi emblematici di questo governo, il Brunetta: che si dimena e saltella invitando la sinistra ad “andare a morire ammazzata” o ingiuria una non meglio precisata “élite di merda”, ovviamente di sinistra; si ricordi il La Russa che urla con le vene del collo gonfie: “Devono morire”, riferendosi ai membri della Corte di Bruxelles che aveva appena sentenziato sul crocifisso; si pensi all’ultima performance parlamentare del “disonorevole” Cicchitto (definizione di Paolo Flores): un discorso carico di livore, definito “incendiario” e “irresponsabile” dallo sconcertato presidente dell’Aula. Infine, basti una scorsa alle prime pagine della coppia di quotidiani che costituiscono la voce del padrone, per rendersi conto di quale punto di abiezione si possa raggiungere. Proprio su questi giornali vedemmo la ormai ex consorte del capo, ingiuriata, denudata e additata alla pubblica ignominia; e d’altronde una tv dello stesso signor B additava al ludibrio un magistrato reo di aver emesso una sentenza scomoda per l’azienda di famiglia.
Ebbene, ecco ora il signor B, recitare la parte della vittima sacrificale dell’odio altrui, parlando ancora di “amore” . E quasi novello Ovidio sentenziare: “l'amore vince sempre...". Un’amica mi scrive indignata: “B. ci ha rubato le parole. Tutte. Le ha svuotate di senso... Ha devastato la lingua italiana”. E sempre più furiosa: “Un uomo che ha sbattuto il corpo nudo della moglie, la madre dei suoi figli, in prima pagina, non può parlare di amore. Non può usare questa parola. Questa proprio no". Ebbene, forse una volta segnalata questa ennesima manifestazione non solo delle trasformazioni delle modalità dell'azione e della propaganda politica, ma del degrado morale del paese, dovremmo riflettere alla questione linguistica. Come il Gruppo 63 aveva teorizzato la lotta contro la società borghese destrutturandone il linguaggio, oggi, forse, per ricostruire un minimo di tessuto civile per questa Italia allo sbando, si dovrà lavorare sulla ricostruzione e condivisione di un significato non reversibile delle parole.

19 dic 2009

è Natale ?


...quest'anno...mi voglio rovinare...

...non nessuno, ........non uno,
ma 2 alberi!!!!

18 dic 2009

trambabbo

.. eccolo che arriva....
..va verso la fermata..
.. che puntualità!..
...ma è proprio lui!!!!....
...riparte.....

AUGURI!!!!!!

17 dic 2009

intelligenza collettiva

"L'etica dell'intelligenza collettiva consiste appunto nel riconoscere alle persone I'insieme delle loro qualità umane e fare in modo che esse possano condividerle con altri per farne beneficiare la Comunità.
Quindi mette I'individuo al servizio della comunità - ma per fare questo bisogna permettere all'individuo di esprimersi completamente, e al tempo stesso la comunità al servizio dell'individuo - poiché ogni individuo può fare appello alle risorse intellettuali e all'insieme delle qualità umane della comunità.
A grandi linee è questa la prospettiva dell'intelligenza collettiva, a cui, beninteso, si oppongono tutti i giochi di potere, di oppressione e di dominio."
(Pierre Lévy)

arrivano gli ospiti


avvistato il nostro nuovo ospite. Come lo chiameremo?
Si accettano proposte.