Raccolta di documenti, post, articoli, note, messaggi, commenti, scambiati immediatamente prima del terremoto del 6 aprile e nei 3 mesi siccessivi....per impedire che siano inghiottiti da FaceBook....
Non è vero che la ricostruzione è a buon punto. Questa è la prima cosa che va chiarita. di Linda Santilli su Il Capoluogo, domenica 19 luglio 2009
In uno scenario surreale di devastazione che è impossibile solo immaginare stando alle immagini riportate dai tg, si è da poco concluso all’Aquila il summit dei potenti della terra. Berlusconi, come era prevedibile, ha fatto la sua bella figura, utilizzando il disastro provocato dal terremoto – luogo simbolico per eccellenza del dolore - come set spettacolare per mostrare ai suoi colleghi stranieri, e agli Italiani attaccati ai teleschermi, di quanta generosità ed efficienza è capace il suo governo, come se gran parte del lavoro per la ricostruzione fosse già concluso e la città stesse lì lì per tornare a vivere. Una falsità offensiva, oltre ogni decenza, da cui nessun abitante del posto non può non essersi sentito colpito personalmente. Non è vero che la ricostruzione è a buon punto. Questa è la prima cosa che va chiarita.
La torta dei 700 milioni di euro per la ricostruzione, unici soldi certi al momento, potrà servire a mettere in piedi solo 20 cantieri per edificare abitazioni provvisorie per un terzo di ciò che servirebbe. Siamo a metà luglio e dei 20 cantieri previsti soltanto 5 sono stati aperti. Il ritardo nell’esecuzione dei lavori è vero, strutturale, e lascia prevedere che neppure a gennaio le 12.000 persone designate agli alloggi (su un totale di circa 30.000) potranno abbandonare le tende. I restanti 30.000 sparpagliati sulla costa non si sa che fine dovranno fare e sono lì che aspettano di sapere non si sa che cosa e non si sa da chi.
Per quanto riguarda la costruzione delle nuove abitazioni siamo a questo punto. Per quanto riguarda la ricostruzione delle abitazioni lesionate o crollate è tutto fermo, il decreto non è chiaro, i soldi non ci sono e forse la città non verrà ricostruita se non chissà quando e non per gli Aquilani. La popolazione oggi è consapevole di queste poche semplici inequivocabili certezze. E gli entusiasmi iniziali di fronte alle promesse strabilianti di Berlusconi e del presidente della Regione signor Chiodi sono svaniti definitivamente.
All’Aquila si vive tra le macerie, quelle vecchie dei palazzi crollati, e quelle nuove, di altrettanta pesantezza, che stanno chiudendo in modo drammatico lo spiraglio alla speranza di un futuro possibile in tempi umani. Le case si sono sgretolate e il tessuto economico sociale pure. E’ questo il vero dramma.
Nel cumulo delle ultime macerie c’è la perdita vertiginosa dei posti di lavoro. …… le imprese più significative dal 6 aprile non hanno ripreso le loro attività ed hanno chiuso o stanno per chiudere i battenti: la Trascom (370 licenziamenti), la Tils (74 licenziamenti), la Abruzzo Engineering (170 cassa integrazioni), la Coop (90 licenziamenti), per non parlare delle cooperative sociali ormai senza risorse.
Per non parlare dei lavoratori con partita iva che ancora sono in attesa delle tre mensilità di 800 euro promesse….
Nel cumulo delle macerie c’è anche l’inadeguatezza della classe dirigente locale per affrontare una situazione tanto complessa e drammatica, che richiederebbe pratiche e modalità dell’agire politico per cui l’orizzonte non sia quello del piccolo orticello da salvaguardare o cordate politiche da sostenere, ma sia l’interesse generale della collettività. L’amministrazione comunale invece appare molto lenta, indecisa, intenta a difendere interessi di parte, in una logica che poco aiuta e che oggi non ci si può più permettere.
La stessa probabilmente che ha portato la giunta comunale a scavalcare il consiglio – in nome dell’urgenza e dell’emergenza - e deliberare la somma di 50 milioni di euro per lo “smaltimento delle macerie” da affidare, senza neppure una gara di appalto, ad una società fantasma.
“Emergenza” non può essere la parolina magica per legittimare ciò che prima non era possibile legittimare, con il rischio di immettere una deregolamentazione a 360° nei luoghi decisionali, in tutti gli ambiti della vita pubblica, nelle modalità di concedere licenze edili ai costruttori, di stabilire le regole della ricostruzione affinchè non produca la depauperazione definitiva del territorio come se fosse una giungla in cui vince chi ha più potere, più agganci, più soldi.È vero che siamo in emergenza, ma quella vera viene trascurata e ci parla di licenziamenti, di nuove drammatiche povertà diffuse, di morti sul lavoro. Già alcuni lavoratori sono morti, altri sono feriti: chi vigilerà perché ci sia una rigida applicazione delle normative sulla sicurezza? E’ possibile sperare che l’emergenza richiamata più volte dai politici di tutti gli schieramenti non serva per giustificare il proprio operato e non passi sulla pelle dei lavoratori attraverso appalti e sub appalti dati in modo poco chiaro? E’ possibile bloccare la speculazione sugli affitti che nell’ultimo mese sono raddoppiati e costringere invece i costruttori – gli unici che forse si arricchiranno nel deserto - a mettere a disposizione gli immobili agibili a prezzi calmierati?
………………….
Se la politica scompare, come è scomparsa di fronte al disastro, non ci sarà nessuna risposta per il futuro.
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chi è il padrone della caserma? da "la Repubblica" di venerdì 3 luglio 2009
L`edificio venduto dal governo cinque anni fa con un`operazione di cartolarizzazione.
Coppito, la caserma che ospiterà i leader del G8 è delle banche e Lehman Brothers ospiterà Obama: è di proprietà di Investire Immobiliare Sgr spa, (gruppo bancario Finnat), Banca Imi spa, Barclays Capital. Tra i proprietari anche Royal Bank of Scotland Plc e LehmanBrothers intemational (Europe).
Questi istituti finanziari hanno le chiavi della sede istituzionale del vertice mondiale.Per questo, da due mesi, partecipano - assieme alla protezione civile, alla presidenza del consiglio dei ministri, alla guardia di finanza, all`agenzia del demanio e alla prefettura dell`Aquila - alle riunioni operative per organizzare l’evento, con un loro delegato.
Già, perché la scuola sottufficiali "Vincenzo Giudice", in via delle Fiamme Gialle all`Aquila, non è più un bene dello Stato. Non lo è più dal 2004, da quando l`allora ministro delle Finanze, Domenico Siniscalco - governo Berlusconi - decise di vendere 396 beni immobili di proprietà pubblica ad un fondo immobiliare (Fip) - appositamente costituito - per fare cassa e ottenere 4 miliardi di euro. Fu un pool di banche a pagare e a sostenere l`iniziativa, cartolarízzando i beni che entro i prossimi nove anni saranno venduti a nuovi acquirenti.
La caserma è stata ristrutturata adesso con i lavori di adeguamento "in emergenza" commissionati dalla Protezione Civile per ospitare il vertice.
La cittadella militare, infatti, è al centro di investimenti per diversi milioni di euro. Forse dieci, secondo alcune indiscrezioni.
Non solo: ogni anno lo Stato versa nelle casse del fondo immobiliare bancario oltre 13 milioni di euro, come canone d`affitto per continuare a mantenere apertala scuola sottufficiali.
……..
I lussuosi mobili che arrederanno le stanze dei leader andranno poi all'asta, per aiutare i terremotati.
Terminato il summit, duemila sfollati dell`Aquila saranno ospitati in caserma per alcuni mesi.
……………….
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L'Aquila 12 luglio Adriano lunedì 13 luglio 2009
Qualche amico/a dei miei, è un po' deluso perchè questa volta, di ritorno dalla città, non ho scritto uno dei miei soliti pezzetti di commento. Ho messo dei commenti solo alle foto che ho scattato. Un po' dicono e un po' no, della situazione e delle impressioni che ne ho tratto.
"......ciascuno di noi fa quello che può, quando può. Di fronte alle persone, che hanno perso tanta parte della loro esistenza, quelli come me, fortunati spettatori, possono solamente ritrarsi con rispetto, cercando di lenire il loro senso di colpa e di impotenza, di fronte a tale immane tragedia.
L'unico modo che abbiamo, abbiamo convenuto questa mattina con Massimo (che pure è lui stesso duramente colpito negli affetti e nei beni famigliari), è quello di far sì che nessuno, al di fuori della realtà aquilana, possa dire di non aver saputo.Personalmente, ogni volta che vado all'Aquila, me ne allontano col proposito di non rimetterci più piede; ma poi, inevitabilmente, la mia testa torna là, e mi rimetto a scavare tra notizie, testimonianze, immagini, contatti; con la stessa rabbia con cui, se fossi stato un giovane e fortunato sopravvissuto, probabilmente avrei scavato tra le pietre; col proposito di trarre da questo marasma di parole e di cose, un senso compiuto, qualcosa che, seppur in misura infima, possa servire alla causa della città e dei suoi abitanti.
In tal senso, probabilmente e con una qualche speranza di riuscita, forse riusciremo a formare un contributo collettivo.
…………
In uno scenario surreale di devastazione che è impossibile solo immaginare stando alle immagini riportate dai tg, si è da poco concluso all’Aquila il summit dei potenti della terra. Berlusconi, come era prevedibile, ha fatto la sua bella figura, utilizzando il disastro provocato dal terremoto – luogo simbolico per eccellenza del dolore - come set spettacolare per mostrare ai suoi colleghi stranieri, e agli Italiani attaccati ai teleschermi, di quanta generosità ed efficienza è capace il suo governo, come se gran parte del lavoro per la ricostruzione fosse già concluso e la città stesse lì lì per tornare a vivere. Una falsità offensiva, oltre ogni decenza, da cui nessun abitante del posto non può non essersi sentito colpito personalmente. Non è vero che la ricostruzione è a buon punto. Questa è la prima cosa che va chiarita.
La torta dei 700 milioni di euro per la ricostruzione, unici soldi certi al momento, potrà servire a mettere in piedi solo 20 cantieri per edificare abitazioni provvisorie per un terzo di ciò che servirebbe. Siamo a metà luglio e dei 20 cantieri previsti soltanto 5 sono stati aperti. Il ritardo nell’esecuzione dei lavori è vero, strutturale, e lascia prevedere che neppure a gennaio le 12.000 persone designate agli alloggi (su un totale di circa 30.000) potranno abbandonare le tende. I restanti 30.000 sparpagliati sulla costa non si sa che fine dovranno fare e sono lì che aspettano di sapere non si sa che cosa e non si sa da chi.
Per quanto riguarda la costruzione delle nuove abitazioni siamo a questo punto. Per quanto riguarda la ricostruzione delle abitazioni lesionate o crollate è tutto fermo, il decreto non è chiaro, i soldi non ci sono e forse la città non verrà ricostruita se non chissà quando e non per gli Aquilani. La popolazione oggi è consapevole di queste poche semplici inequivocabili certezze. E gli entusiasmi iniziali di fronte alle promesse strabilianti di Berlusconi e del presidente della Regione signor Chiodi sono svaniti definitivamente.
All’Aquila si vive tra le macerie, quelle vecchie dei palazzi crollati, e quelle nuove, di altrettanta pesantezza, che stanno chiudendo in modo drammatico lo spiraglio alla speranza di un futuro possibile in tempi umani. Le case si sono sgretolate e il tessuto economico sociale pure. E’ questo il vero dramma.
Nel cumulo delle ultime macerie c’è la perdita vertiginosa dei posti di lavoro. …… le imprese più significative dal 6 aprile non hanno ripreso le loro attività ed hanno chiuso o stanno per chiudere i battenti: la Trascom (370 licenziamenti), la Tils (74 licenziamenti), la Abruzzo Engineering (170 cassa integrazioni), la Coop (90 licenziamenti), per non parlare delle cooperative sociali ormai senza risorse.
Per non parlare dei lavoratori con partita iva che ancora sono in attesa delle tre mensilità di 800 euro promesse….
Nel cumulo delle macerie c’è anche l’inadeguatezza della classe dirigente locale per affrontare una situazione tanto complessa e drammatica, che richiederebbe pratiche e modalità dell’agire politico per cui l’orizzonte non sia quello del piccolo orticello da salvaguardare o cordate politiche da sostenere, ma sia l’interesse generale della collettività. L’amministrazione comunale invece appare molto lenta, indecisa, intenta a difendere interessi di parte, in una logica che poco aiuta e che oggi non ci si può più permettere.
La stessa probabilmente che ha portato la giunta comunale a scavalcare il consiglio – in nome dell’urgenza e dell’emergenza - e deliberare la somma di 50 milioni di euro per lo “smaltimento delle macerie” da affidare, senza neppure una gara di appalto, ad una società fantasma.
“Emergenza” non può essere la parolina magica per legittimare ciò che prima non era possibile legittimare, con il rischio di immettere una deregolamentazione a 360° nei luoghi decisionali, in tutti gli ambiti della vita pubblica, nelle modalità di concedere licenze edili ai costruttori, di stabilire le regole della ricostruzione affinchè non produca la depauperazione definitiva del territorio come se fosse una giungla in cui vince chi ha più potere, più agganci, più soldi.È vero che siamo in emergenza, ma quella vera viene trascurata e ci parla di licenziamenti, di nuove drammatiche povertà diffuse, di morti sul lavoro. Già alcuni lavoratori sono morti, altri sono feriti: chi vigilerà perché ci sia una rigida applicazione delle normative sulla sicurezza? E’ possibile sperare che l’emergenza richiamata più volte dai politici di tutti gli schieramenti non serva per giustificare il proprio operato e non passi sulla pelle dei lavoratori attraverso appalti e sub appalti dati in modo poco chiaro? E’ possibile bloccare la speculazione sugli affitti che nell’ultimo mese sono raddoppiati e costringere invece i costruttori – gli unici che forse si arricchiranno nel deserto - a mettere a disposizione gli immobili agibili a prezzi calmierati?
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Se la politica scompare, come è scomparsa di fronte al disastro, non ci sarà nessuna risposta per il futuro.
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chi è il padrone della caserma? da "la Repubblica" di venerdì 3 luglio 2009
L`edificio venduto dal governo cinque anni fa con un`operazione di cartolarizzazione.
Coppito, la caserma che ospiterà i leader del G8 è delle banche e Lehman Brothers ospiterà Obama: è di proprietà di Investire Immobiliare Sgr spa, (gruppo bancario Finnat), Banca Imi spa, Barclays Capital. Tra i proprietari anche Royal Bank of Scotland Plc e LehmanBrothers intemational (Europe).
Questi istituti finanziari hanno le chiavi della sede istituzionale del vertice mondiale.Per questo, da due mesi, partecipano - assieme alla protezione civile, alla presidenza del consiglio dei ministri, alla guardia di finanza, all`agenzia del demanio e alla prefettura dell`Aquila - alle riunioni operative per organizzare l’evento, con un loro delegato.
Già, perché la scuola sottufficiali "Vincenzo Giudice", in via delle Fiamme Gialle all`Aquila, non è più un bene dello Stato. Non lo è più dal 2004, da quando l`allora ministro delle Finanze, Domenico Siniscalco - governo Berlusconi - decise di vendere 396 beni immobili di proprietà pubblica ad un fondo immobiliare (Fip) - appositamente costituito - per fare cassa e ottenere 4 miliardi di euro. Fu un pool di banche a pagare e a sostenere l`iniziativa, cartolarízzando i beni che entro i prossimi nove anni saranno venduti a nuovi acquirenti.
La caserma è stata ristrutturata adesso con i lavori di adeguamento "in emergenza" commissionati dalla Protezione Civile per ospitare il vertice.
La cittadella militare, infatti, è al centro di investimenti per diversi milioni di euro. Forse dieci, secondo alcune indiscrezioni.
Non solo: ogni anno lo Stato versa nelle casse del fondo immobiliare bancario oltre 13 milioni di euro, come canone d`affitto per continuare a mantenere apertala scuola sottufficiali.
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I lussuosi mobili che arrederanno le stanze dei leader andranno poi all'asta, per aiutare i terremotati.
Terminato il summit, duemila sfollati dell`Aquila saranno ospitati in caserma per alcuni mesi.
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L'Aquila 12 luglio Adriano lunedì 13 luglio 2009
Qualche amico/a dei miei, è un po' deluso perchè questa volta, di ritorno dalla città, non ho scritto uno dei miei soliti pezzetti di commento. Ho messo dei commenti solo alle foto che ho scattato. Un po' dicono e un po' no, della situazione e delle impressioni che ne ho tratto.
"......ciascuno di noi fa quello che può, quando può. Di fronte alle persone, che hanno perso tanta parte della loro esistenza, quelli come me, fortunati spettatori, possono solamente ritrarsi con rispetto, cercando di lenire il loro senso di colpa e di impotenza, di fronte a tale immane tragedia.
L'unico modo che abbiamo, abbiamo convenuto questa mattina con Massimo (che pure è lui stesso duramente colpito negli affetti e nei beni famigliari), è quello di far sì che nessuno, al di fuori della realtà aquilana, possa dire di non aver saputo.Personalmente, ogni volta che vado all'Aquila, me ne allontano col proposito di non rimetterci più piede; ma poi, inevitabilmente, la mia testa torna là, e mi rimetto a scavare tra notizie, testimonianze, immagini, contatti; con la stessa rabbia con cui, se fossi stato un giovane e fortunato sopravvissuto, probabilmente avrei scavato tra le pietre; col proposito di trarre da questo marasma di parole e di cose, un senso compiuto, qualcosa che, seppur in misura infima, possa servire alla causa della città e dei suoi abitanti.
In tal senso, probabilmente e con una qualche speranza di riuscita, forse riusciremo a formare un contributo collettivo.
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Mentre eravamo sotto la tenda degli scout di Coppito dove ci ha sorpreso la scossa, parlavamo della esigenza immediata di reperire "accappatoi", (una esigenza ridicola per noi cittadini), di cui si manifestava in quel momento la mancanza. E’ stato sufficiente per Massimo digitare questa richiesta sul suo palmare, perchè, nel giro di qualche minuto, da FaceBook gli giungesse una disponibilità a soddisfare la richiesta. Questa piccola cosa, questo modesto risultato, è bastato a consolarci della opprimente sensazione di impotenza provocataci dal sentire sotto i nostri piedi il tremore della terra.Mentre una signora ospite della tendopoli, ancora tremante di paura e desolazione, ci DOVEVA raccontare come la sua macchina da cucire fosse stata sballottata di qua e di là, un altro anziano signore, passandole accanto, le ha detto, rabbioso e rassegnato, "certo che l'ho sentita, tanto, ormai...."Per noi e per costoro dobbiamo testardamente resistere...
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Tre mesi dal terremoto dell'Aquila di E.Centofanti giovedì 9 luglio 2009
Nei primi giorni dopo il 6 Aprile, quanti mi telefonavano, dall’Italia e dall’estero, esordivano angosciati e chiudevano rallegrati. Successivamente, la sequenza delle tonalità delle conversazioni s’è rovesciata. Nei primi giorni, angosciati dall’eventualità di incontrare brutte notizie o addirittura il silenzio imposto dalla morte, finivano col rallegrarsi che io e i miei cari almeno la vita e l’integrità corporale le avessimo salve.
Da un certo momento in avanti, hanno preso a telefonare per rallegrarsi di tutte le magnifiche notizie circolanti nel vasto mondo: l’emergenza è finita, la maggior parte delle case è abitabile, un fiume di denaro scorre nelle tasche degli aquilani, il centro storico è stato riaperto, la costruzione delle case per i senzatetto è cominciata, il G8 schiude nuovi orizzonti di gloria e prosperità radunando all’Aquila i capi dei Paesi più ricchi del mondo, etc. Per i miei interlocutori, i rallegramenti di queste telefonate finiscono con il naufragare nell’angoscioso dubbio del chi stia esagerando: se io, con i miei disilludenti retroscena, oppure governanti e mass-media, con i loro zuccherosi fuochi d’artificio. All’Aquila, il centro commerciale più importante è l’Aquilone. È stato il primo a riaprire, dopo il terremoto del 6 Aprile. Però, i visitatori potevano lasciare in sosta le automobili solo nei piazzali all’aperto. Il non meno vasto parcheggio sotterraneo era interdetto, per motivi di sicurezza.
Cioè, le autorità evidenziavano il rischio che, in ragione del perdurare delle scosse sismiche, si potessero determinare pericoli per le persone e le automobili. Adesso che c’è il G8, questo rischio non c’è più. Adesso, le migliaia di aquilani che quotidianamente all’Aquilone vanno a far compere o a divagarsi “devono” parcheggiare solo e soltanto nei sotterranei, perché adesso l’interdizione riguarda i piazzali soprastanti. Sempre per motivi di sicurezza, ma questa volta perché dalle automobili parcheggiate su quei piazzali parrebbe possibile disturbare, aggredire, offendere o fare qualsiasi altra cosa contro l’area (per altro assai distante) in cui è ubicata la sede del G8.
La protettiva avvedutezza delle autorità, adesso, è evaporata sotto la calda carezza solare del G8. Eppure, nei novanta giorni trascorsi dal 6 Aprile, la terra s’è mossa sotto i piedi degli aquilani più di trentaduemila volte, delle quali sedici con magnitudo superiore al 4° grado della Scala Richter. Se è vero che 2 più 2 fa 4, adesso che c’è il G8 la quotazione della vita di quei quattro fessi di aquilani aggirantisi nei sotterranei dell’Aquilone è platealmente sprofondata nel nulla. Invece, come da annuncio di Palazzo Chigi, se sopraggiungesse un ulteriore 4° grado Richter, “tutti a casa”, il G8 finisce lì oppure nemmeno comincia. Nella faraonica scuola della Guardia di Finanza riconvertita in sede del G8, in aggiunta ai 3.000 posti-letto lusso e super-lusso approntati per i capi di stato e di governo e i rispettivi seguiti, sono state allestite “tende presidenziali” per l’eventuale attesa tra “la” scossa allarmante e l’imbarco sugli elicotteri permanentemente pronti all’immediata “evacuazione” dei capi di stato e di governo. Invece, gli aquilani restano dove stanno. Se arriva un altro 4° grado, o un altro 5° o un altro 6° o magari un qualcosa di ancor di più, per loro niente elicotteri e niente di niente. Loro, gli aquilani, sono “carne da macello”, mica capi di stato e di governo. Il G8 traslocato dalla Sardegna è stato vantato come fonte di benefici stellari per gli aquilani.
Ovviamente, nessuno ci ha mai creduto e fatto affidamento, a parte quelli che amano lasciarsi raggirare da qualsiasi ciarlatano o commesso viaggiatore. Tra l’altro, la scuola della Guardia di Finanza non appartiene allo Stato, perché il governo Berlusconi-Tremonti, nel 2004, l’ha ceduta a un pool internazionale di banche e società finanziarie. Lo Stato è solo un inquilino, che ogni anno paga un canone di 13 milioni di euro.
La spesa dello Stato per le ristrutturazioni effettuate in funzione dei 3 giorni del G8 si vocifera ascenda a 10 milioni di euro. Soldi buttati al vento, se dopo si torna all’addestramento di ispettori e sovrintendenti, oppure soldi regalati ai veri proprietari del sito, se dopo il G8 la Guardia di Finanza smobilita, come qualche maldicente va raccontando?
In meno di 4 settimane, è stata inventata e costruita una superstrada di quasi tre km, funzionale alle sole esigenze del G8 e costata quasi 4 milioni di euro. Altrove, interventi urgenti e importantissimi, comportanti costi di quattro soldi, nemmeno vengono presi in considerazione:
la strada statale che collega le frazioni aquilane di Assergi e Camarda e quella che collega gli abitati di Calascio e Santo Stefano di Sessanio sono chiuse dal 6 Aprile, per via del terremoto che ha danneggiato poche centinaia di metri di entrambi i tracciati. A nessuno importa che quelle strade siano di vitale importanza per i residenti e essenziali per la ripresa di tutte le attività economiche, a cominciare dal turismo.
Gli aquilani sono “carne da macello”: si accontentino di villeggiare nelle tendopoli oppure negli alberghi in riva al mare e successivamente si rassegnino a sopravvivere in mezzo alle macerie e a campare di sussidi e carità. Lungo i percorsi previsti per le delegazioni del G8, si rifanno manti stradali, si tosano i prati, si infiorano le aiuole, si lustra e s’imbrillanta senza risparmio. Nella scuola della Guardia di Finanza, scialano alla grande gli scenografi e i designers della squadra governativa già virtuosamente sperimentata in quei santuari del pessimo gusto che sono la sala-stampa di Palazzo Chigi e, a suo tempo, l’aula del vertice Nato di Pratica di Mare.
A edificazione dei Grandi della Terra, c’è pure una mostra di rarità artistico-culturali, assemblata con i criteri d’una bottega di rigattiere analfabeta e comprendente anche quello straordinario unicum che è il delicatissimo “Guerriero di Capestrano” del VI sec. a. C., strappato dall’Archeologico Nazionale di Chieti nonostante il fermissimo parere contrario dei tecnici dello Stato. Nel cuore della città morta, invece, messi in bella vista a favore di telecamere un po’ di rabberciamenti di chiese e palazzi, non si sgombrano le strade allagate di macerie, non si recuperano e non si catalogano le decorazioni lapidee crollate, non si mettono in sicurezza le migliaia di edifici storici danneggiati, non si lavora al salvataggio di biblioteche, archivi e collezioni, non si prepara il futuro recupero strutturale e funzionale della città nel suo insieme.
……..
A oggi, 23.000 persone vivono nelle tendopoli, 21.000 negli alberghi sulla costa e 10.000 in sistemazioni autonomamente reperite. Nei 20 quartieri-dormitorio, di cui è stata parzialmente avviata l’edificazione nelle campagne circostanti, dovrebbero trovare sistemazione, “prima dell’inverno”, 15.000 persone.
Che fine faranno le rimanenti 39.000, tenendo conto che le ottimistiche stime ufficiali classificano inagibile il 40% degli edifici delle periferie e si guardano bene dal rivelare la terrificante percentuale delle inagibilità nel centro storico? ……
il territorio s’imbarbarisce sotto la grandine delle casette di legno o di ferro che nessuna previdente regolamentazione incanala nell’alveo dell’armonia tra interesse pubblico e interessi privati; la grande speculazione edilizia e fondiaria sta già alacremente lucidando i suoi artigli; chi riusciva a malapena a cavarsela, dopo il terremoto incontrerà difficoltà enormemente più gravi; chi era ricco, farà soldi a palate; lo Stato finge di esserci e dopo la vetrina del G8 nemmeno farà più finta.
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Tre mesi dal terremoto dell'Aquila di E.Centofanti giovedì 9 luglio 2009
Nei primi giorni dopo il 6 Aprile, quanti mi telefonavano, dall’Italia e dall’estero, esordivano angosciati e chiudevano rallegrati. Successivamente, la sequenza delle tonalità delle conversazioni s’è rovesciata. Nei primi giorni, angosciati dall’eventualità di incontrare brutte notizie o addirittura il silenzio imposto dalla morte, finivano col rallegrarsi che io e i miei cari almeno la vita e l’integrità corporale le avessimo salve.
Da un certo momento in avanti, hanno preso a telefonare per rallegrarsi di tutte le magnifiche notizie circolanti nel vasto mondo: l’emergenza è finita, la maggior parte delle case è abitabile, un fiume di denaro scorre nelle tasche degli aquilani, il centro storico è stato riaperto, la costruzione delle case per i senzatetto è cominciata, il G8 schiude nuovi orizzonti di gloria e prosperità radunando all’Aquila i capi dei Paesi più ricchi del mondo, etc. Per i miei interlocutori, i rallegramenti di queste telefonate finiscono con il naufragare nell’angoscioso dubbio del chi stia esagerando: se io, con i miei disilludenti retroscena, oppure governanti e mass-media, con i loro zuccherosi fuochi d’artificio. All’Aquila, il centro commerciale più importante è l’Aquilone. È stato il primo a riaprire, dopo il terremoto del 6 Aprile. Però, i visitatori potevano lasciare in sosta le automobili solo nei piazzali all’aperto. Il non meno vasto parcheggio sotterraneo era interdetto, per motivi di sicurezza.
Cioè, le autorità evidenziavano il rischio che, in ragione del perdurare delle scosse sismiche, si potessero determinare pericoli per le persone e le automobili. Adesso che c’è il G8, questo rischio non c’è più. Adesso, le migliaia di aquilani che quotidianamente all’Aquilone vanno a far compere o a divagarsi “devono” parcheggiare solo e soltanto nei sotterranei, perché adesso l’interdizione riguarda i piazzali soprastanti. Sempre per motivi di sicurezza, ma questa volta perché dalle automobili parcheggiate su quei piazzali parrebbe possibile disturbare, aggredire, offendere o fare qualsiasi altra cosa contro l’area (per altro assai distante) in cui è ubicata la sede del G8.
La protettiva avvedutezza delle autorità, adesso, è evaporata sotto la calda carezza solare del G8. Eppure, nei novanta giorni trascorsi dal 6 Aprile, la terra s’è mossa sotto i piedi degli aquilani più di trentaduemila volte, delle quali sedici con magnitudo superiore al 4° grado della Scala Richter. Se è vero che 2 più 2 fa 4, adesso che c’è il G8 la quotazione della vita di quei quattro fessi di aquilani aggirantisi nei sotterranei dell’Aquilone è platealmente sprofondata nel nulla. Invece, come da annuncio di Palazzo Chigi, se sopraggiungesse un ulteriore 4° grado Richter, “tutti a casa”, il G8 finisce lì oppure nemmeno comincia. Nella faraonica scuola della Guardia di Finanza riconvertita in sede del G8, in aggiunta ai 3.000 posti-letto lusso e super-lusso approntati per i capi di stato e di governo e i rispettivi seguiti, sono state allestite “tende presidenziali” per l’eventuale attesa tra “la” scossa allarmante e l’imbarco sugli elicotteri permanentemente pronti all’immediata “evacuazione” dei capi di stato e di governo. Invece, gli aquilani restano dove stanno. Se arriva un altro 4° grado, o un altro 5° o un altro 6° o magari un qualcosa di ancor di più, per loro niente elicotteri e niente di niente. Loro, gli aquilani, sono “carne da macello”, mica capi di stato e di governo. Il G8 traslocato dalla Sardegna è stato vantato come fonte di benefici stellari per gli aquilani.
Ovviamente, nessuno ci ha mai creduto e fatto affidamento, a parte quelli che amano lasciarsi raggirare da qualsiasi ciarlatano o commesso viaggiatore. Tra l’altro, la scuola della Guardia di Finanza non appartiene allo Stato, perché il governo Berlusconi-Tremonti, nel 2004, l’ha ceduta a un pool internazionale di banche e società finanziarie. Lo Stato è solo un inquilino, che ogni anno paga un canone di 13 milioni di euro.
La spesa dello Stato per le ristrutturazioni effettuate in funzione dei 3 giorni del G8 si vocifera ascenda a 10 milioni di euro. Soldi buttati al vento, se dopo si torna all’addestramento di ispettori e sovrintendenti, oppure soldi regalati ai veri proprietari del sito, se dopo il G8 la Guardia di Finanza smobilita, come qualche maldicente va raccontando?
In meno di 4 settimane, è stata inventata e costruita una superstrada di quasi tre km, funzionale alle sole esigenze del G8 e costata quasi 4 milioni di euro. Altrove, interventi urgenti e importantissimi, comportanti costi di quattro soldi, nemmeno vengono presi in considerazione:
la strada statale che collega le frazioni aquilane di Assergi e Camarda e quella che collega gli abitati di Calascio e Santo Stefano di Sessanio sono chiuse dal 6 Aprile, per via del terremoto che ha danneggiato poche centinaia di metri di entrambi i tracciati. A nessuno importa che quelle strade siano di vitale importanza per i residenti e essenziali per la ripresa di tutte le attività economiche, a cominciare dal turismo.
Gli aquilani sono “carne da macello”: si accontentino di villeggiare nelle tendopoli oppure negli alberghi in riva al mare e successivamente si rassegnino a sopravvivere in mezzo alle macerie e a campare di sussidi e carità. Lungo i percorsi previsti per le delegazioni del G8, si rifanno manti stradali, si tosano i prati, si infiorano le aiuole, si lustra e s’imbrillanta senza risparmio. Nella scuola della Guardia di Finanza, scialano alla grande gli scenografi e i designers della squadra governativa già virtuosamente sperimentata in quei santuari del pessimo gusto che sono la sala-stampa di Palazzo Chigi e, a suo tempo, l’aula del vertice Nato di Pratica di Mare.
A edificazione dei Grandi della Terra, c’è pure una mostra di rarità artistico-culturali, assemblata con i criteri d’una bottega di rigattiere analfabeta e comprendente anche quello straordinario unicum che è il delicatissimo “Guerriero di Capestrano” del VI sec. a. C., strappato dall’Archeologico Nazionale di Chieti nonostante il fermissimo parere contrario dei tecnici dello Stato. Nel cuore della città morta, invece, messi in bella vista a favore di telecamere un po’ di rabberciamenti di chiese e palazzi, non si sgombrano le strade allagate di macerie, non si recuperano e non si catalogano le decorazioni lapidee crollate, non si mettono in sicurezza le migliaia di edifici storici danneggiati, non si lavora al salvataggio di biblioteche, archivi e collezioni, non si prepara il futuro recupero strutturale e funzionale della città nel suo insieme.
……..
A oggi, 23.000 persone vivono nelle tendopoli, 21.000 negli alberghi sulla costa e 10.000 in sistemazioni autonomamente reperite. Nei 20 quartieri-dormitorio, di cui è stata parzialmente avviata l’edificazione nelle campagne circostanti, dovrebbero trovare sistemazione, “prima dell’inverno”, 15.000 persone.
Che fine faranno le rimanenti 39.000, tenendo conto che le ottimistiche stime ufficiali classificano inagibile il 40% degli edifici delle periferie e si guardano bene dal rivelare la terrificante percentuale delle inagibilità nel centro storico? ……
il territorio s’imbarbarisce sotto la grandine delle casette di legno o di ferro che nessuna previdente regolamentazione incanala nell’alveo dell’armonia tra interesse pubblico e interessi privati; la grande speculazione edilizia e fondiaria sta già alacremente lucidando i suoi artigli; chi riusciva a malapena a cavarsela, dopo il terremoto incontrerà difficoltà enormemente più gravi; chi era ricco, farà soldi a palate; lo Stato finge di esserci e dopo la vetrina del G8 nemmeno farà più finta.
………..
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...e, per finire la prima giornata.... da Articolo21.info mercoledì 8 luglio 2009
«Dopo aver descritto il guardaroba delle first lady, ricordatevi di quelle cinquantamila persone che non hanno più un guardaroba»
di Pino Finocchiaro
intervista a Stefania Pezzopane, presidente della Provincia dell’Aquila, ha scelto il sito di articolo 21, www.articolo21.info, per lanciare il suo appello ai giornalisti accreditati per il G8 dell’Aquila
«Vorrei lanciare un appello. Accorato. Un appello ai giornalisti che seguono i lavori del G8. Seguite e descrivete le griffe delle first lady. Descrivete quale delle first lady è meglio abbigliata. Ma seguite anche quello che accade attorno al G8. Come dire, la gente nelle tende, qual è la rabbia, quali sono le paure delle persone. Perché così si potrebbe fare un raffronto. Magari sperare che i grandi del mondo si preoccupino anche di chi è al di là del muro della zona rossa dove la gente patisce da mesi gli effetti di una calamità naturale… Anche perché se ne prevedono altre… Descrivete pure il guardaroba delle first-lady che saranno certamente elegantissime, ma considerate che cinquantamila persone non hanno più un guardaroba».
Come dire, non siete su un set. Venite con me oltre la zona rossa e vi mostrerò le paure vere, le ansie autentiche di un popolo di cinquantamila sfollati che rischiano di passare dalle tende alla deportazione negli alberghi sulla costa. Venite e vi farò vedere l’Aquila celebrata da Hemingway che rischia di diventare una città morta con i suoi settantamila abitanti ridotti a poche migliaia. Venite e vi mostrerò la dignità di chi vive nelle tende pur di scorgere ancora le rovine della casa dove è nato.
Molti i giornalisti. Per quelli accreditati ci sono spazi riservati (durante il G8).
Chi non è accreditato, può muoversi al di fuori della zona rossa. La zona rossa comprende la Guardia di Finanza, l’aeroporto e le vie d’accesso alla caserma della Finanza. Un sistema di vie molto complesso. Per le altre aree e per i campi non credo che ci siano nuove disposizioni oltre a quelle già abbastanza rigide che già ci sono. Sono restrizioni severe. Una condizione che ho già denunciato da tempo, diverse volte. Ho denunciato episodi come l’aver fatto posare la macchina fotografica».
Ecco, l’impressione che in queste circostanze siano graditi soltanto giornalisti embedded, talvolta tallonati dalle forze dell’ordine…
………….
Per quel che riguarda la ricostruzione. Su come procede la ricostruzione.
«Ci sono luci e ombre. Ci sono molti giornalisti e qualche testata che han cercato di fare il proprio lavoro ricercando la verità. Ci sono molti che hanno occultato la verità scientificamente. Tant’è che oggi in molte parti d’Italia, ed era questo l’obiettivo che si voleva perseguire, si pensa che gran parte dei nostri problemi siano risolti. Per cui se è bene far conoscere le buone notizie è bene far sapere che quelle notizie sono circoscritte a determinati ambiti. Per esempio, quando si è evidenziato in qualche maniera la riapertura di una scuola, vien fatto intuire che tutti i problemi della scuola siano risolti. Invece, siamo alle prese con un’organizzazione dell’anno scolastico molto complessa che avverrà in parte nelle scuole su cui stiamo mettendo le mani adesso, in questi giorni, perché in questi giorni sono arrivati i soldi. In parte saranno strutture prefabbricate».
«Il silenzio serve ad evidenziare un ruolo taumaturgico del governo. Che… magari ci fosse… purtroppo non c’è. Serve a occultare le voci che invece tendono a evidenziare gli aspetti critici. C’è una vera e propria rimozione delle criticità. Una necessità. Il governo, il presidente del Consiglio, hanno voluto identificare la propria immagine col terremoto. Identificando la propria immagine col terremoto è evidente che il terremoto sia un fenomeno di successo.
………..
Vogliamo parlare dei grandi problemi? Il lavoro. Ci sono aziende che stanno chiudendo e che non vengono nemmeno ricevute al ministero delle Attività produttive. E’ chiaro che far apparire che il governo ha risolto il problema del terremoto in Abruzzo è una necessità del governo. La necessità nostra, invece, sarebbe di risolvere davvero i nostri problemi. E non far apparire che siano stati risolti».Presidente Pezzopane. C’è un’asticella, un limite posto personalmente dal premier. Entro settembre nessuno più nelle tende. Tutti dovrebbero avere un alloggio. Insomma, mancano due mesi. Parliamo di cinquantamila sfollati. E’ possibile che entro settembre vengano raccolte e messe a terra tutte le tende?«L’affermazione del premier, ‘tutti gli sfollati fuori dalle tende’ potrebbe essere raggiunta attraverso la deportazione, ennesima, di migliaia di sfollati.
E’ evidente, infatti, che il cronoprogramma di realizzazione delle famose case ha dei tempi tecnici che non permetteranno purtroppo che le case a settembre vengano consegnate a tutti. Probabilmente, a settembre verranno consegnate ad alcune centinaia, forse qualche migliaio di persone. E’ impossibile, proprio sulla base dei cronoprogrammi della Protezione Civile. Ho la sensazione che si possa pensare – un folle pensiero – che magari le persone che si trovano in tenda vengano portate in albergo…».
Questo farebbe dell’Aquila una città morta…
«Farebbe dell’Aquila una città morta. Qualche migliaio di persone. Passare da settantamila persone a qualche decina di migliaia… potrebbe significare veramente la morte della città. Quindi, quando si dice ‘tutti fuori dalle tende’… il premier non ha mai detto ‘a settembre tutti nelle case’. Bisogna stare attenti alle parole. Ha detto ‘fuori dalle tende’ ma non ha detto ‘nelle case’. Perché lui stesso non può non sapere che le case non saranno pronte, visto e considerato che lo stesso Bertolaso ammette che le case saranno pronte da settembre sino a gennaio. Lo penso anch’io. Quindi cosa faranno le persone da settembre in poi? Persone a cui stiamo chiedendo tra l’altro di iscrivere i loro figli a scuola».Ho visto migliaia di aquilani che hanno preferito le tende agli alberghi pur di non allontanarsi dalle case, dalle abitazioni…
«Sì, anche per motivi di lavoro. Ci sono persone che ogni mattina cercano di fare il loro dovere andando sul posto di lavoro…».
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PIAZZA DUOMO - da il Capoluogo mercoledì 8 luglio 2009
ore 17.48 - Il ‘varco’ della Villa Comunale adesso è chiuso, ma fino alle 14,30 era aperto. Il cronista è riuscito ad entrare nella Zona Rossa e fare tutto il primo tratto fino a Piazza Duomo, dove erano in pieno svolgimento le operazioni per la messa in sicurezza della zona e del centro storico per la visita di Berlusconi, Obama e Medvedev.
Piazza Duomo appare completamente blindata, ogni metro è controllato da forze dell’ordine e 007, sia italiani che americani. I vigili del fuoco e i tecnici lavorano alacremente per preparare le condizioni migliori per accogliere i due Capi di Stato. Sul lato sinistro della parte superiore di Piazza Duomo sono stati montati quattro cartelloni con dei manifesti di grandi dimensioni nei quali sono riprodotte la cartina dei siti dove sorgeranno le case antisismiche e anche delle vedute dall’alto dei siti di Bazzano e Cese di Preturo che sono i due cantieri più avviati del progetto Case. In questo momento è già cominciata l’opera di bonifica e piazza Duomo è diventata davvero off limits per le persone non autorizzate; tra le altre cose le forze dell’ordine stanno utilizzando anche delle telecamere con le quali riprendono tutte le fasi preparatorie. I vigili del fuoco, oltre all’azione di puntellamento dei monumenti, tra cui le Anime Sante, stanno organizzando le operazioni per trasportare i tiratori scelti sui tetti delle strutture non pericolanti di Piazza Duomo.
Il primo arrivo previsto è quello del presidente americano Obama che dovrebbe essere a piazza Duomo attorno alle 17.30. Successivamente sarà a Piazza Duomo il presidente russo Medvedev. Alcune fonti non escludono che i due presidenti possano incontrarsi prima dei sopralluoghi individuali nel centro storico, ma il cerimoniale, anche per motivi di sicurezza, muta in continuazione.
Ad un certo punto il cronista è stato individuato e gli stati gentilmente chiesti i documenti, mentre veniva filmato per ogni evenienza. Dopo un conciliabolo sui criteri di accreditamento su questa visita blindata e verifiche, è stato invitato, con tanto di scuse per l’equivoco creato al varco, ad uscire accompagnato da funzionario e da una auto al seguito
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PIAZZA DUOMO - da il Capoluogo mercoledì 8 luglio 2009
ore 17.48 - Il ‘varco’ della Villa Comunale adesso è chiuso, ma fino alle 14,30 era aperto. Il cronista è riuscito ad entrare nella Zona Rossa e fare tutto il primo tratto fino a Piazza Duomo, dove erano in pieno svolgimento le operazioni per la messa in sicurezza della zona e del centro storico per la visita di Berlusconi, Obama e Medvedev.
Piazza Duomo appare completamente blindata, ogni metro è controllato da forze dell’ordine e 007, sia italiani che americani. I vigili del fuoco e i tecnici lavorano alacremente per preparare le condizioni migliori per accogliere i due Capi di Stato. Sul lato sinistro della parte superiore di Piazza Duomo sono stati montati quattro cartelloni con dei manifesti di grandi dimensioni nei quali sono riprodotte la cartina dei siti dove sorgeranno le case antisismiche e anche delle vedute dall’alto dei siti di Bazzano e Cese di Preturo che sono i due cantieri più avviati del progetto Case. In questo momento è già cominciata l’opera di bonifica e piazza Duomo è diventata davvero off limits per le persone non autorizzate; tra le altre cose le forze dell’ordine stanno utilizzando anche delle telecamere con le quali riprendono tutte le fasi preparatorie. I vigili del fuoco, oltre all’azione di puntellamento dei monumenti, tra cui le Anime Sante, stanno organizzando le operazioni per trasportare i tiratori scelti sui tetti delle strutture non pericolanti di Piazza Duomo.
Il primo arrivo previsto è quello del presidente americano Obama che dovrebbe essere a piazza Duomo attorno alle 17.30. Successivamente sarà a Piazza Duomo il presidente russo Medvedev. Alcune fonti non escludono che i due presidenti possano incontrarsi prima dei sopralluoghi individuali nel centro storico, ma il cerimoniale, anche per motivi di sicurezza, muta in continuazione.
Ad un certo punto il cronista è stato individuato e gli stati gentilmente chiesti i documenti, mentre veniva filmato per ogni evenienza. Dopo un conciliabolo sui criteri di accreditamento su questa visita blindata e verifiche, è stato invitato, con tanto di scuse per l’equivoco creato al varco, ad uscire accompagnato da funzionario e da una auto al seguito
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Chissà se .... Critico d’arte – Art Director del Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea Angelus Novus, fondato nel 1988 (L’Aquila, Via Sassa 15, ZONA ROSSA). Attualmente “naufrago” sulla costa teramana, martedì 7 luglio 2009
.....durante il G8 a Coppito, sarà donata al Capo del Governo italiano la Cronica rimata [della città dell’Aquila, dalla sua fondazione del 1254 al 1362]) di Buccio di Ranallo, nato nella città federiciana sul finire del Duecento da genitori provenienti proprio da Poppetlum. L’auspicata lettura gli consentirebbe di conoscere ex post tutta la fierezza del popolo aquilano che nonostante fosse stato più volte sterminato da carestie, pesti, terremoti e guerre fratricide – descritte con viva partecipazione dall’epico cantore – aveva sempre saputo rialzare la testa per guardare nuovamente in avanti.
Buccio è stato, tra l’altro, testimone oculare del terremoto che nel 1349 distrusse la città e fece contare 800 morti: “Corria li annjs Dominj annj mille trecento / e più quaranta nove, credete ca no mento, / quanno fo lu terramuto / e questo desertamento; / e quillj che moreroci, Dio li abia a salvamento”.La sua descrizione del “desertamento” della città, evoca in modo impressionante tutto il pathos che sei secoli e mezzo dopo sarebbe scaturito dalla tragedia del 6 aprile: “Quanno le case cadero / fo tanta polverina, / no vidia l’uno l’altro quella matina; / multi ne abe a ucidere senza male de ruina: / ben se llj de’ conuscere la potenzia divina”.
Castigo divino per antonomasia, il terremoto di quel 1349 durò poco più di 9 settimane (mentre ben 12 ne sono già trascorse dalle 3 e 32 di quella stramaledettissima notte) e fu affrontato con l’intelligenza dovuta: “No iacevamo in case ma le logie facemmo, / più de nove semmane pur da fore iacemmo; / più friddu assai che caldo / in quillo tempo avemmo / e de nostri peccatj pochi ne penetemmo”.Di peccati da scontare, per i circa 35.000 aquilani “ricoverati” nei momenti di punta dell’esodo nelle tendopoli e per gli altrettanti ospitati negli alberghi della costa, ne devono essere ancora molti, se a tre mesi da quel feroce inizio le scosse continuano a superare i limiti di guardia della scala Richter (intorno ai 4 gradi, mentre stiamo scrivendo).
I clamorosi ritardi nel puntellamento delle migliaia di edifici seriamente compromessi, hanno aggravato, e di molto, la precaria situazione di “tenuta urbana” dell’intera città, che rischierà di diventare esplosiva con i primi freddi delle gelide ottobrate aquilane.
Sempre per il Capo del Governo non sarebbe inutile la lettura di un altro cronista aquilano, Francesco d’Angeluccio di Bazzano, il quale nelle Cronache delle cose dell’Aquila descrive con vivido realismo le varie scosse dell’altro terremoto abbattutosi sulla città poco più di un secolo dopo, mettendo però in evidenza lo strettissimo rapporto di causa ed effetto tra la distruzione parziale delle abitazioni nelle prime scosse e quella definitiva: “E a di 17 de Dicembre 1461, a ore 8 de nocte, revenne uno terramuto bono granne che tutcte le persone, ch’erano rannate a casa retornarono a fare le logie (baracche, n.d.a), come aviano facte da prima. E cascarono paricchie case da quelle ch’erano contaminate (lesionate, n.d.a) dallu primu terramuto e lle persone tutte stanno con gran paura”.Il terremoto, iniziato il 27 novembre terminerà ai primi di gennaio, dopo di che “tucti li omini sono retornati ad avetare (abitare, n.d.a) in le loro case”.Mentre gli aquilani dei tempi di Buccio di Ranallo e di Francesco d’Angeluccio di Bazzano, poterono rientrare in una città che sarà ricostruita più bella e più ampia di prima (città poi nuovamente distrutta nel terremoto del 1703, ma ostinatamente riedificata), gli attuali discendenti dimoranti nelle tendopoli e negli alberghi, conoscono una sola parte del loro ingrato destino: in circa 13.000 saranno “dispersi”, entro la fine dell’anno, nella ventina (?) di insediamenti delle casette antisismiche posizionate circolarmente rispetto al capoluogo, con distanze diametrali di circa 40 chilometri; un altro buon numero (ad esser ottimisti, facciamo 20.000?) dovrebbe rientrare prevalentemente nella parte periferica della città nelle case dichiarate agibili o tali con piccoli lavori di reintegro (classe A, B, C). Al nostro appello mancano circa 37.000 persone (i cui nuclei familiari abitavano in costruzioni classificate D, bisognose cioè di consistenti interventi di ristrutturazione, ed E, da demolire): che fine faranno? Tra quanti anni potranno rientrare nelle loro abitazioni? E, se la pessima legge appena approvata non sarà integrata con una successiva che preveda il rimborso dei costi sostenuti per la ristrutturazione o ricostruzione anche per le seconde case al 100 % (vale a dire circa il 30-40 % degli edifici del centro storico), non è prevedibile il loro definitivo abbandono data l’insostenibilità delle spese da affrontare per le migliaia e migliaia di cittadini che hanno perso pure il lavoro o sono sotto cassa integrazione guadagni? Quanti Istituti finanziari (o peggio, clan mafiosi), stanno dietro l’angolo in attesa di accaparrarsi in tutto o in parte, ed a prezzi stracciati, questo o quell’edificio del centro storico?
Se questi sono, come sono, gli irrisolti problemi reali che saranno presto sbattuti in faccia a tutti i propagandisti dell’ottimismo di maniera (Capo del Governo e Capo della Protezione Civile, in particolare), cosa sta nel frattempo succedendo all’intera conca aquilana ed al suo impareggiabile paesaggio naturale ed urbanistico, ora costeggiato da macerie su macerie, con l’affrettata e frettolosa scelta verticistica di queste casette antisismiche in cemento (vita media prevista, circa cinquant’anni) subentrate, da un giorno all’altro, all’ipotesi iniziale di “meno invasive” casette lignee?
La descrizione dell’altro terribile terremoto del 1703 (con migliaia di morti), da parte dello storico Antinori, ci aiuta a capire – in uno dei passi salienti – come fu impossibile, all’epoca, ricostruire fedelmente la città distrutta, riedificata prevalentemente con le macerie, e perciò meno bella e grande: “Dopo questo orrido disastro, la città nuovamente ricostruita non poté rappresentare più l’antica. La fisionomia dell’Aquila fu cambiata, le sue alte torri o scomparse o ricostruite più basse, i suoi grandi palazzi o scomparsi anch’essi o riedificati più piccoli e con moderna architettura. Questa città bisogna immaginarsela ricostruendola con la fantasia coi pochi avanzi di quella distrutta”.
In effetti confrontando visivamente questa descrizione della città ricostruita ex novo nei primi del Settecento (vale a dire L’Aquila che avevamo conosciuta, ammirata ed amata fino al 5 aprile) con la città analiticamente dipinta con tutte le sue chiese, piazze, fontane, palazzi, mura di cinta e porte da Paolo Cardone nel Gonfalone (1572) fortunosamente e fortunatamente recuperato dalle recenti macerie del Castello Cinquecentesco, si può percepire abbastanza bene “la riduzione di scala” urbana subita.
Riduzione implicita nella confusa, caotica frantumazione paesagistico-architettonica in atto, che mentre svuota scientemente per vari anni la città capoluogo di circa il 20% dei suoi abitanti, non ha ancora messo in sicurezza con gli indispensabili puntellamenti migliaia e migliaia di palazzi, palazzetti e case di civile abitazione in via di disgregazione definitiva da parte di un sisma che non conosce la parola fine.
……….
Dulcis in fundo: per gli altri 57.000 aquilani scomparsi dai mass-media e dalle ingannatrice versione miracolistica di un dopo-terremoto tutto rose e fiori, le mancanti casette che dovrebbero piovere ancora dal cielo, dove atterreranno? Si risponde con sicumera: per una buona parte non serviranno proprio (grazie al veloce recupero delle case dichiarate agibili o quasi). E per le decine di migliaia di aquilani senza più casa, né arte né parte, dimoranti per lo più negli alberghi, quale prospettiva esistenziale resta aperta? La nostra cruda e crudele risposta è, al momento, quella della praticabilità di una sola Uscita di Sicurezza (per dirla sempre con Silone): la migrazione stanziale in altri lidi meno opprimenti dell’attuale non-Aquila militarizzata.
Ma, come dire “ciao” e non “addio” a L’Aquila bella mé? In un sol modo: prendendo, come cittadini, “proprietari condominiali” della loro struggente città, la giusta Distanza di sicurezza (è il titolo di un bel libro del filosofo Slavoj Žižek) dalle pinocchiesche manipolazioni mass-mediatiche in atto. Perciò, la smetta il Governo, una volta per tutte, di prendere in giro gli aquilani con il gratta e vinci o con il G8, e con parole chiare dirette a tutti i contribuenti, istituisca una imposta di solidarietà nazionale restituibile (se necessario) con le entrate aggiuntive scaturite da una pervicace lotta all’evasione fiscale. Se così sarà, la rinascita di una delle più belle città d’Europa – Sua Maestà il Terremoto permettendo – è più che garantita.
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Quacchidunu mo' ....... da LupoBianco lunedì 6 luglio 2009
..... cumincerà a penza' che sotto ju piru cumincia a stacci la mania de persecuzzio' ma mesà nun é cuscì. E nun é nemmenu che ci ha scococciatu ju sole. Semo fattu la proa e ancora nun dicemu "come sole stu coce". Jatru jornu infatti stavammo a penzà come funziona ju turismu aji atri posti o nazziò'. Se semo accurti addirittura che resceno a fà turismu pure co le targhe deju tipu "prima ecco ci stea la casa di xx dimulita tantu tempu fa". Cioè attireno ji turisti praticamente co na' targa.
L'Aquila, sesta città italiana per beni nun é mai riscita a creà nu flussu turisticu. Recurdocelu questu: sesta... già lo semu ittu n'atra ote ma lo ricemu: provete ancora a immaginà chi po sta prima e soprattuttu doppu. Perchè quiji doppu tenenu pure chiu turismu de nu, ma menu munumenti. Ma tornemu aju G8.
Mo, se pe' nu mumentu lassemo da parte quello che uno penza deju G8. Lassemu perde ji casini che ce stanno a L'Aquila sti jorni. Lassemo da parte se porterà un pò de benefici o menu. Ma penzemu: vistu che era statu tuttu decisu cerchemo arminu da avè quarche beneficiu oltre ji casini. A L'Aquila ju G8 se amplia aju G14. E' su stu ampliamentu chè ce poteamo attaccà. E nun lu semu fattu come sempre... Forze semo troppu occupati a nun fa nienti. Ju ampliamentu da G8 a G14 nun se potea collegà stu fattu co' la perdonanza e ji concetti che ci stannu scritti sopra la bolla pè fasse nu pocu de pubblicità? Ji atri pubblicizzanu le targhe "ecco ci stea na ote la casa de XXX" e nu non rescemo a fà cunusce le ricchezze vere nostre. Sottu ju piru nun é arriatu nienti. Se quacchidunu ce pò smintì semo tutti contenti!!!!
Nu infatti tenemu un quarcosa daju 1294, é nu quarcosa che se chiama "Bolla del perdono". Stà bolla ata da Celestino V stabilea ju giubileu pe' L'aquila (che ci sta ancora tutti ji anni) ma anche n'atra cosa essa parlea pè la prima ote deji concetti de pace solidarietà e riconciliazione. Mo', pure se quarchidunu dirà che é nu sardu pindaricu, nun se poteanu sfruttà sti concetti e ncumincià a fa sapè aju munnu della esistenza della perdonanza e della manifestazzio?
A oggi la perdonanza nun la cunuscenu nemmenu ji aquilani penza un pò fore!!! Invece forze veramente L'Aquila, come se ipotizza, tenea pijà ju postu de Gerusalemme.Ji stessi concetti addirittura ji ripijie ju poeta e matematico giapponese Kikuo Takano che ha scrittu de L'Aquila: "L'Aquila: è qui la roccaforte della sapienza. E vieni a visitarla. Comprendi cosa ha dimenticato l'uomo comprendi quanta ragione ha perduto il mondo. Se vieni a visitarla, comprendi che questa è la patria di gente forte e gentile, nobile d'anima, e proprio qui, in questo luogo alita un supremo spirito divino."
Senza lauro la città more. Tenemo relancià quistu, e tenemo du sole strae vere: l'università e ju turismu. E' ora che ji aquilani le 'ncomincianu a defenne tutte e du. Tingu pretenne che ji enti proposti comincianu a laorà seriamente. che se vedanu ji risurdati.
Pè Ju castellu se stimenu 50 milioni de danni e 8 anni de lauro. E che ci vunnu fà remani senza museu pè 8 anni? Quale é la soluzzio che se stà a penzà pè sti 8 annni? E ju turismu? E pè tuttu stu tempo le nostre opere a dò starannu? Daju piru volemo ju elenco aggiornatu, opera pè opera, de quello portatu via non solu daju Castellu ma anche dalla chiu piccola chiesetta o casa storica!!.
A do' stannu e pò pè ju futuru come sta ju restauru e quannu costa.
E soprattuttu la data prevista de rientru e a dò!!!!! E' robba nostra!!! Se lo mettemu in evidenza come nun semo mai fattu é ju futuru nostru !!!!
Ma sti elenchi ji volemo pure pè ju archiviu de statu co' ju documenti deju 1200, pè la bibblioteca pruvinciale co' ju documenti del 1400' e cusci via pè tutte le ricchezze nostre esiliate e non. Guardete ji atri se resenteno pure de prestacci la robba nostra!!!!! L'Italia se stà a fà rea le opere daji atri stati. E' ora che L'Aquila se ripija lo se. Vistu che semu la sesta città italiana pè beni. Vistu che a dò scai trui reperti romani, vestini longobardi e ora che le sedi de governu deji beni artistici tingu stà a L'Aquila. E' ora de defenne la robba nostra. La ricustruzzio se pò fa se ce stanno posti de lauro. E ju turismu é lauro. Intere città vivenu solu de questu. Ce chiedemo: Perchè nun se crea na scola e ji labboratori de restauru a L'Aquila?
Putirrianu esse atri posti de lauro. Pò co l'esperienza che se farannu sti quatrani se putirria creà nu centru de 'mportanza non solu nazzionale ma pure de fore.
Sarria bellu che quacchidunu che laora per ji beni artistici ci responna. E subbitu doppu metta su nu beju situ co' sti elenchi e che ji tenessiru aggiornati arminu a livellu mensile? troppu? facemo allora arminu semestrale?
Che quacchidunu ce responna sopra aju futuru deji beni nostri. Daji 3 miliardi de danni sopra alle costruzziò artistiche e la diponibilità de 69 milioni é cajiatu quarche cosa? Aju G8 se presenterannu co' 44 munumenti, come se questa fosse L'Aquila!! Nu volemu sapè che ne sarà dell'atra mijiaia de monumenti. Sete lettu bene, e nu nun se semo sbajiati a scrie ju numeru deji monumenti nostri so' co' tre zeri, perciò eravamo sesti in Italia.
Forse co' sti nummeri se capisce nu pocu di chiu che eravamo e che che tenemo da defenne. Quacchidunu doppu ju G8 dirà a tuttu ju munnu che co' ji 44 monumenti maggiori L'Aquila stà a postu, stemo attenti perchè mesa' se scorderà ju atru mijiaiu!!!
Comunque de domande pè oji ce ne stanno abbastanza. Mo aspettemo quarche risposta da sti enti!!! Se nun arriano é da preoccupasse e penzà: servirannu le casette senza lauru?
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Una Aquilana a BAZZANO (Bologna) a favore di BAZZANO (L'Aquila) di Daniela B., domenica 5 luglio 2009
“A BAZZANO é andata bene direi, mentre si mangiava c'era la musica degli artisti per l'Abruzzo, con la canzone DOMANI. Poi, a metà serata, il sindaco ha parlato su ciò che in precedenza gli avevo spiegato facendogli leggere gli articoli di Fioravanti su L'Aquila.
Il loro scopo era di raccogliere una somma per ricostruire il 118 a L'Aquila e per creare a Villa Sant'Angelo un poliambulatorio…
Non so se basterà per fare tutto la somma che sono riusciti a raccogliere, di 3.000 euro, ma loro ci hanno provato.
Spesso, in passato, hanno fatto un gemellaggio con la nostra Bazzano e perciò conoscevano il territorio.
Il sindaco mi ha presentato ai presenti e mi ha fatto dire ciò che sappiamo sull'intensità del sisma, sul fatto che non tutti i palazzi sono di carta come l'ospedale e la casa dello studente, sul fatto che la città è presidiata da militari, protezione civile ecc., dopo aver subito una specie di bombardamento.Inoltre la ricostruzione è appena iniziata, mentre gli aquilani sono sotto le tende, pure allagate, e se vogliono esser curati fanno la fila davanti le tende dell'ospedale, sotto il sole e sotto la pioggia.
Le attività economiche, i negozi, le aziende..non hanno ancora avuto un aiuto per ricominciare e quindi la città è morta 2 volte, ma noi vogliamo la ricostruzione e sollecitiamo perchè avvenga al più presto.
Poi la voce mi si è spezzata e loro hanno applaudito..li ho ringraziati e sono tornata a sedere.. …poi mi è stato detto che ho parlato con il cuore...(come sempre..)Il dvd che avevo portato, con le immagini del terremoto non hanno potuto proiettarlo perchè erano impreparati; però l'ho lasciato ad una cittadina molto interessata e informata sui nostri avvenimenti; le ho anche donato il plico dei 99ricordi del nostro Gruppo di amici migrati, al quale avevo unito le note di Luisa Nardecchia, la testimonianza sul Friuli di Adriano e i racconti di chi è tornato per prendere qualcosa in casa accompagnato dai vigili…
credo di aver fatto una piccola cosa per far conoscere i problemi degli aquilani..”
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ma quantu ju paga ju governu nu kilu de aquilanu? da LupoBianco
domenica 5 luglio 2009 alle ore 12.16
Se putirria penzà che é la carne deji aquilani é robba bona, de montagna. Carne biologgica, sta pure mezzu a quattu parchi. Ma invece ce tenemo recree. Se se fannu ji confronti ce accorgemu che valemo molto pocu a testa.Per esempiu vale moltu menu rispettu a quijiatri pori cristi de Umbri. Nu' non valemo forse perchè semo carne de' montagna dura, co' ji nervi. Carne che se ta ciancicà.Mo ji nummeri che jemo a vedè nun sarannu tantu precisi mà é solu pè capì qunannu valemu aju mercatu. Tantu a cunti fatti la differenza é cusci tanta che l'apprussimazio nun conta nienti.Sembra che pe' ji Umbri ci steno circa 7 miliardi in 10 anni pe' 30.000 persone. Maroni ju 15 Aprile però icea che so stati invece 12 e che tanti ce ne teneno sta pè noiatri po invece.... Comunque jete a stu situ http://www.osservatorioricostruzione.regione.umbria.it/ e facete ju confrontu co L'Aquila. Su questu nun ve ico jent'atruA L'Aquila quacchidunu ice che ce stanno circa 5,7 miliardi (ji ne so retroati 4 scarsi ma cuntinuo a cercà) pè 24 anni pè 100.000 persone.Come dì che pè ju governu n'umbru vale7/(10*30000)= 23.333 euro persona annuMentre nu' aquilanu vale5,7/(24*100000)= 2375 euroPure se cunsideremo solo 60000 sfollati tenemo:5,7/(24*100000)= 3958 euro anno personaQuindi praticamente tra 237 e 329 euro mese persona.Provete a fa ju confrontu sopra alle trattenute in busta paga e penzete che ci sta quacchiduno che pijia de chiu. Bastea forze dirottà le tasse della busta paga deji aquilani a nu funnu e pò ripartizziònà quistu a chi servea e forse se ottenea quarcosa de chiu. Ma forse cuscì ci steno meno sordi da spreca' pè ji privileggi e chiu da utilizzà a L'Aquila. Arminu se potea dì che eravamu fattu tuttu da soli. Mo invece co ju decretu ce hannu forse menu de quannu ji versemu (tutti inzieme) e tenemu pure rengrazzia ju restu deju munnu.Ma tornemu aju argumentu principale praticamente n'aquilanu pè lo statu italianu vale circa tra ju 17% e ju 10% de n'umbru. Tenemo quindi già nu termine de paragò.Facennu stu paragò se capisce perchè sino daju 6 de aprile alle 11.38 quacchidunu a ittu: "Le scosse dovrebbero essersi esaurite" e stemo invece ancora a trettecà. Forze ce voleno fa rentrà direttamente aju 6 matina.E Ancora vistu che nun valemo po' cusci tantu se spiega perchè é chiu de nu mese che stannu a ubbligà de rentrà. Costemu troppu pè quannu valemo.Nu tenemo rentrà, ma pe' ju G8 ci stannu du piani. Unu pè scappa alla prima trettecarella e Jatru de nun vinì pe'jenti.. Quiju de evacuazzio veloce prevede ji elicotteri. Pe' rassicurà tutti ji é statu ittu pure che in casu de scossa j'aereoportu é vicinu. E furtuna che la caserma é nu bunker, ci hannu fattu pure du eliporti. DU no Unu. Sarà pè scappa chiu veloce. A sintiji parlà mesà nun sannu nu caxxu che é nu terremutu. Scappeno co ji aerei... penza un pò... Me sà conviene che ji raccontemo che caxxu é nu terremotu. che nun serveno ji aerei... O me stengo a sbajia ji. Nun é che e issi tingu paura che se sprefonna tuttu!!!!!!E' statu forte quiju alla tilivisio che rivortu aji aquilani a ittu che le scosse de sti jorni so normali scosse de assestamentu e nun se tenemo preoccupa. Pò a parlatu deju G8 e pè le stesse scosse ha ittu che hannu fattu aoppruntà ji du piani. Comè a dì che nun ce capemo jenti su le scosse. Però pè non sapè nè legge e ne scrie ji aquilani so aquilani, e noitri semo noitri. Quindi rassicura gli aquilani (tantu..) scappemo noiatriSe nun me recordu male n'atru é scappatu quannu tuttu jea male un pò de anni fà, quijatru però preferi le nai.Eppure gli aquilani 'nzieme aji atri 60 milioni de italiani pagheno le tasse e quindi tenessero esse padroni dell'azienda Italia e quissi atri solu dipendenti nostri. Ma me sà tantu che ju munnu va allo cotrariu.Quindi alla fin fine le urtime du scosse hannu otternutu come risurdatu:Pe' ju G8 se so' approntati du pianui unu de evacuazzio e jatru de nun vinì.pe' ji aquilani, carne de bassa qualità, ju capu se solu preoccupatu che la gennte nun lascia le tende.Eppure se t'a esse uttimisti se t'a rentrà. A settembre tutti a casa. Scosse o non scosse. Atru che camper, container come ji atri terremotati. D'Artronde nu valemo solu ju 10% deji atri italiani.
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Maria Laura
"E' statu forte quiju alla tilivisio che rivortu aji aquilani a ittu che le scosse de sti jorni so normali scosse de assestamentu e nun se tenemo preoccupa. Pò a parlatu deju G8 e pè le stesse scosse ha ittu che hannu fattu aoppruntà ji du piani. Comè a dì che nun ce capemo jenti su le scosse. Però pè non sapè nè legge e ne scrie ji aquilani so aquilani, e noitri semo noitri. Quindi rassicura gli aquilani (tantu..) scappemo noiatri!"
05 luglio alle ore 12.44 ·
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Maria Laura
"E' statu forte quiju alla tilivisio che rivortu aji aquilani a ittu che le scosse de sti jorni so normali scosse de assestamentu e nun se tenemo preoccupa. Pò a parlatu deju G8 e pè le stesse scosse ha ittu che hannu fattu aoppruntà ji du piani. Comè a dì che nun ce capemo jenti su le scosse. Però pè non sapè nè legge e ne scrie ji aquilani so aquilani, e noitri semo noitri. Quindi rassicura gli aquilani (tantu..) scappemo noiatri!"
05 luglio alle ore 12.44 ·
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il Manifesto - L'Aquila, siti non ideonei Saltano i programmi Gabriele Polo
venerdì 3 luglio 2009 alle ore 13.18
Cinque dei venti siti che dovrebbero – secondo gli impegni del governo - ospitare i terremotati abruzzesi a partire dall’autunno, non sono idonei dal punto di vista idrogeologico. Per quasi 2.500 persone “salta” così il tetto promesso “entro sei mesi”. E’ ciò che veniamo a sapere nel giorno della sedicesima visita a L’Aquila di Silvio Berlusconi, svolta secondo un consueto copione: nessun bagno di folla a scanso di contestazioni, repentina convocazione dei media, rassicurazioni e promesse di fronte a telecamere che per tutta la giornata sono state trasportate da un angolo all’altro della caserma della Guardia di Finanza, in attesa della conferenza stampa finale: “I lavori stanno procedendo alacremente”, ha assicurato il Cavaliere. Verissimo, per quanto riguarda il G8, con l’inaugurazione del rinnovato aeroporto di Preturo, l’ospedale da campo per i “grandi” a San Salvatore e la caserma di Coppito dove tutto è ormai pronto, compresa una nutrita presenza di servizi segreti mondiali. Molto meno aderenti alla realtà sono le previsioni del Presidente del Consiglio per quanto riguarda le case “provvisorie” che dovrebbero permettere lo smantellamento almeno di una parte delle tendopoli. Ma il premier insiste: “Vorremmo che entro la fine dell’anno tutte le persone che hanno perso un tetto possano avere una nuova casa completamente arredata”. Magari gli arredi sono già in viaggio, ma per le abitazioni il presidente del Consiglio rimarrà deluso nel sapere – se già non lo sa – che auspici e promesse finiranno con l’essere disattesi.Per capirlo basterebbe fare un giro tra i venti siti predisposti a dar vita al “progetto C.a.s.e.”, la scelta che ha soppiantato i tradizionali container e prefabbricati, “perché innovativa e conveniente”, come avevano assicurato i vertici della Protezione civile. Solo in cinque casi i lavori sono iniziati: a Bazzano - il cantiere “di punta” - si stanno appena predisponendo le piattaforme su cui sorgeranno gli edifici, mentre nella maggioranza degli altri terreni dominano piante ed erbacce. Ai tanti che a L’Aquila si chiedevano il perché di questo stallo ieri è arrivata una prima risposta: almeno cinque di questi siti sono risultati inidonei dal punto di vista idrogeologico. I terreni espropriati a Monticchio, Pianola, Roio Piano, Assergi e Paganica non potranno essere utilizzati, non sono adatti a “sostenere” degli edifici. Tutto (o quasi) da rifare: localizzazione dei terreni, rilievi, espropri.... Ovvio che, stando così le cose, ben pochi degli attuali 60.000 sfollati (tra tendopoli ed esuli sulla costa adriatica) potranno avere un tetto per l’inverno. La notizia non è ancora ufficiale, ma al comune dell’Aquila il flop del “progetto C.a.s.e.” viene ormai considerato una dura realtà. Del resto da molti paventata quando – dopo le sparate sulle new town – Berlusconi e Bertolaso avevano presentato il progetto di questi piccoli villaggi (costo 700 milioni di euro) destinati a ospitare 9.000 persone a partire dalla fine del 2009 e poi – a ricostruzione avvenuta, dal 2020 in là recita il “decreto Abruzzo” – ipotizzati come campus universitari. Edifici “permanenti” - non smontabili, come invece ha affermato ieri Berlusconi - , con tutte le incognite del caso, prima fra tutte quella di contribuire alla delocalizzazione di città e paesi in tanti piccoli borghi, con la conseguente distruzione delle relazioni sociali già disgregate dal terremoto e il pericolo che quella loro “permanenza” finisca col ritardare sine die la ricostruzione dei centri storici, in primis quello dell’Aquila. Ora a questi dubbi e ai timori per simili danni si aggiunge la beffa dell’inidoneità dei siti scelti.Ieri Berlusconi non ha parlato di tutto questo, anzi. Ha recitato la solita poesia dell’efficienza, delle “case giardino”, del “male da cui può scaturire un bene”. Ha esibito ai giornalisti gli “isolatori sismici – vanto della tecnica italiana – capaci di tenere in piedi un’abitazione anche quando un terremoto determina oscillazioni di 20 centimetri”. E ha negato qualunque ritardo nel piano di costruizione delle C.a.s.e. Tutt’altro il clima che si respirava negli uffici comunali dell’Aquila: a Monticchio, Pianola, Roio Piano, Assergi e Paganica avrebbero dovuto trovare un’abitazione quasi 2.500 sfollati, ma non sarà così. Lo dicono le relazioni tecniche che denunciano la fragilità dei terreni, lo confermano – seppur a mezza bocca – alla Protezione civile. Il risultato è che quasi un quarto delle 9.000 persone cui era stato fatto credere che era meglio passare qualche mese in tenda per poi avere una “casa già arredata”, rimarranno invece in tenda. Con il risultato che – se non si ricorrerà ai vituperati container e prefabbricati, come era stato fatto in tutti i terremoti del passato - dovranno essere fatti i decreti di restituzione per le aree inutilmente espropriate e si dovrà cercare altri terreni alternativi. Studiando come sono fatti “sotto”, prima di decidere ed esibire cosa costruirci “sopra”.
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Adriano D.B.
ma potevano essere idonei, posti scelti guardando googleMaps? Almeno fossero andati a vedere con Visual PagineGialle.... ma lo sanno che esistono? E tutti i soldi mangiati dal Portale Cartografico Nazionale (che fa schifo)?
03 luglio alle ore 13.21 ·
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Giorgina C.
Ma perfino io, che non so NULLA di queste cose, so che la terra da noi è piena di sassi...difficile da scavare, difficile da coltivare. E sennò perché tante case in pietra nei paesi e perché tanta transumanza?Il Gran Sasso non perdona (e il sisma neanche, ahimè)...terra di verità, troppo per la sua arroganza. Il guaio è che a farne le spese dovranno essere i poverini aquilani, usati come ostaggi per raccontare favole.
03 luglio alle ore 20.58 ·
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da "Il Messaggero Sardo" - aprile: Berlusconi non voleva il summit in Sardegna
lunedì 29 giugno 2009 alle ore 22.09
G8addio: Silvio Berlusconi, alla Maddalena, nonostante i milioni di euro investiti, non ce lo voleva, fin dalla sua salita al Governo. È noto che, su proposta di Renato Soru, intenzionato a ricompensare l’isola dagli innumerevoli disagi subiti dalla ultra trentennale presenza della base americana, Romano Prodi aveva scelto l’isola come palcoscenico per i grandi della Terra. Un’occasione irripetibile per diffonderne l’immagine in tutto il mondo. Invece no: il premier, il 23 aprile, ha deciso, all’improvviso, che il summit si farà all’Aquila, la città devastata dal terremoto. Intento nobile ma che è destinato ad accrescere i problemi della Gallura e soprattutto dell’Abruzzo. Si è parlato di carenza di sicurezza. Falso. Con tutte le inutili navi da guerra di cui l’Italia dispone, si sarebbe potuta creare una barriera tale da vietare il passaggio anche a un calamaro, se privo di pass. ............Berlusconi, però, non ha voluto rischiare e, dopo aver proposto come sedi Napoli, Pratica di Mare e Milano, quando, dopo ispezioni personali, sembrava ormai rassegnato, con entusiastiche considerazioni sull’andamento degli imponenti lavori, ha definitivamente deciso di traslocare e ha optato per la disgraziata L’Aquila. Chi potrebbe opporsi a una decisione tanto umanitaria? Poco importa se alla Maddalena era già stato speso un miliardo di euro, tra alberghi di lusso tirati su con turni massacranti (lavoratori impegnati ventiquattro ore al giorno, domeniche comprese) e polo velistico: ma tante altre strutture avrebbero dovuto essere realizzate, dalla passeggiata a mare alla ripetutamente promessa strada Sassari-Olbia a quattro corsie, all’allargamento dell’aeroporto Costa Smeralda.Alla Maddalena tutti comprendono il dramma dell’Abruzzo, ma sono convinti che la solidarietà si manifesti in modi più consoni, col volontariato, per esempio, o con la raccolta di fondi.
Ce l’hanno soprattutto con Bertolaso, il factotum di questa nostra Repubblica che, dopo esser stato a lungo entusiasta sostenitore dell’ipotesi La Maddalena, ad un cenno di Berlusconi ha cambiato atteggiamento. Non solo. Aveva imposto agli albergatori di non accettare alcuna prenotazione nel mese di luglio, per riservare le camere a qualche centinaio delle circa ventimila persone che avrebbero invaso l’isola (dodicimila abitanti) al seguito dell’evento.
Le stanze sono rimaste deserte e, è stato precisato, i loro gestori non avranno alcun risarcimento.
La decisione del trasloco è stata presa in prima persona dal premier che, sulle prime, ha trovato qualche oppositore tra i suoi collaboratori. Il giorno dopo, però, nel corso del Consiglio dei ministri convocato all’Aquila, tutti hanno sollevato la mano. Perché non avvisato, non era presente in quella sede il governatore Ugo Cappellacci, ad onta della legge che prescrive la partecipazione del presidente alle sedute nelle quali si tratti di argomenti di grande importanza per la propria regione. Ha incontrato il premier il giorno successivo a quello della decisione e ha ottenuto assicurazioni che le opere programmate saranno completate o realizzate. Il concetto è stato di recente confermato dallo stesso Berlusconi che, preannunciando una visita alla Maddalena, ha indicato nel 30 maggio il termine per il completamento dei lavori.
I maddalenini, però, non si fidano più delle promesse, e al loro fianco hanno la Chiesa, o, almeno, una parte di essa. Impartendo la cresima ai bambini dell’isola, monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio, ha avuto, durante l’omelia, dure parole di condanna per il trasferimento e, su In vento, settimanale vicino alla curia, ha scritto: “La notizia che il summit non si farà più alla Maddalena rappresenta per molti sardi l’ennesima presa in giro. Resta un fondo di amarezza per l’ennesimo volta faccia dello Stato nei confronti di un territorio che avrebbe diritto a ben altra considerazione. Credo che la politica dovrebbe preoccuparsi anche dell’esito che hanno sulla gente i proclami e le promesse non mantenuti”........In quella sede chiarirà la posizione della Regione che rivendica i finanziamenti per completare le opere, “rimodulandole, se è possibile, alle nuove esigenze del turismo e non più della sicurezza dei potenti del mondo”. Ma, terremoto a parte, al centrosinistra non è sfuggito il fatto che da tempo era iniziato il disimpegno verso La Maddalena, la cui scelta come sede del vertice è stata attribuita principalmente all’ex ministro Arturo Parisi. Il primo taglio ai finanziamenti era arrivato il 23 ottobre e la conferma definitiva con la delibera Cipe del marzo scorso, che escludeva le opere collegate. “La decisione del presidente Berlusconi di trasferire a L’Aquila il vertice è stato l’ennesimo colpo di teatro”, ha detto il consigliere regionale Adriano Salis, Italia dei Valori, e il concetto è stato ripreso dal collega Luciano Uras, Rifondazione. Il G8 “è stato trasformato in una specie di varietà”, anche se appare poco credibile che una manifestazione, la quale richiede un livello di sicurezza elevatissimo, possa tenersi in una città dove il terremoto rende difficile la ripresa della vita civile. Ancora da approfondire se, spostato ad altra sede il G8, resti in piedi sugli appalti il segreto di Stato.
.......“Il premier che invoca il risparmio a vantaggio della ricostruzione – ha proseguito Comiti – è lo stesso che brucerà i milioni di euro necessari al referendum e i miliardi di euro per la colata di grasso che si prepara sullo stretto di Messina. È una bassezza, al pari dei tentativi di mettere in contrapposizione, specie sui media, la tragedia dell’Abruzzo e il dramma economico che si prepara per la Gallura costiera, come se i maddalenini non avessero il diritto di preoccuparsi per il loro futuro.
Alcuni hanno pensato che in questo modo la Gallura verrà risparmiata dai Black-block: il fatto che l’attenzione di eventuali atti vandalici o delle stesse legittime proteste interesserà l’Abruzzo sbriciolato dal sisma, non è cosa di cui preoccuparsi, evidentemente, né è pensabile che la stampa scudiera del premier biasimi, questa sì, come una mancanza di sensibilità verso il popolo abruzzese”.........
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lunedì 29 giugno 2009 alle ore 21.53
Sempre sui divieti e sulla limitazione della libertà nei campi, vi riporto un articolo del blog del comitato 3 e 32 (http://www.3e32.com/), relativo al giorno 24 ultimo scorso.A L’Aquila la repressione continua.
In vista della manifestazione del 27 che partirà di fronte Piazza d’Armi (il campo più grande e più controllato) avevamo provato a scalfire l’oscurantismo e l’isolamento che regna attorno alla vita delle mille e più persone che vivono all’interno del campo. Annalisa, una ragazza che vive nel campo, aveva richiesto di poter fare un’assemblea giovedì pomeriggio. Dopo mille ostacoli e rifiuti, il capo campo aveva dovuto acconsentire a “concederle” di tenere l’assemblea ,a patto che entrassero solo cinque o sei persone dei comitati cittadini per i quali avrebbe dovuto garantire lei. Oggi Annalisa, mentre distribuiva i volantini che invitavano le persone a prendere parte all’assemblea, è stata fermata dal capocampo che si è rimangiato tutto e le ha negato la possibilità di fare l’assemblea. “Serve l’autorizzazione del COM” (i nuovi nuclei amministrativi di una citta commissariata in cui le istituzioni locali non contano più nulla) le ha detto. Il Com ovviamente l’ha rimpallata al DICOMAC (il comando centrale, la CASERMA dove risiede il sovrano Bertolaso e dove si terrà il G8), il DICOMAC le ha detto che l’assemblea non si può fare.Questa è una mattinata normale per chi a l’Aquila si batte per ricreare un minimo spazio di democrazia e di discussione. A Piazza d’Armi già ci era stato impedito più volte di entrare a parlare con i nostri concittadini, di svolgere attività di sostegno per la popolazione, tipo la giornata di sport del 2 giugno, o perfino di dare volantini e megafonare all’uscita del campo. Proprio ieri Bertolaso, nel suo primo incontro con i comitati (da notare che il primo momento di confronto avviene mentre a Roma si approva il decreto), aveva garantito che le assemblee si potevano tenere senza problemi; “però dovete dire la verità” aveva detto. La verità continuaiamo a dirla: A L’AQUILA CHIUNQUE PROVI A CONTESTARE L’AUTORITA’ DELLA PROTEZIONE CIVILE E DEL GOVERNO VIENE OSTACOLATO, SCHEDATO E OSCURATO CON OGNI MEZZO. I CAMPI SONO I NOSTRI QUARTIERI, LE TENDE LE NOSTRE CASE, E’ ORA DI RIPRENDERCELI E DI RIPRENDERCI LA NOSTRA CITTA’.Questa è la mail che vorrei inoltraste numerosi alla redazione del giornale Il Centro Abruzzolettere@ilcentro.itSpettabile Redazione,
mi unisco ai Cittadini Aquilani nell'esprimere la mia indignazione nei confronti del vostro quotidiano che ha definito la manifestazione tenutasi a L'Aquila il giorno 27 giugno un evento dei No Global ,distorcendo così, e travisando, le istanze aquilane. In tal modo si favorisce la volontà di indebolire una rete sempre più ampia di cittadine e cittadini che , prescindendo dai colori politici e dalle diverse estrazioni sociali, chiede a gran voce il 100% della ricostruzione, della partecipazione e della trasparenza nella gestione di fondi e appalti. Che, in sostanza, chiede e reclama diritti fondamentali. Sono qui a chiedere di riportare correttamente le informazioni, senza travisamenti dettati dall'alto, e di perseguire sempre la verità che dovrebbe essere la base di ogni giornale degno di tale nome.Cordiali saluti.
FirmaVi lascio con una notiziola che vi strapperà, spero, un sorriso. Anche se amaro.In clima di ulteriori restrizioni e divieti, in vista del G8, il transito sulle strade sarà interdetto anche ai numerosi greggi che popolano la nostra zona. Ovvio che le pecore non potranno essere munite di debito "budge", il pass pedonale, ché le automobili ce le possiamo scordare in quei giorni, che verrà conferito solo a pochi eletti.
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l'eccezionale occasione per far conoscere ai Grandi, la realtà dell'Aquila!
domenica 28 giugno 2009 alle ore 17.28
PIZZOLI. Se volete avere una idea di come saranno le giornate del G8 nel circondario dell'Aquila dovete andare a Pizzoli. Davanti al cimitero è stata montata una enorme tendopoli che ospita centinaia di uomini dell'esercito. Un presidio che dovrebbe essere smantellato il 15 luglio quando i capi di Stato saranno già ben lontani dall'Aquila. Ma, naturalmente, il problema per chi abita nella zona nord ovest del capoluogo non è certo la presenza dei militari che, oggi, sono arrivati a tutela del summit del G8 ma subito dopo il sei aprile hanno avuto un ruolo importante nell'aiuto alle popolazioni colpite dal sisma. I disagi saranno soprattutto quelli relativi alla impossibilità di spostarsi. Per farla breve e semplificando: chi abita nella zona di Pizzoli e Preturo e dintorni dalle ore 7 del 5 luglio alle 12 dell'11 luglio non potrà praticamente arrivare all'Aquila se non attraverso tutta una serie di procedure autorizzative. E comunque è escluso in maniera tassativa l'utilizzo delle auto. Il prefetto dell'Aquila Franco Gabrielli ha firmato una ordinanza molto dettagliata con la indicazione di tutte le strade nelle quali «per motivi di ordine e sicurezza pubblica» sarà sospesa in via temporanea la circolazione. Tutti gli snodi stradali, in particolare quelli della statale 80 (che di fatto sarà intransitabile), saranno presidiati dalle forze dell'ordine.«Sarà consentita» scrive il prefetto nell'ordinanza «la circolazione pedonale solo a coloro che avranno l'apposito "badge" (una sorta di pass ndr) rilasciato dalla struttura Missione G8 nonché ai residenti preventivamente censiti muniti anche del "badge". Detta circolazione avverrà lungo appositi corridoi di transito».Potranno passare gli addetti ai servizi di pubblica utilità che avranno un passi identificativo. Per evitare il blocco dei lavori del progetto Case (un grosso cantiere è aperto da diversi giorni a Cese di Preturo) i conducenti delle betoniere per il trasporto di cemento avranno un passi speciale ma, avverte il prefetto, ci saranno controlli mirati per evitare possibili infiltrazioni da parte di maleintenzionati. Il divieto non risparmia gli animali e in particolare le pecore. Infatti, sempre secondo l'ordinanza «la provinciale 33, via del Laringo, via Preturo, viale Fiamme Gialle e strade ad essa adducenti» sarà interdetta «alla circolazione di greggi». Per una settimana dunque i pastori dovranno cambiare pascoli. Intanto qualche azienda prende già le misure contro eventuali azioni violente. Ci sono stati casi di indicazioni stradali coperte. Come dire: è meglio prevenire.
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domenica 28 giugno 2009 alle ore 17.23
IL MOVIMENTO CRESCE. C’è la gente del mare e la gente delle tende, e pure chi è rientrato a casa. Tutti insieme, fianco a fianco. L’appello dei comitati e il tam-tam degli Sms e di Internet, la nuova frontiera della comunicazione ai tempi della città sparsa, sembra cogliere nel segno. «Siamo più di Roma. Dobbiamo stare uniti, adesso, e non disperderci», questo il grido di battaglia da piazza d’Armi fino alla Reiss Romoli. Gli organizzatori della manifestazione «100% ricostruzione, trasparenza, partecipazione» tracciano un bilancio positivo della manifestazione del dopo-Roma, considerata un banco di prova per le battaglie del movimento, contrario al decreto Abruzzo e critico nei confronti delle «promesse mancate». Con un po' di ritardo per la pioggia, ma per niente fiaccati dal maltempo, i manifestanti si raccolgono tutti dietro allo striscione «Riprendiamoci la nostra città». Nel corteo, più dietro, anche uno striscione di critica nei confronti del Centro per un articolo pubblicato ieri e relativo al resoconto dell’assemblea di Sulmona sulla partecipazione al corteo dell’Abruzzo social forum e di persone vicine al movimento dei No global. «Qui non ci sono No global», dice Piero De Santis. «La manifestazione è organizzata dagli aquilani, con gli aquilani e per gli aquilani. Qui non ci sono bandiere. E non siamo strumentalizzati da nessuno». Renato Di Nicola regge lo striscione dell’Abruzzo social forum con una ventina di seguaci. «Non accetto l’etichetta di No global: non lo siamo. In Abruzzo il movimento contro la globalizzazione è noto per il suo carattere pacifico e per le battaglie sulla salvaguardia dell’a cqua. Qui parliamo solo di ricostruzione». E quando girano i volantini della Rete Campana, anti-G8, gli organizzatori prendono subito le distanze.(28 giugno 2009)
domenica 28 giugno 2009 alle ore 17.23
IL MOVIMENTO CRESCE. C’è la gente del mare e la gente delle tende, e pure chi è rientrato a casa. Tutti insieme, fianco a fianco. L’appello dei comitati e il tam-tam degli Sms e di Internet, la nuova frontiera della comunicazione ai tempi della città sparsa, sembra cogliere nel segno. «Siamo più di Roma. Dobbiamo stare uniti, adesso, e non disperderci», questo il grido di battaglia da piazza d’Armi fino alla Reiss Romoli. Gli organizzatori della manifestazione «100% ricostruzione, trasparenza, partecipazione» tracciano un bilancio positivo della manifestazione del dopo-Roma, considerata un banco di prova per le battaglie del movimento, contrario al decreto Abruzzo e critico nei confronti delle «promesse mancate». Con un po' di ritardo per la pioggia, ma per niente fiaccati dal maltempo, i manifestanti si raccolgono tutti dietro allo striscione «Riprendiamoci la nostra città». Nel corteo, più dietro, anche uno striscione di critica nei confronti del Centro per un articolo pubblicato ieri e relativo al resoconto dell’assemblea di Sulmona sulla partecipazione al corteo dell’Abruzzo social forum e di persone vicine al movimento dei No global. «Qui non ci sono No global», dice Piero De Santis. «La manifestazione è organizzata dagli aquilani, con gli aquilani e per gli aquilani. Qui non ci sono bandiere. E non siamo strumentalizzati da nessuno». Renato Di Nicola regge lo striscione dell’Abruzzo social forum con una ventina di seguaci. «Non accetto l’etichetta di No global: non lo siamo. In Abruzzo il movimento contro la globalizzazione è noto per il suo carattere pacifico e per le battaglie sulla salvaguardia dell’a cqua. Qui parliamo solo di ricostruzione». E quando girano i volantini della Rete Campana, anti-G8, gli organizzatori prendono subito le distanze.(28 giugno 2009)
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Democrazia, partecipazione e ricostruzione
giovedì 25 giugno 2009 alle ore 13.51
aggiornamento 25 giugnoDopo una giornata di lotta e telefonate estenuanti, SIAMO RIUSCITI AD OTTENERE DALLA PROTEZIONE CIVILE IL PERMESSO PER L’ASSEMBLEA IN PIAZZA D’ARMI PER OGGI ALLE 16.00 PER INVITARE GLI ABITANTI DEL CAMPO ALLA MANIFESTAZIONE DI SABATO E DISTRIBUIRE VOLANTINI SUI CONTENUTI. ALLE 21.00 INVECE CI SARA’ QUELLA NEL CAMPO DI FOSSA. QUESTA MATTINA INVECE L’APPUNTAMENTO E’ ALLA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA DEI VIGILI DEL FUOCO!24 giugno 2009A l’Aquila la repressione continua. In vista della manifestazione del 27 che partirà di fronte Piazza d’Armi (il campo più grande e più controllato) avevamo provato a scalfire l’oscurantismo e l’isolamento che regna attorno alla vita delle 1000 e più persone che vivono all’interno del campo. Annalisa, una ragazza che vive nel campo, aveva richiesto di poter fare un’assemblea giovedì pomeriggio. Dopo mille ostacoli e rifiuti, il capo campo aveva dovuto acconsentire a “concederle” di tenere l’assemblea (a patto che entrassero solo 5 o 6 persone dei comitati cittadini per i quali doveva garantire lei). Oggi Annalisa, mentre distribuiva i volantini che invitavano le persone a prendere parte all’assemblea, è stata fermata dal capocampo che si è rimangiato tutto e le ha negato la possibilità di fare l’assemblea. “serve l’autorizzazione del COM” (i nuovi nuclei amministrativi di una citta commissariata in cui le istituzioni locali non contano più nulla) le ha detto. Il com ovviamente l’ha rimpallata al DICOMAC (il comando centrale, la CASERMA dove risiede il sovrano Bertolaso e dove si terrà il G8), il DICOMAC le ha detto che l’assemblea non si può fare.Questa è una mattinata normale per chi a l’Aquila si batte per ricreare un minimo spazio di democrazia e di discussione. A Piazza d’Armi già ci era stato impedito più volte di entrare a parlare con i nostri concittadini, di svolgere attività di sostegno per la popolazione tipo la giornata di sport del 2 giugno, o perfino di dare volantini e megafonare all’uscita del campo. Proprio ieri Bertolaso nel suo primo incontro con i comitati (da notare che il primo momento di confronto avviene mentre a Roma si approva il decreto) aveva garantito che le assemblee si potevano tenere senza problemi; “però dovete dire la verità” aveva detto… LA VERITA CONTINUIAMO A DIRLA: A L’AQUILA CHIUNQUE PROVI A CONTESTARE L’AUTORITA’ DELLA PROTEZIONE CIVILE E DEL GOVERNO VIENE OSTACOLATO, SCHEDATO E OSCURATO CON OGNI MEZZO. I CAMPI SONO I NOSTRI QUARTIERI, LE TENDE LE NOSTRE CASE, E’ ORA DI RIPRENDERCELI E DI RIPRENDERCI LA NOSTRA CITTA’, CI VEDIAMO TUTTI SABATO ALLE 15 FUORI A PIAZZA D’ARMI. FORTI, GENTILI E INCAZZATI NERI.
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Ju studiu deju decretu
giovedì 25 giugno 2009 alle ore 6.59
Di LupoBiancomercoledì 24 giugno 2009 in DAL CAPOLUOGO L'Aquila, 24 giugno - Nun l'eru mai fattu ma dalla notte deju terremotu sò diventatu nu espertu de pulitica, de urdinanze e de decreti.'Na cosa nun so' ancora capitu. Perchè le urdinanze deju governu le tengo ji a retroà aju situ della proteziò civile. ma cuscì è... Ma n'atra cosa sò capitu, che la tilivisiò é meju nun vedella. Te ice tuttu quellu che nun te serve. E de quello che te serve, te lo ice tuttu sbagliatu.Allora sò comenzatu a penzà. Aj'inizziu é stata na fatica!!! A forza de guardà la tilivisiò ju cervellu s'erà arrugginitu tuttu. Però.. 'Na ote che dalle rutelle se ne jita via la ruggine, tuttu ju cerveju ha comenzatu a funzionà meglio e cchiù veloce.Allora so penzatu. Tutti ji jalli cantenu e tutti penzanu solo pè issi, sa che ji frega deji atri. Ji guai so di chi ji tè.Se te guardi la tilivisiò a L'Aquila va tuttu bonu. Ci hanno atu tuttu. Addirittura ci hanno portatu pure in vacanza. Nun sera mai vistu a nisciun'atru terremotu. E questo lo sa tuttu ju munnu: ji aquilani nun tengheno mutivu de lagnasse. Se sinti gli atri italiani so cunvinti che stemo tutti a nu albergu a 5 stelle a pijià ju sole. In più ce refarannu tuttu addirittura sembra le strai de oru. Ji hannu tantu convinti che hannu cuminciatu a di che ji aquilani ci hanno guadagnatu co ju terremotu.Pò ci sta jatru gruppu quiji atri che iceno che ji sordi non basteno, che nun se refanno nè le case nè ji munumenti.Ju primu passo, senza nformamme, é statu quello de penzà du cose in base aji du gruppi:1) Se tengheno raggiò quiji che diceno che nun ce stanno ji sordi.Se fusse cuscì e appoggio ji atri, alla fine me retrovo come Don Farcucciu senza vistiti e co na mani ne nnanzi e una narrete. Co' ju ca_ zu che se refanno le case e gli monumenti anzi se portanu via pure ji uffici e ji posti de lauro.2) Se tengheno raggiò quiji che diceno ce stanno ji sordi.Se tengheno raggiò quisti che iceno che refanno tuttu putirria pure ji bona. Però se strillo co'jatri se pò ottenè quarcosa de cchiù pè la città. O Mejo la città se ripija quello che hannu portatu via in tutti sti anni.Per non remanì come Don Farcucciu, e penzenno che dopo sarria statu troppi tardi pe reconna le pechere, me so ittu e lo so ittu pure aji atri.Intantu partecipo a tutte le manifestazziò perchè ji revoglio L'aquila.Perchè se tingu raggiò quiji de "nu ce stanno ji sordi" arminu provo a sarvamme casema.Se tingu raggiò quiji de "ji sordi ci stannu tutti" me so persu solu un pò de fiatu pe lo strillà. Però so proato a fa recresce nu poco di cchiù la città.Questu perchè ecco nun se parla di russciu o de niro. Ecco se parla de ricustruì L'Aquila che non nè ne roscia nè nera.Perchè la ricustruziò frega solo agli aquilani. Jatri de fore non sapeanu gnentei de stà città. Prima l'aquila nun stea nemmenu alla cartina deju tempu della telivisiò!!! Aju momentu della scossa hannu ittu ma do' ca_zu se troa? Chè stà all'esteru? Po hannu penzatu che ju terremotu s'era sintitu troppu forte a Roma e non potea stà cusci lontanu. So jiti su internette e hannu scoperto che stavamu ecco. Ca_zu hannu ittu, mo' come facemo?Penzemo pure che a vive a L'Aquila ci stemo noiatri, issi fra pocu manco ci penzanu cchiù. L'Aquila anzi é solu nu problema pecchè nun fà quatrà ju bilanciu. Menu se spenne mejo è. Finitu ju primu casinu nun fregherà chiù gnenti a nisciunu.Pè dillo co' poche parole é statu nu peccatu che ju terremoto se sintitu pure in Giappò co ji sismografi. Sennò, vistu che era nu problema, nemmeno lo iceano alla televisiò e nun se sarria cacciatu nemmenu nu centesimu.Quannu so fatti sti discorsi m'hannu ittu che eru cumminista. Che rallenteo chi laorea pè la ricustruziò. Avoglia a faji capì che la pulitica nun c'entrea che ji penzeo solo aju bene de L'Aquila e che le manifestazziò eranu senza bandiere. Comunque tantu hannu ittu, tantu hannu fattu, che alla fine mannu fattu ncazzà e mannu costrettu a studiamme tutti ji decreti e le urdinanze pe poteji fa capi quello che stea a succede.Mannu custrittu a legge!! A mi!!! A mi che me leggeo solu ji jornaletti perchè ci steano le figure!! Penza nu pocu!!! Mannu costrettu a nformamme sopra le cose serie prima de parlà pe non esse preso pè c_lo da tutti ji amici mè.Mannu costrettu addirittura a non vedemme chiù le ballerine alla televisiò ma a perde tempu pe penzà aji ca_zi me.E furtuna che lo so fattu!!! Sapissi quante cose so scoperte!! E tutti quissi che prima parleno come jie lo so raccuntato hanno ittu:non é pussibile. La tilivisiò ice tuttu diversu!ji so rispustu: frejò 'nformate!!! Leggete ji ducumenti nun te cree tuttu quello che te racconneno. La tilivisiò funziona co nojiatri come nu facemo co ji quatranitti picculi. Nu co ji quatranitti pe faji sta boni je raccuntemu nu sacco de cose, ji raccuntemo pure chè isiste la befana. Cuscì fa la televisiò co gli aquilani e ji italiani. Ji taliani sannu che pè L'aquila stannu arrià nu saccu de sordi ma leggennu le urdinanze me sembra diversu.Unu pè pijamme in giru ha provatu ha fa 'na battuta. Ma questa alla fine a fattu vinì ju dubbiu a tutti. La battuta che ha ittu é:se ji teneo raggiò allora se unu tenea 'na casa cò du nummeri catastali una è seconna casa. Vistu quello che diceo ji suju casinu delle seconne case e vistu che ji sordi sembra ce stannu solu pè la prima, se tà capì se stu cristu vò recustrui la parte dò magna o quella a dò caca e dorme. Stu cristu in futuru o magnea o cachea e dormea.Era na' battuta e tuti se sò messi a rie. Ma dopu ha fattu penzà tutti. ha 'nnescatu ju dubbiu. Dopu che nun semo durmitu quarche notte pè ju penzieru che ce potea sta quarche cosa che non jea, se semo organizzati. Se semo organizzati pè studià la questiò.Ce 'ncuntremu tutti ji jorni, tutti 'nzieme sottu aju arberu de piru di fronne alla ex casa de Giovanni pè studià l'urdinanze e pe sarvasse ju futuru nostru. Pè vedè co ji occhi nostri se ce stannu a 'ncu_à.Semo partiti dalla coa perchè penzavamu de fà prima. Perciò semu provatu a legge le urdinanze che tingu ji moduli pe chiede ji sordi pe ricustruì. Pò semo capitu che servea pure ju decretu perchè ji sordi stannu scritti in quistu. Le urdinanze dicono solo come si tingo addoprà quiji stabiliti daju decretu.Ma ce semu subitu accurti pure che quarche atra nun ce quadrea.Non é ancora chiaru, ma mesà, sottu sottu ci sta la frecatura. Semo joranti e ci mettemo tempu pè capì. Ma quarche cosa, che non và, ci stà.Ju modellu delle urdinanze pè chiede ji danni é facile. Se tà mette solo quarche crocetta e rimpì du campi. Quello che nun rescemo a capì e pèrchè pe' ji casi nostri sembra non ci stingo ji posti pe le crocette. N'atra cosa é che leggennu gli articuli sembra che ce reanno solu na parte e no tuttu.Co' ji terremotu ju ghhiù furtunato é statu Pietru. Ha avutu la casa danneggiata ma de classe A.Ha scopertu nell'urdinanza che po pijà massimu 10.000 euro anche se cumprensivi di IVA e progettu. Ma da n'articulu dell'urdinanza sembra che gli sordi per reagli alla gente tingu vinì daju CIPE e daji risparmi che ce stanno se le persone abbandonanu le tende e tornenno alle case. Mo' Pietru, che secondu me é iscitu de testa, gira pè ju campu dicenno a tutti de rentrà cuscì a issu forse quarche cosa gli arriva e é ncazzatu niru co queji degli alberghi che custeno pure de chiu. E j'articulu 10 j'a missi sopra le spalle sè.Giovanni nun tenea na lira e ha fattu nu mutuo al 100%, ci ha fattu rentrà pure ji mobili e ju notaiu, pè nu totale de 200mila euro. Mo tè na casa dà dimulì. Leggennu ji articuli n'giru sembra che po' revenne all'agenzia co nu massimu de 150mila euro.Sembra che ji sordi pè fa questo vingu daji gratta e vinci. Ma se fosse cuscì doppu che ha revennutu tuttu all'agenzia e é statu aiutatu remane co nu debbitu de 50.000 euru e senza casa. Stemo ancora a apprufundì perchè se fosse cusci pe Giovanni sarria drammatica. Ju affittu da pagà e nù debitu de na casa revennutà sottucostu. E tà pure pregà che se venneno sti benedetti gratta e vinci senno ji debitu é ancora chiù rossu. Mo quarcunu dice che forse stemo a studià la prima ipotesi. Ma pe noiatri carta canta. Stemo a comunque a cercà la variazzio pè potè vede se nun ce sta quarche atra cosa sotto. Se nun trovemo la smentita pè giovanni so ca_zi.Pò ci stanno ji dubbi sulle seconde case, che sembranu seconde ma invece so prime. Sembra nu casinu come la so ittà ma me spiegu.Ju fiju de Francu se compratu na casa pè sposasse. ma non c'era ancora jitu perchè ancora nun se sposa. Mò questa chèe è? Se é seconda casa so ca_zi.Ju cognatu de Peppe s'é separatu. S'era recompratu casa ma ancora tenea j'indirizzo vecchiu. Mò questa chèe è? Se é seconda casa so ca_zi. Stu poeracciu nemmeno era riscitu a avè ju scontu dell'iva perchè tenea ancora la prima e quinni nemmeno é scrittu sopra ju attu de compera.Giuseppe tè n'atru dubbiu. Prima era nu signore vivea a nu beju cunduminiu, fore daju centru. A stu cunduminiu però ce steanu du che eranu compratu solo pe ji studenti. Addirittura una era na terza casa. Che tà fà stu poeracciu? Quiji du' tincu già ju problema che hannu persa la prima, penza se vunnu refà la seconda pè la quale sembra nun ce stannu ji sordi. Ju dubbiu è vo vedè che pure Giuseppe tà fa come Giovanni e remanì co ju debitu e senza casa?Stemo pure a cercà de capì che ta' fa Giovanna la figlia de Pietru che lavorea pè gli turisti. Pure su questo ci stà da capì. Nun se capisce perchè, se ci stannu ji sordi, ji stranieri si tingu adottà ji principali munumenti. Infatti ji 44 so ji chiu importanti, basta legge ju elencu. Pe ji atri munumenti chiù picculi nun se ice neinte. Eranu pure tanti, si ice fra 1000 e 2000. Se ice pure che gli danni so pe 3.000 milioni e ce ne stanno, sembra, solu 69.Vo vedè che sta pora figlia ta ji a laorà fore. Vo vedè che all'esteru a Dresda doppu la guerra hannu ricostruito tutta la città storica a partì dalle fotografie e ecco non lo vunnu fà? Diceno che é difficile a recostruì L'Aquila. Eppure a Dresda l'hannu fattu. Mo stemo a penzà che ca_zu ci sta di diverso a L'Aquila pe non potesse fà'. Forse é chiu difficile perchè lL'Aquila é chiù piccola oppure che non se vò fà? E in tar casu vaffanc_lo pure all'economia deju turismu. Quellu che non se po' portà via ci passanu co'na ruspa sopra perchè custa menu.Stemo ancora a laorà, a studià pè capì che stà a succede e se ce stemo a sbaglià. Potete participà tutti anzi é mejo, chiu semo a penzà mejo é. Però nu già stemo 'nnanzi co ju studiu. Allora a chi vo vinì icemo che è meglio che se remette 'mparu prima da solo alla tenda sè. Pò, po' vinì. Sennò perdemo tutti tempu.Però mo gli compagni mè, se stanno a remozzecà ju tutiglio pe' non esse vinuti alle manifestaziò. Pure issi mo icono che chi ci stea non era di nisciunu colore. Se so tarmente cunvinti che mo vunnu pure sapè quannu ci sta la prossima pe potè sveglià gli atri.Se so accorti che chi manifestea eranu solu pori cristi che rivindicheno ju dirittu de esse trattati come quigli atri pori cristi terremutati dell'Umbria, dell'Irpinia e deju Friuli. Chi manifestea vò ricustruì come quissi atri. Non sentisse di ice che gli atri hanno fattu tutto e chiu bellu di prima. Che issi so stati capaci de fallo co' ji sordi e gli aquilani nu so capaci de fallo senza sordi e senza postu de lauru che pure ce voleno portà via co j'articulu 11 dell'ordinanza me sembra della rejjo.Comunque ve aspettemo sottu aju piru pe potè studià. Conviene studià perchè come ice ju cacciavite é na' vitaccia.Scuseteme pè l'Aquilanu 'mperfettu ma ecco tretteca tuttu, e me manca pure ju tempu perchè tengo pure studià. La prossima ote giurò scrierò mejio.Comunque icono che ju terremotu é passatu ma jenotte sè svejiata pure la fajia dejiu Gran Sassu 4.6 alle 22:58:40. Pensete un pò ci hannu riittu pure alla tilivisiò. L'hannu riittu come se ji jorni arrete non avesse trettecatu e erano solu ji aquilani cuscì cacas_ttu da nun volè rentrà alle case!!!!(L'articolo é di solo fantasia, i nomi riportati sono anche essi di fantasia. Coincidenze con fatti veri sono una pura casualità)LupoBianco
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TERREMOTO: DAVICO AI SINDACI, RIAPRIAMO SUBITO I MUNICIPI
mercoledì 24 giugno 2009 alle ore 18.03
(ASCA) - L'Aquila, 24 giu - Riaprire subito i Municipi; fare in modo che la macchina riprenda a funzionare; studiare, caso per caso, forme di anticipazione di cassa; dinamicizzare i rapporti tra Enti locali e Ministero; aprire uno Sportello che metta in contatto amministratori locali e Stato. Sono alcune delle proposte lanciate stamane dal sottosegretario di Stato, Michelino Davico, nel corso di un convegno sulla ripresa delle attivita' nei Comuni colpiti dal sisma, in svolgimento all'auditorium della Carispaq dell'Aquila.
Davico, dopo aver stretto la mano ai numerosi sindaci del cratere, e non, presenti, ha esortato ''a rimettere al centro dell'attenzione la figura del primo cittadino''. ''Fare il sindaco a Milano o Torino - ha detto - e' forse piu' semplice che farlo in un piccolo paese, dove tutti ti conoscono, anche perche' hai suonato tutti i loro ''campanelli elettorali'''.
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messa in sicurezza centro storico
martedì 23 giugno 2009 alle ore 9.20
Le scosse di questa notte, dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che occorre provvedere ad un ESTESA, URGENTE E GENERALIZZATA messa in sicurezza dei fabbricati del centro storico, se non si vuole che i danni si estendano e si aggravino sempre più, sia a causa delle inevitabili probabili ulteriori scosse, sia per le piogge ripetute.
Per questo, la Protezione civile DEVE consentire l’afflusso massiccio di CENTINAIA di tecnici VOLONTARI e di DECINE di imprese, da mettere a disposizione dei proprietari di case, per eseguire demolizioni di parti pericolanti e protezione con puntellamenti e impermeabilizzazioni.
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Massimo G.
Credo sarebbe importante anche, come chiedevano i manifestanti del 30 maggio, per permettere alla gente di riprendersi i luoghi.La riapertura di pochi metri di Corso, se venduta come "gli aquilani ritrovano la normalità" (dai titoli di un GR) è un inganno; la riapertura progressiva di parti del centro storico, anche se puntellate, può restituire agli aquilani alcuni luoghi d'incontro e rassicurarli che si intende conservarli.
Pensa poter andare a farsi un bicchiere ajju Boss...!
24 giugno alle ore 9.07 ·
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Adriano D.B.
esattamente così. l'attuale unico luogo vero di aggregazione urbana è il baretto alla villa. il resto è suburbio. occorre riconquistare qualche piazza: perchè no collemaggio, porta bazzano, porta castello o fontesecca?
24 giugno alle ore 10.48
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da "il Centro" - 19 giugno
Gli aquilani riconquistano un pezzettino della loro città. Da domenica prossima, 21 giugno, sarà infatti di nuovo percorribile il tratto di strada che dalla Villa Comunale porta a Piazza Duomo. Il cuore del centro storico sarà dunque di nuovo accessibile, con possibilità per gli esercizi dichiarati agibili, di riprendere l'attività. L'annuncio è stato dato ufficialmente dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. “Pensavo di poter ottenere l'isola pedonale in modo diverso - ha detto Cialente, sottolineando il fatto che arrivare alla piazza sarà prerogativa dei pedoni -. Nessuno, se non gli aquilani stessi, può capire quanto questa notizia sia importante. Abbiamo sofferto tanto la mancanza di punti di riferimento e di ritrovo, per cui la riapertura del centro va presa in tutta la sua valenza sociale”. Da domenica, dunque, il centro rimarrà aperto dalle 11 alle 22; ci sarà un contingentamento delle persone in transito, a discrezione dei Vigili del fuoco; un servizio d'ordine della Polizia garantirà l'afflusso; transennati i palazzi vicini già tutti in sicurezza. Cialente ha altresì garantito che forse, durante l'estate, si potrà di nuovo vivere lo storico Corso, nel tratto che porta a San Bernardino. ''E' sicuramente un grande segnale di fiducia - ha aggiunto il sindaco -. Anche se l'invito è quello di non essere imprudenti, cercando di entrare in vicoli o in zone ancora interdette”. Per raggiungere piazza Duomo si potrà parcheggiare al terminal bus di Collemaggio, sebbene per rimettere in sesto il tunnel sotterraneo che conduce al centro saranno necessari lavori per circa un milione e 800 mila euro. Allo studio anche un servizio di bus navetta. Cialente, nel corso dell'incontro, si è però detto “ convinto che non ci siano i tre miliardi per ricostruire gli immobili soggetti a tutela”. Domenica all’Aquila per la riapertura ci sarà anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che assieme al capo della protezione civile, Guido Bertolaso, farà un sopralluogo in centro e un punto della situazione a 80 giorni dal sisma sull'avanzamento dei lavori di ricostruzione.
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Daniela B.
un filo di speranza, ma anche tanto dolore nel vedere il disastro in centro..
19 giugno alle ore 17.14 ·
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...da 3e32 ....
giovedì 18 giugno 2009 alle ore 17.09
Il 16 giugno è una data che ricorderemo a lungo: il giorno in cui gli aquilani si sono ripresi, strappandola di mano ai grandi poteri, voce e dignità. La notizia della manifestazione ha riempito le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali ed è apparsa su molteplici testate internazionali, europee e statunitensi, persino in Nuova Zelanda. Non abbiamo ottenuto per ora quello per cui siamo scesi in piazza: le modifiche al decreto Ammazza Abruzzo. Il dott. Straguadagno (il nome la dice lunga) ha ricevuto dentro Montecitorio cinque rappresentanti dei comitati per far finta di ascoltarli e alla fine dire loro che hanno già deciso tutto. Ma il risultato che conta davvero è quello di scoprirci capaci di bucare il muro di silenzio nel quale hanno provato in ogni modo a rinchiuderci. Per organizzare la manifestazione abbiamo superato difficoltà enormi: la Protezione Civile ha vietato per settimane assemblee cittadine nella maggior parte delle tendopoli, la distribuzione di volantini, la possibilità di sopperire a questi divieti informando da fuori le reti di cinta con i megafoni. Nonostante questo la mattina del 16 maggio dall’Abruzzo sono partiti 14 autobus. Autobus pieni, da L’Aquila e dalla costa. Autobus autofinanziati, in parte con i fondi raccolti da comitati cittadini in parte dai manifestanti stessi. A questi si sono aggiunti gli aquilani venuti in modo autonomo dall’Abruzzo e quelli temporaneamente residenti a Roma, più tantissime persone solidali con noi (universitari, precari dell’INGV, alcuni vigili del fuoco, ecc). Eravamo più di 1500 persone. La notizia è stata riportata correttamente e con molte prime pagine da Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Centro, Il Messaggero, Il Manifesto, Liberazione, L’Unità, Il Sole 24ore e tanti altri. In più tantissimi link di testate internazionali:Wall Street Journal: http://online.wsj.com/article/BT-CO-20090616-711798.htmlDW-World.de: http://www.dw-world.de/dw/article/0,,4336230,00.htmlEuronews:http://fr.euronews.net/2009/06/17/la-colere-des-rescapes-de-l-aquila/The Washington Post: http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/06/16/AR2009061601224.htmlTV.NZ : http://tvnz.co.nz/world-news/italy-quake-survivors-protest-reconstruction-2787321Earthtimes: http://www.earthtimes.org/articles/show/273469,earthquake-refugees-protest-in-italy.htmlsolo per citarne alcuni. Ora, a chi avesse avuto la malaugurata idea di leggere un giornaletto chiamato il Giornale, avrà trovato un articolo dal titolo: “E adesso la sinistra usa anche i terremotati: in 600 dall’Abruzzo bloccano il traffico per protestare contro il governo. Tra loro esponenti dell’opposizione che cercano di cavalcare il dramma del sisma. Ma la risposta gli abruzzesi l’hanno già data alle urne”).Cara giornalista Maria Giovanna Maglie, il suo lavoro è riportare i fatti. Può avere opinioni di vario genere in proposito, ma se modifica i fatti il suo lavoro viene meno, e dovrebbe dedicarsi ad altro. Le riporto di nuovo il comunicato sulla manifestazione. Da giornalista avrebbe dovuto leggerlo attentamente:http://www.ilcapoluogo.com/e107_plugins/content/content.php?content.16784 . Quello che è successo il 16 per noi aquilani è stato un piccolo miracolo. A due mesi dal sisma in cui abbiamo perso parenti, amici, case, lavoro e l’intera città, siamo riusciti ad organizzarci superando infiniti disagi e a portare i nostri veri bisogni (VERI, non quelli che per due mesi ci hanno messo in bocca senza chiederci nulla) e a gridarli sotto al palazzo di un Governo che dal 6 aprile scorso ci strumentalizza senza sosta, che rifiuta di restituirci la nostra città, che continua a fare da padrone e a farci sentire ospiti nella nostra terra. Non c’erano bandiere di partito in piazza. Ai sindaci del cratere sismico abbiamo chiesto di togliere la fascia, a ricordare senza possibile ombra di dubbio ai giornalisti come lei che la manifestazione era dei cittadini, non dei partiti né delle istituzioni. L’hanno indossata solo nei momenti di tensione per tutelarci, previo nostro consenso. In piazza non c’era né la destra né la sinistra, c’erano cittadini esausti ed arrabbiati, con le idee chiare, pieni di orgoglio per una città doppiamente devastata dal sisma e dalla malapolitica. Lo striscione che apriva la manifestazione era “Forti e gentili sì, fessi no.” Dov’era lei quel giorno, che ha avuto il coraggio di darci dei fessi ancora una volta? Pensa davvero che gli aquilani siano delle patetiche sagome monodimensionali? Manipolabili da una sinistra che porta in piazza dei poverelli inermi? Non ha mai pensato che ci stavano manipolando durante la campagna elettorale? Facile manipolare quando i media riportano soltanto le passerelle e le parole dei potenti. Questo non le è venuto in mente negli ultimi due mesi? Si ricordi che è per puro caso se lei non è dall’altro lato del corteo. Una mera casualità geografica, un lungo respiro di 20 secondi. Quelle persone potevano essere lei, i suoi familiari, i suoi amici, tutte le sue arroganti certezze. Le ricordo inoltre che la nostra città ha avuto il 72% di astensioni alle elezioni europee. Definirlo un successo elettorale è davvero imbarazzante per tutti noi. Qui destra e sinistra non significano più nulla. Noi continueremo a lottare per il 100%. La ricostruzione, la partecipazione dei cittadini e la trasparenza sono le uniche cose che ci interessano. Le chiacchiere da salotto sulla destra e la sinistra le lasciamo a gente come lei, che il salotto ce l’ha. Qui ci sono persone che pisciano da più di due mesi nei bagni chimici e lo faranno ancora per moltissimo tempo.A questo striminzito codazzo aggiungiamo anche Libero e il Tempo. L’Ultimo caso è ancora più grottesco. Il Tempo d’Abruzzo riporta correttamente la manifestazione come evento spontaneo dei terremotati (“Gli aquilani traditi ed umiliati. La protesta danvanti Montecitorio non fa cambiare idea al Governo”). Sulla testata nazionale si legge invece della fantomatica manipolazione. E’ evidente che al Tempo d’Abruzzo gli articoli li scrivono gli Abruzzesi, che ad inventare menzogne sulle proprie tragedie ogni tanto non ce la fanno proprio. Roba da ridere, se solo ci fosse ancora da ridere. Ringraziamo quindi tutti gli organi di stampa che hanno fatto il loro lavoro, ovvero RIPORTARE I FATTI, che per fortuna sono stati la maggioranza.Ci vediamo il 27 giugno al Dicomac, sotto la Guardia di Finanza dell’Aquila, sempre di più forti, e sempre meno fessi.
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visita n. 14
mercoledì 17 giugno 2009 alle ore 17.08
Preturo, allontanate le telecamere per l'arrivo di Berlusconi16:45 Il premier è arrivato all'Aquila. L'elicottero di Silvio berlusconi è atterrato all'aeroporto di Preturo. Il premier da qui raggiungerà in auto la caserma della Guardia di finanza di Coppito.16:41 Il Decreto Abruzzo sarà approvato la prossima settimana. Slitta alla prossima settimana il voto finale sul decreto legge sugli interventi per la ricostruzione dell'Abruzzo dopo il terremoto. In base ad un accordo tra i gruppi parlamentari, oggi saranno ultimate le votazioni sugli emendamenti al testo, dopodichè verranno illustrati gli ordini del giorno. Al voto finale si dovrebbe, dunque, giungere martedì.16:38 L'elicottero di Silvio Berlusconi sta atterrando. Comincia la 14esima visita di sivio Berlusconi nellìAbruzzo colpito dal sisma del 6 aprile scorsp. L'elicottero che porta da Roma il presidente del Consiglio sta atternado in questi momenti all'aeroporto di Preturo.16:32 Il nuovo programma della visita. In base alle informazioni in nostro possesso questo è il nuovo programma della visita di Silvio Berlusconi all'Aquila. Il presidente del consiglio, dopo aver sorvolato alcune aree dove sono in corso i lavori per la realizzazione delle casette antisismiche, atterrerà in elicottero all'aeroporto di Preturo. Da qui raggiungerà la scuola della Guardia di finanza di Coppito. Qui incontrerà gli imprenditori che hanno vinto la gara d'appalto per la ricostruzione, i vertici del centrodestra abruzzese. Non è stata invece ancora confermata la prevista conferenza stampa. Il racconto di Enrico Nardecchia 16:25 Tensione a Preturo, le forze dell'ordine allontanato i giornalisti dall'aeroporto. I giornalisti, i cameraman e i fotoreporter che si trovavano all'aeroporto di Preturo (L'Aquila) in attesa dell'arrivo di Silvio Berlusconi sono stati allontanati e identificati dalle forze dell'ordine. Il premier dovrebbe atterrare nello scalo aereo che sarà potenziato e adeguato per il G8. Le forze dell'ordine hanno giustificato l'allontanamento per motivi di sicurezza. 16:14 Il premier non visiterà, ma sorvolerà le zone terremotate. In base alle informazioni in nostro possesso, Silvio berlusconi non sosterà nelle zone terremotate ma si limiterà a sorvolarle in elicottero. Il ceivolo atterrerà poi nel piazzale della caserma di Coppito dove il presidemte del Consiglio incontrerà i rappresentanti del centrodestra abruzzese.16:08 Berlusconi parte per L'Aquila. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha lasciato Palazzo Grazioli per dirigersi a L'Aquila, dove è atteso per un sopralluogo nelle zone colpite dal terremoto, anche in vista del prossimo G8.16:05 Si attende l'arrivo del premier. Il presidente del Consiglio sta per arrivare a L'Aquila per la sua 14esima visita dal sisma del 6 aprile. Berlusconi torna nel capoluogo dopo la giornata di tensione di ieri a Roma con il sit-in degli sfollati davanti a Montecitorio e il corteo nelle vie del centro e sotto la sua residenza romana. Il programma prevede alle 16:30 un incontro nella sede della Guardia di Finanza a Coppito e un sopraluogo sui siti delle piattaforme antisismiche per le case definitive della città nuova. Ossia la soluzione che meno piace agli aquilani che invece vorrebbero che la ricostruzione partisse dal centro storico.
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Adriano D.B.
.....ormai "sorvola" la città nuova....
17 giugno alle ore 17.09 ·
Antonio D.G.
Guarda che dall'aeroporto alla caserma sono 5 minuti a piedi. Il povero presidente chiodi dice che c'è malcontento perchè ci sono le elezioni a novembre, e non sa che il bugiardone disturbato nazionale è in perenne campagna elettorale. Se lo immagina, chiodi, sentire il vecchio 73enne disturbato parlare di problemi reali del Paese e dei terremotati. A botte di propaganda si va avanti, caro presidente chiodi
17 giugno alle ore 18.30 ·
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Terremoto: lo SPI CGIL denuncia, a L'Aquila nelle tendopoli è emergenza anziani
mercoledì 17 giugno 2009 alle ore 12.50
Da un'inchiesta di LiberEtà emerge che il 70% della popolazione che vive nelle tendopoli ha più di 65 anni
Una doppia denuncia civile - senza alcun elemento polemico o strumentale - per accendere un faro, e richiamare nello specifico l’attenzione del governo, sulle condizioni di vita nelle tendopoli a L’Aquila e, in particolare, su quelle degli anziani. Mentre, infatti, a Montecitorio, in concomitanza con l’avvio dell’esame alla Camera del decreto Abruzzo, i cittadini abruzzesi promuovevano un sit-in di protesta per chiedere al governo più trasparenza e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, in Corso d’Italia la CGIL e lo SPI presentavano l’inchiesta denuncia, promossa dalla rivista del sindacato dei pensionati LiberEtà, sullo stato in cui versano gli anziani nelle tendopoli.
Un attento lavoro di analisi e di censimento, quello promosso da LiberEtà, condotto attraverso i campi di Coppito, Centi Coltella, Piazza D’Armi, Colle Maggio, Stadio del rugby, Colle Rojo. E ancora, nelle cinque tendopoli di Paganica, in quella di Monticchio e ad Onna. Sulla base di dati forniti dalla Protezione civile, è emerso che il numero totale di persone accampate nelle tende è di 26.841 unità. Di queste sono oltre 4mila gli anziani in tenda con più di 75 anni. Ma il dato più preoccupante che esce fuori dall’inchiesta è che, secondo il Dipartimento di prevenzione della Asl di L’Aquila, la percentuale di persone con più di 65 anni che vive nelle tendopoli arriva al 70 per cento. Un dato facilmente spiegabile: mentre i giovani e le persone in età da lavoro hanno travato sistemazione altrove, gli anziani non sanno dove andare.“Sono passati due mesi dal terremoto - ha denunciato la segretaria generale dello SPI, Carla Cantone - siamo molto preoccupati delle condizioni in cui versano le persone e, ancor di più, ci preoccupa l’estremo e drammatico disagio che vivono le persone anziane nelle tendopoli”. Ed è l’inchiesta di LiberEtà a darci una misura del disagio. Le tendopoli, infatti, si stanno trasformando in un enorme ‘cronicario’ a cielo aperto. Gli anziani vivono in uno stato di profonda prostrazione, disagio e spaesamento. I campi costringono le persone a vivere insieme, eppure in un profondo stato di solitudine e di depressione. Si perde ogni tipo di intimità, si perde ogni idea di futuro: molti anziani si stanno lasciando morire. Ma è l’allarme sanitario a preoccupare la CGIL e lo SPI: gli sbalzi di temperatura in tenda stanno provocando molte bronchiti e casi di broncopolmonite, frequenti e preoccupanti sono i casi di disidratazione. Alla luce di questo allarme, Cantone ha chiesto “interventi sanitari immediati, un rafforzamento di quelli psicologici, ma sopratutto serve togliere immediatamente dalle tende i non autosufficienti: sia data loro la priorità nell'assegnazione degli alloggi che verranno”.“La nostra vuole essere una denuncia civile”, ha spiegato il segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, nella consapevolezza “che il problema non è facilmente risolvibile”. Con questa inchiesta, ha aggiunto, “vogliamo sollecitare il governo ad adottare misure urgenti che mettano al centro gli anziani: questi devono avere la priorità in una nuova sistemazione e vigileremo affinché questa denuncia non cada nel vuoto”. La CGIL chiede perciò di adottare misure urgenti. Tra queste il trasferimento degli anziani in condizioni abitative più sicure e dignitose, dando loro la possibilità di vivere insieme ai propri coniugi per ricostruire le relazioni familiari che altrimenti rischiano di disgregarsi. Ed è l’inverno a preoccupare: con l’arrivo del freddo molti di loro potrebbero non farcela a sopravvivere. “La situazione è gravissima - ha aggiunto la leader dei pensionati -, bisogna togliere gli anziani dalle tende e dargli una sistemazione più dignitosa nello stesso territorio dal quale non vogliono separarsi”. Ma il sindacato non si limita a lanciare la ‘emergenza anziani’. È in prima persona coinvolto sul territorio in supporto della popolazione. Oltre, infatti, a gestire il campo di Coppito e a dare assistenza anche ‘burocratica’ alla popolazione con gli ‘uffici volanti’, lo SPI ha avviato una sottoscrizione che ha raccolto 500mila euro per la realizzazione di una struttura sociale. Ma oltre questo, ha concluso Cantone, “adesso c’è solo da fare e fare in fretta”.
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Daniela B.
gli anziani stanno vivendo un dramma e se anche sono ospitati negli alberghi, soffrono molto ci vorrebbe anche un supporto psicologico, assistenti sociali che vigilino sugli anziani da 75 anni in poi...
17 giugno alle ore 18.16 ·
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a proposito di informazione
lunedì 15 giugno 2009 alle ore 15.45
Cronache (di un cittadino attivista) dall’Assemblea dei Comitati a Roseto degli Abruzzida Il Capoluogo.it
Ore 18.00 del 14 giugno 2009, è prevista al Palazzetto del Mare (orripilante costruzione sul lungomare di Roseto, non me ne vogliano i locali!) la prima Assemblea dei concittadini residenti sulla costa indetta dalla Conferenza dei Comitati sorti dopo il sisma del 6 aprile u.s..(..........)Inizia l’Assemblea, senza formalismi; i singoli rappresentanti introducono l’oggetto dell’Assemblea, la presentazione della grande Manifestazione di protesta indetta dalla Conferenza dei Comitati a Roma dinanzi a Montecitorio il 16 giugno ad ore 13,00, allorché verrà votata in seconda lettura alla Camera la conversione in legge del Decreto-legge Abruzzo, allorché verrà deciso, in termini economici, il nostro futuro, quello della Città di Aquila.
Devo riconoscere che i toni sono abbastanza “incazzati”, ma non mancano le proposte, peraltro già identificate e condensate con lungimiranza (quella che è invece mancata alle istituzioni – Regione, Provincia, Comune - quando hanno avallato con la loro firma il progetto C.A.S.E. proposto dal Governo e la relativa localizzazione, materializzata dai due supertecnici speciali del Comune, quelli che sanno fare un P.R.G. in due giorni) sin dai primi giorni di maggio nell’iniziativa “100% Ricostruzione (contributi a fondo perduto per 100% dei danni con finanziamento diretto ai cittadini, collocazione di alloggi temporanei rimovibili in luogo di C.A.S.E. per garantire la temporaneità delle sistemazioni e l’immediato smobilizzo degli attendamenti), Trasparenza (pubblicazione di tutte le spese della Protezione Civile – nazionale, regionale, provinciale, comunale – per controllare l’assenza di sprechi nelle spese correnti, quelle più soggette a manovra), Partecipazione (alle scelte, attraverso la partecizione al processo di formazione delle decisioni, attraverso l’informazione e contro la disinformazione)”.
Particolare attenzione viene posta prorio sulla delicata trattazione della (dis)informazione sistematicamente messa in campo dagli organi di informazione della Protezione Civile e governativi (tutto va bene, tutto riapre, la città è ripartita, i campi e le tende stanno smobilizzando, le C.A.S. E. saranno così belle che vorrete rimanerci!); beh, in effetti a scorrere i comunicati e il sito della Prot.Civ. nazionale, sembra più di legge comunicati del Min.Cul.Pop. o veline del vecchio regime sovietico!E guardate, è proprio questo tipo di informazione che ha fermato la catena di solidarietà nazionale, che fa pensare a tutti coloro che non hanno visto le vere immagini di Aquila che da noi sia tornata la normalità, che siamo tutti comodamente nelle nostre case agibili, che ci farà probabilmente apparire alla manifestazione di martedì 16 come un popolo che non si accontenta ma cerca di speculare sulla propria disgrazia!
Oddio, sono passati circa trenta minuti (solito ritardo della politica dei partiti) e sono arrivati anche due rappresentanti delle istituzioni locali, il cagnanamiternese d.o.c. Capogruppo al Comune di Aquila del P.D. Piero Di Stefano e il Dott.Moroni (Consigliere o Assessore al Comune di Aquila? Non riesco davvero a ricordarlo, tanti sono i ruoli che ha ricoperto nel tempo nella nostra istituzione!), come mai qui? Forse sono sfollati sulla costa?
Chiedo risposte ai presenti; mi chiariscono che da quando sono sorti i comitati la politica dei partiti (che, non so se avete notato, sono letteralmente spariti) ne segue con attenzione la evoluzione e spesso (bontà loro, almeno questo è positivo) ne segue la iniziativa; in buona sostanza i due sono identicati quali spie (nel senso buono del termine) dei partiti!
Bene, l’Assemblea prosegue, gli interventi del pubblico si susseguono, l’iniziativa viene sostenuta da tutti, tutti tengono a marcare la differenza con le iniziative delle Istituzioni, che sono chiamate a svolgere attività istituzionale e non di protesta (secondo la costituzione le istituzioni governano, non protestano, e se protestano lo fanno rimettendo il mandato, o perché non più capaci di raggiungere lo scopo o perché impossibilitate a farlo per fatto altrui!)L’assemble si conclude (tutti presenti sino alla fine, il pubblico prima di tutti) solo alle 19.30 e solo perché incombe la ncessità di lasciare spazio ad una conferenza, che aveva prenotato anch’essa gli stessi locali.Ed allora, tutti a Roma martedì 16 giugno ad ore 13.00 dinanzi a Montcitorio, lì si deciderà il destino di Aquila, il nostro futuro, il Tuo futuro, non puoi mancare, alza la Tua voce ora o mai più!
P.S.: Stamane 15 giugno al TG Radiorai nazionale delle 7,30 ascolto il giornalista che presenta la manifestazione di domani; pare, lui dice, che sia organizzata dal presidente della Provincia di Aquila; pare ma così non è, l’equivoco perdura, forse perchè neppure i mezzi di informazione si capacitano che in Italia, guarda caso proprio a L’Aquila Città terremotata, possa nascere e crescere qualcosa che non sia controllato dalla politica!
Bene allora il Comunicato Stampa della Conferenza dei Comitati, che mi limito a riportare integralmente:
“L’Aquila, 15 giu- La Conferenza dei Comitati nati dopo il sisma del 6 aprile 2009 a L’Aquila, in esito alla notizia lanciata questa mattina da un organo di informazione nazionale, secondo cui la Manifestazione che si terrà in data 16 giugno p.v. ad ore 13.00 a Roma dinanzi Montecitorio, deve precisare che:
- la manifestazione è stata indetta ed organizzata esclusivamente dalla Conferenza dei Comitati, che ne ha curato i particolari e sostenuto autonomamente le spese organizzative, nell’ambito della operazione “100% Ricostruzione, Partecipazione, Informazione”;
- la manifestazione è assolutamente apartitica e non saràconsentia l’esposizione di bandiere e simboli di qualsiasi parte politica;- molti rappresentati istituzionali hanno richiesto alla Conferenza di poter partecipare alla protesta e sono stati autorizzati in tal senso a condizione che si spoglino della veste istituzionale e dei relativi segni di rappresentanza e confluiscano all’interno del corteo come comuni cittadini;-qualsiasi forma di diversa partecipazione alla manifestazione ad opera di rappresentanti istituzionali sarebbe pertanto ritenuta una forma di sciacallaggio;- nel corso della manifestazione saranno autorizzati a rilasciare dichiarazioni ufficiali esclusivamente i rappresentanti designati da ciascuna associaizone aderente alla Conferenza
Al fine di evitare di ingenerare equivoci nella pubblica opinione si ritiene pertanto di aver evidenziato a tutti i mass-media in indirizzo - con preghiera per l’oggi e per il futuro di tener ben presente e ferma la distizione tra iniziative partitiche o istituzionali e iniziative della Conferenza dei Comitati - che la Manifestazione non ha visto alcuna forma di organizzazione da parte di politici nazionali, regionali, provinciali, comunali o locali.”
Abele
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Martedi 16 giugno - Montecitorio
domenica 14 giugno 2009 alle ore 16.39
SIT-IN DEI COMITATI DEI CITTADINI TERREMOTATI, SFOLLATI E ACCAMPATI: SAREMO TUTTI DAVANTI IL PARLAMENTO DOVE STANNO DECIDENDO IL NOSTRO FUTUROMARTEDI’ 16 GIUGNO ROMAPIAZZA MONTECITORIO ORE 12:00TUTTE E TUTTI IN PIAZZA PER L’ABRUZZOCHIAMATA A ROMA PER I COMITATI CITTADINI, GLI AQUILANI SULLA COSTA E NELLE TENDOPOLI, LE CITTADINE E I CITTADINI SOLIDALI CON LA NOSTRA CITTA’, SCIACALLATA E SVENDUTA.PORTATE TENDE LEGGERE, CUSCINI E SACCHI A PELO. LA TENDOPOLI LA PORTIAMO IN PIAZZA.100% ricostruzione - non siamo terremotati di serie B!Questo Parlamento deve garantirci la riparazione di tutti i danni, così come promesso nei proclami televisivi. Contributi che coprano il 100% dei danni effettivamente subiti non solo da tutte le case, ma anche dalle attività produttive, culturali, etc.. non un centesimo più non un centesimo di meno. Finanziamenti in tempi certi e a fondo perduto. Ora servono soldi non giochi di prestigio.100% partecipazione - città e paesi li ricostruiamo noi!La cittadinanza deve essere coinvolta in TUTTE le scelte che riguardano il presente e futuro della ricostruzione. Basta con le scelte imposte dall’alto da chi non sa nulla di noi e di cosa vogliamo!100% trasparenza - ogni centesimo che passa deve essere reso pubblico!Le spese e i finanziamenti, tutto deve essere rendicontato e reso pubblico in internet, entrate e uscite fino alla singola fattura cominciando proprio dalla gestione della Protezione Civile, da ora fino alla fine della ricostruzione. Vogliamo sapere a chi stanno andando i soldi veri perchè gli Aquilani ancora non vedono un centesimo!· 100% dignità - fuori dalle tende!Un piano che prevede di lasciare per mesi, al caldo dell’estate e al freddo dell’autunno (dell’inverno?) decine di migliaia di persone, più che una missione impossibile è una missione sbagliata. Bisogna subito trovare soluzioni diverse e rivedere completamente il Piano C.A.S.E. (le casette per 13-15.000 persone) che il Governo vuole tirare su senza alcun piano vero e senza avere sentito chi ci dovrà abitare.· 100% di aquilani a L’Aquila - no allo spopolamento, tutti devono tornare!A settembre tutti a scuola e nelle Università. Chi può ricominciare a produrre e lavorare deve essere sostenuto senza perdere altro tempo. Siamo qui e torneremo tutti qui, tra le montagne. Al mare e alle crociere penseremo poi..· 100% riconoscenza - solidarietà ai Vigili del fuoco!Sosteniamo con forza le richieste dei pompieri, ricordiamoci che uno di loro, il caposquadra Marco Cavagna, è morto di infarto per portarci soccorso, i vigili del fuoco sono stati gli unici veramente sempre al nostro fianco, dalla prima ora, prima osannati e presto abbandonati senza alcun riconoscimento economico per l’immenso lavoro svolto e per il rischio che corrono ancora per aiutarci.Il sit-in e’ promosso dai comitati di cittadini nell’ambito della campagna 100%
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quale ricostruzione
lunedì 8 giugno 2009 alle ore 16.20
in DAL CAPOLUOGO Dott. Carlo Ciuffetelli(Pres. Associazione " Una Città per Tutti" ) In questi giorni, ho seguito, non da tecnico sui vari siti sorti dopo il terremoto, per cui mi scuso per non avervi partecipato, il dibattito sulle modifiche da attuare al decreto "terremoto" che reputo tutte valide ed estremamente costruttive ma credo che la partita si stia giocando altrove. La mia impressione è che, da parte del Sindaco e del suo staff, ci sia in atto una politica di non aggressione, è come se si volesse giocare la partita su due tavoli, uno con il sottosegretario Bertolaso con il quale sta costruendo, per motivi di lavoro, una relazione "amicale" e l'altro con la cittadinanza, mettendo in luce le enormi difficoltà da cui è pressato, per ottenere tutte le giustificazioni possibili per non fare o fare in modo da sufficienza ( 6 ,6= ). Che cosa vi aspettavate? Se conoscete i soggetti in questione, da una parte abbiamo il sottosegretario che, nell'ambito governativo, deve risolvere politicamente i problemi e questa è una macchina inarrestabile, per cui le C.A.S.E. starebbero bene sia all'Aquila sia in un quartiere periferico di Roma, dall'altro dei personaggi politici aquilani, ampiamente sperimentati in questi anni, che hanno avuto il gusto dell'orrido nell'ARREDARE una città di questi contenuti sia storici che culturali. Quello che si è fatto fino ad ora, rivela il livello culturale dell'amministrazione in senso generico della parola. In questo discorso si inseriscono sia la politica delle sovrintendenze ai Beni Culturali, che stanno lì a dire quasi "voglio ma non posso" oppure "non voglio ma potrei", sia gli affari dei vari costruttori che edificherebbero anche nel giardino di casa. Una città ha bisogno di respiro e forse questa è l'occasione, per chi ha gli attributi politici giusti, per abbattere, essendo consentito dalla legge, gli errori del passato. Ecco che confido in qualche architetto o persona di gusto, ma influenti a livello governativo, che si innamori di questa Città, così com'è stato nei secoli passati dopo i terremoti che hanno distrutto L'Aquila, che sappia dare nuovamente gli spazi e tempi giusti per la ricostruzione. Questo mi fa venire in mente quando i vari committenti di Michelangelo Merisi (Caravaggio) rimanevano sgomenti di fronte ai suoi quadri, accusandolo di rubare perché aveva dipinto solo metà quadro. Non avevano capito il valore innovativo ed interpretativo degli effetti della luce. La storia va rispettata difesa da qualunque aggressione, in questo caso l'ignoranza e l'indifferenza; gli edifici di valore storico, pubblici o privati che siano, vanno immediatamente puntellati qualunque sia il prezzo da pagare. Qualunque manifestazione pacifica debba mettersi in atto, se serve a dare la sveglia a coloro che credono che ci siano altri che facciano per loro, ben venga. Voglio Ricordare a tutti la "dignità" degli aquilani come un grande contenitore ma con dei limiti.
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queste cose il TG uno non le vede
sabato 6 giugno 2009 alle ore 8.33
Luigi è un ex generale dell'aeronautica in pensione. Prima viveva a Cinecittà, poi “na volta col camper volevamo andà a scià in montagna.. se semo persi e siamo arrivati qui, ad Aragno”. Si sono innamorati del posto... pensa che ti ripensa e lui, con la moglie e la figlia sono venuti a vivere a 30km da l'Aquila. Un posto splendido. Il 6 Aprile Aragno è stata graziata dal sisma la cui onda d'urto è stata deviata dal massiccio sul quale sorge la chiesa di santa Barbara, di fronte al paese. Non ci sono stati né morti né crolli, ma le case sono state comunque lesionate e sono al momento inagibili. “Lo sai perchè si muore sotto i calcinacci? Perchè durante la scossa tutto quello che fai è restare li, seduto sul letto come un coglione sperando solo che finisca”. Prima arriva questo boato, come se un treno cominciasse a passarti dietro il muro di casa, poi tua moglie strilla, tua figlia strilla, tuo genero strilla, tutto intorno a te comincia a cadere, senti le cose fuori dalla finestra che cadono e altre strilla e urli della gente. E in tutto questo sei semplicemente pietrificato. E aspetti che finisca. E nonostante questo dialogo avvenga sotto una pioggia torrenziale, sotto una tenda in una situazione paradossale come quella che sto per raccontare la cosa che continuano a ripetere sia lui che la moglie è, sorridendo, “fortuna che siamo vivi” e “se non lo vivi non lo capisci e abbiamo difficoltà ad immaginare cosa abbiano vissuto gli Aquilani che oltre a tutto il rumore si sono visti esplodere addosso muri e finestre”. Ma torniamo ad Aragno subito dopo il 6 aprile: mentre si respiravano i calcinacci le persone del paese hanno cominciato ad organizzarsi. Aragno è sperduta in cima alla montagna e chiaramente le operazioni di protezione civile, le tende e tutto il resto hanno puntato l'Aquila e si sono comunque stabilizzate più rapidamente nei paesi distrutti che le stanno immediatamente intorno. Ma comunque, nonostante le priorità, la gente di Aragno era per strada. Cosi Luigi ha da subito tolto il telone al camper e ci ha messo 10 bambini dentro a dormire, mentre lui e la moglie dormivano in macchina. Poi alcuni vicini di casa hanno recuperato delle roulottes. E cosi si è formata una minitendopoli spontanea, formata da camper, roulotte e qualche tenda, nell'attesa dell'arrivo degli aiuti. Quando il campo della protezione civile è stato creato, però, mancavano le tende per tutti e il mini campo, proprio li accanto, aveva in qualche modo cominciato a sostenersi da solo. Per questo quando è stato ordinato a Luigi e gli altri di abbandonare il camper o le roulottes ed entrare, ammassati, nelle tende, la risposta è stata: guardate, noi ormai siamo organizzati ..lasciateci qui, non vi chiediamo niente. Nota bene, la mensa del campo è stata completata 15 giorni fa. Si trattava quindi di un campo a metà. Ma il fatto che Luigi e gli altri non fossero nella tenda ma fossero proprio li accanto dentro un camper ha scatenato il finimondo. Agli occhi dei responsabili del Centro Coordinamento per i campi della zona si configura il reato, nuovo di pacca per l'occasione, di “abuso tendilizio”: le tende ed i camper di Aragno sono “abusivi” e quindi la gente che ci vive non ha diritto a nulla. E cosi se un bambino vuole un biscotto non lo può avere. Se una donna di 80 ha bisogno di un paio di mutande, niente. Sono 90 persone ed in quanto abusivi, dipendono completamente da privati come noi per quanto riguarda cibo e vestiti. E poi, si sa come funziona: quando sei nei paesini, partono le faide e le questioni di principio. Cosi loro non entrano nel campo, per principio, e nel campo nessuno li vuole. Anzi si: possono andare alla mensa a mangiare ma a patto che sia di loro competenza la pulitura dei cessi (e solo quella). Qualche giorno fa Luigi ha avuto un forte attacco d'asma. Ambulanza e giu di corsa all'ospedale de L'Aquila. La tenda dove lo hanno curato era talmente calda che han detto tutti: se Luigi non muore adesso è fatta. Mentre nella tenda Luigi riusciva a cavarsela, un televisore attaccato li vicino regalava la Buonamici che annunciava raggiante che l'ospedale de l'Aquila era stato riaperto. Falso. Dei 1500 posti che aveva ne sono stati recuperati 115, in tende bollenti. Ma quella dell'ospedale non è l'unica balla: alla televisione si dice anche che la gente sta rientrando in casa. Falso. A parte che in 4 volte nel giro di due mesi che vado a l'Aquila non ho visto cambiare una virgola, ma comunque le scosse non sono finite e se ci sono dei terremotati a Napoli che quasi 30 anni dopo dormono ancora vestiti, è facile pensare quale possa essere ancora il livello di terrore della gente qui. L'ho voluta fare sta domanda: “c'è stato un giorno in cui non avete parlato di terremoto?”. “No, ne parliamo tutti ogni giorno per tutto il giorno. Per esorcizzarlo”. Mentre nelle tende di Aragno va in scena questa follia, nel campo di Piazza D'Armi (quello famoso) vanno in onda risse continue tra italiani e stranieri. Mentre a L'Aquila il 70% della gente è al momento disoccupata, sono stati assunti dal comune 8 nuovi vigili urbani.. da Torino. Mentre il centro urbano resta inaccessibile, i lavori per asfaltare le strade che raggiungono la caserma della guardia di finanza dove si terrà il G8 proseguono alla grande. Molte case nella zona della caserma saranno confiscate nei giorni del meeting... e tanto o sono disabitate oppure chi ci abita non dovrebbe avere problemi a farsi qualche altro giorno in tenda. Ovvio, no?Accanto al campo di piazza D'Armi una enorme distesa accoglie i calcinacci della casa dello studente. Li avevano portati li in fretta e furia per polverizzare tutte le prove ma sono stati bloccati prima dai giornalisti, poi dalla gente e finalmente da un giudice. Questa è la situazione e questi che ho raccontato sono alcuni dettagli. Sabato c'è stata la prima manifestazione “vera” della gente de l'Aquila: sono ancora in tenda, come il 7 aprile e non è cambiato niente. Nessuna prospettiva. Luigi ha detto che si farà l'estate li, ma se quando arriva l'inverno la situazione sarà ancora la stessa forse, a malincuore, lascerà tutto e se ne andrà. Ma Luigi è di Roma ed in fondo può anche permettersi di tornare indietro. Gli Aquilani no. Attenzione a cosa sta per succedere a l'Aquila perché c'è il caos e si tratta di un popolo orgoglioso, chiuso, e in questo momento incazzato come una iena.
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Daniela Bellini
hanno ragione, chi si è fatto la casa di legno in giardino a proprie spese ,prima è stato sollecitato a provvedere a sè e alla famiglia, poi è uscita l'ordinanza che non si poteva fare se si era in categoria A, ma quelli in A hanno comunque delle rotture e prima di rientrare devono mettere a posto e devono riavere il gas altrimenti come fanno???
07 giugno alle ore 17.06 ·
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ED ECCO A VOI, I PRIMI APPALTI !!!
venerdì 5 giugno 2009 alle ore 13.15
Terremoto, primi appalti: Abruzzesi già fuori garaImprese del Nord si aggiudicano le 150 piattaforme antisismiche da 28 milioni di euroL'AQUILA. Ore 15 di venerdì scorso: un commissario della Protezione Civile apre all'Aquila le buste del primo appalto della ricostruzione. In ballo ci sono 15 milioni di euro. L'offerta economica più vantaggiosa è di un'impresa abruzzese, ma vince una ditta del Nord. Il giorno dopo, sabato, viene assegnato il secondo appalto da 13 milioni. L'offerta economica migliore per lo Stato è abruzzese. Ma per la seconda volta, in appena 24 ore, vince ancora un'impresa del Nord. Gli abruzzesi sono fuori gara.CHI HA VINTO. Gli appalti delle piattaforme antisismiche, quelle speciali basi di cemento armato, pilastri d'acciaio e solai basculanti, capaci di neutralizzare le frustate ondulatorie e sussultorie del terremoto, vanno alla Gruppo Bison in associazione temporanea d'impresa con la Gdm costruzioni di Milano e alla Zoppoli e Pulcher spa del Nord Est. Hanno 80 giorni di tempo per realizzare 150 piattaforme, ciascuna lunga 50 metri, larga 21 e alta 50 centimetri sui venti siti della ricostruzione. Piattaforme su cui è possibile poggiare case di legno, moduli o abitazioni vere.Ma la Bison-Gdm, nell'offerta tecnica, ha dichiarato che riuscirà a costruire le prime 65 basi in settanta giorni. E le sono bastate questi dieci giorni in meno per aggiudicarsi la gara, nonostante un ribasso dell'11,6 per cento contro il 21 dell'unica abruzzese in corsa, la Imar, oppure il 19 della Saicam. La Protezione Civile, quindi, ha preferito spendere circa due milioni di euro in più, applicando semplicemente il criterio di un punteggio più basso per l'offerta economica e doppio per l'offerta tecnica sui tempi di realizzazione. Ma l'impresa milanese dovrà portare in Abruzzo 400 operai propri, per i quali sarà necessario realizzare alloggi di cantiere, serviti di acqua e di luce.Occorrerà quindi più tempo e per di più non ci sarà spazio per gli operai abruzzesi che la mattina sarebbero venuti all'Aquila in auto senza che ci fosse la neccessità di occupare altri spazi per baracche di cantiere. Abbiamo contattato gli uffici della Imar Costruzioni. «No comment» è stata la risposta. Dalla base operativa della Protezione Civile di Coppito, però, esce un documento che sintetizza le due gare, da 15 e 13,6 milioni di euro, vinte da imprese del Nord.NESSUNA PUBBLICITA'. Passati sotto traccia. Se non avessimo avuto il documento dei due appalti, nessuno avrebbe saputo nulla, perché nessuno ha pubblicizzato l'esito. Alla prima gara hanno partecipato in sei, l'ha vinta la Bison-Gdm con 81 punti (26 per il ribasso e 55 per la relazione tecnica), seconda la Zoppoli e Pulcher spa (punti 26 e 47), terza la Saicam (29 e 39), poi l'abruzzese Imar (30 e 36), quindi la Cogeis spa-Ivies spa (25 e 33) e infine la Domus dei fratelli Gizzi in Ati con Icor e Zeppieri (24 e 30).L'ALTRO LOTTO. Alla seconda gara, per i restanti 59 moduli, hanno preso parte solo in quattro, per l'esclusione della Bison-Gdm, perché già risultata vincitrice del primo lotto denominato «1G» e il ritiro della Domus-Icor-Zeppieri.Come è finita? Ha vinto la Zoppoli e Pulcher (con un ribasso di soli 9,8%) che ha «soffiato» l'appalto ancora all'abruzzese Imar (ribasso alto del 28%) per un solo punto: 66 a 65.Ma c'è una curiosità: la Imar ha presentato due relazioni tecniche per i due lotti. La prima è stata valutata 36 punti, la seconda 35. Ma sarebbero relazioni identiche
ED ECCO A VOI, I PRIMI APPALTI !!!
venerdì 5 giugno 2009 alle ore 13.15
Terremoto, primi appalti: Abruzzesi già fuori garaImprese del Nord si aggiudicano le 150 piattaforme antisismiche da 28 milioni di euroL'AQUILA. Ore 15 di venerdì scorso: un commissario della Protezione Civile apre all'Aquila le buste del primo appalto della ricostruzione. In ballo ci sono 15 milioni di euro. L'offerta economica più vantaggiosa è di un'impresa abruzzese, ma vince una ditta del Nord. Il giorno dopo, sabato, viene assegnato il secondo appalto da 13 milioni. L'offerta economica migliore per lo Stato è abruzzese. Ma per la seconda volta, in appena 24 ore, vince ancora un'impresa del Nord. Gli abruzzesi sono fuori gara.CHI HA VINTO. Gli appalti delle piattaforme antisismiche, quelle speciali basi di cemento armato, pilastri d'acciaio e solai basculanti, capaci di neutralizzare le frustate ondulatorie e sussultorie del terremoto, vanno alla Gruppo Bison in associazione temporanea d'impresa con la Gdm costruzioni di Milano e alla Zoppoli e Pulcher spa del Nord Est. Hanno 80 giorni di tempo per realizzare 150 piattaforme, ciascuna lunga 50 metri, larga 21 e alta 50 centimetri sui venti siti della ricostruzione. Piattaforme su cui è possibile poggiare case di legno, moduli o abitazioni vere.Ma la Bison-Gdm, nell'offerta tecnica, ha dichiarato che riuscirà a costruire le prime 65 basi in settanta giorni. E le sono bastate questi dieci giorni in meno per aggiudicarsi la gara, nonostante un ribasso dell'11,6 per cento contro il 21 dell'unica abruzzese in corsa, la Imar, oppure il 19 della Saicam. La Protezione Civile, quindi, ha preferito spendere circa due milioni di euro in più, applicando semplicemente il criterio di un punteggio più basso per l'offerta economica e doppio per l'offerta tecnica sui tempi di realizzazione. Ma l'impresa milanese dovrà portare in Abruzzo 400 operai propri, per i quali sarà necessario realizzare alloggi di cantiere, serviti di acqua e di luce.Occorrerà quindi più tempo e per di più non ci sarà spazio per gli operai abruzzesi che la mattina sarebbero venuti all'Aquila in auto senza che ci fosse la neccessità di occupare altri spazi per baracche di cantiere. Abbiamo contattato gli uffici della Imar Costruzioni. «No comment» è stata la risposta. Dalla base operativa della Protezione Civile di Coppito, però, esce un documento che sintetizza le due gare, da 15 e 13,6 milioni di euro, vinte da imprese del Nord.NESSUNA PUBBLICITA'. Passati sotto traccia. Se non avessimo avuto il documento dei due appalti, nessuno avrebbe saputo nulla, perché nessuno ha pubblicizzato l'esito. Alla prima gara hanno partecipato in sei, l'ha vinta la Bison-Gdm con 81 punti (26 per il ribasso e 55 per la relazione tecnica), seconda la Zoppoli e Pulcher spa (punti 26 e 47), terza la Saicam (29 e 39), poi l'abruzzese Imar (30 e 36), quindi la Cogeis spa-Ivies spa (25 e 33) e infine la Domus dei fratelli Gizzi in Ati con Icor e Zeppieri (24 e 30).L'ALTRO LOTTO. Alla seconda gara, per i restanti 59 moduli, hanno preso parte solo in quattro, per l'esclusione della Bison-Gdm, perché già risultata vincitrice del primo lotto denominato «1G» e il ritiro della Domus-Icor-Zeppieri.Come è finita? Ha vinto la Zoppoli e Pulcher (con un ribasso di soli 9,8%) che ha «soffiato» l'appalto ancora all'abruzzese Imar (ribasso alto del 28%) per un solo punto: 66 a 65.Ma c'è una curiosità: la Imar ha presentato due relazioni tecniche per i due lotti. La prima è stata valutata 36 punti, la seconda 35. Ma sarebbero relazioni identiche
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Maria Laura
per parlare la stessa lingua non bisognerebbe usare i falsi sillogismi
07 giugno alle ore 18.44 ·
Giulia Colle
Giusto ... e me lo auguro con tutto il cuore che siano stati falsi sillogismi i miei ... i FATTI e quello che sapranno fare in futuro gli aquilani e gli abruzzesi PARLERANNO PER NOI ...
07 giugno alle ore 21.12 ·
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Proponiamo il Centro storico dell'Aquila, come sito UNESCO
mercoledì 3 giugno 2009 alle ore 16.07
Elenco dei siti UNESCO in ItaliaSiti Unesco/Arte Rupestre della Valcamonica Siti Unesco/Castel del Monte Siti Unesco/Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande di Modena Siti Unesco/Centro Storico di Firenze Siti Unesco/Centro Storico di Napoli Siti Unesco/Centro Storico di Roma Siti Unesco/Centro Storico di San Gimignano Siti Unesco/Centro Storico di Siena Siti Unesco/Centro Storico di Urbino Siti Unesco/Centro storico di Pienza Siti Unesco/Città di Verona Siti Unesco/Ferrara e il delta del Po Siti Unesco/I Sassi e il parco delle chiese rupestri di MateraSiti Unesco/I nuraghi di Su Nuraxi Siti Unesco/Insediamento Industriale di Crespi d'Adda Siti Unesco/Isole Eolie Siti Unesco/La Basilica e gli altri luoghi francescani di Assisi Siti Unesco/La Val d'Orcia Siti Unesco/La costiera amalfitana Siti Unesco/Le città barocche della Val di Noto Siti Unesco/Le strade nuove e i rolli di Genova Siti Unesco/Monumenti paleocristiani di Ravenna Siti Unesco/Necropoli Etrusche di Cerveteri e Tarquinia Siti Unesco/Orto Botanico di Padova Siti Unesco/Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano Siti Unesco/Piazza del Duomo di Pisa Siti Unesco/Portovenere e le Cinque TerreSiti Unesco/Reggia di Caserta e belvedere di San Leucio Siti Unesco/Reggie Sabaude Siti Unesco/Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia Siti Unesco/Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo di Leonardo Siti Unesco/Scavi di Pompei, Ercolano e Oplonti Siti Unesco/Scavi e Basilica Patriarcale di Aquileia Siti Unesco/Siracusa e le necropoli di Panatalica Siti Unesco/Trulli di Alberobello Siti Unesco/Valle dei Templi di Agrigento Siti Unesco/Venezia e la sua laguna Siti Unesco/Vicenza e le ville del Palladio del Veneto Siti Unesco/Villa Adriana di Tivoli Siti Unesco/Villa d'Este di Tivoli Siti Unesco/Villa del Casale di Piazza ArmerinaCandidatureOgni Stato membro compila, ogni 5 anni, una Lista propositiva di Siti. I nuovi criteri di selezione mirano all'inclusione di tipologie fin'ora poco rappresentate quali, ad esempio, i paesaggi culturali o l'architettura contemporanea;- Le domande di inserimento nella Lista propositiva devono essere inoltrate dalle Amministrazioni competenti per la gestione del sito ( es. Sindaco, Sovrintendenze di un'area archeologica o un Ente parco);- Per la proposta di inclusione di un nuovo Sito nella prossima Lista propositiva, la domanda va inoltrata al Presidente del Gruppo di Lavoro interministeriale:Dr. Giuseppe PROIETTIMinistero per i Beni e le Attività CulturaliVia del Collegio Romano, 27 - 00187 ROMA;- Tale gruppo valuterà le diverse proposte pervenute ai fini della compilazione della nuova Lista propositiva. - Ogni anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali decide quali Siti già presenti nella lista propositiva, debbano essere presentati al Comitato per il Patrimonio Mondiale, Comitato che si riunisce una volta l'anno;- Dal 2002 non ci saranno più di 30 nuove iscrizioni l'anno di cui 50% per paesi fin'ora non rappresentati e 50% in applicazione dei nuovi criteri.
mercoledì 3 giugno 2009 alle ore 16.07
Elenco dei siti UNESCO in ItaliaSiti Unesco/Arte Rupestre della Valcamonica Siti Unesco/Castel del Monte Siti Unesco/Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande di Modena Siti Unesco/Centro Storico di Firenze Siti Unesco/Centro Storico di Napoli Siti Unesco/Centro Storico di Roma Siti Unesco/Centro Storico di San Gimignano Siti Unesco/Centro Storico di Siena Siti Unesco/Centro Storico di Urbino Siti Unesco/Centro storico di Pienza Siti Unesco/Città di Verona Siti Unesco/Ferrara e il delta del Po Siti Unesco/I Sassi e il parco delle chiese rupestri di MateraSiti Unesco/I nuraghi di Su Nuraxi Siti Unesco/Insediamento Industriale di Crespi d'Adda Siti Unesco/Isole Eolie Siti Unesco/La Basilica e gli altri luoghi francescani di Assisi Siti Unesco/La Val d'Orcia Siti Unesco/La costiera amalfitana Siti Unesco/Le città barocche della Val di Noto Siti Unesco/Le strade nuove e i rolli di Genova Siti Unesco/Monumenti paleocristiani di Ravenna Siti Unesco/Necropoli Etrusche di Cerveteri e Tarquinia Siti Unesco/Orto Botanico di Padova Siti Unesco/Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano Siti Unesco/Piazza del Duomo di Pisa Siti Unesco/Portovenere e le Cinque TerreSiti Unesco/Reggia di Caserta e belvedere di San Leucio Siti Unesco/Reggie Sabaude Siti Unesco/Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia Siti Unesco/Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo di Leonardo Siti Unesco/Scavi di Pompei, Ercolano e Oplonti Siti Unesco/Scavi e Basilica Patriarcale di Aquileia Siti Unesco/Siracusa e le necropoli di Panatalica Siti Unesco/Trulli di Alberobello Siti Unesco/Valle dei Templi di Agrigento Siti Unesco/Venezia e la sua laguna Siti Unesco/Vicenza e le ville del Palladio del Veneto Siti Unesco/Villa Adriana di Tivoli Siti Unesco/Villa d'Este di Tivoli Siti Unesco/Villa del Casale di Piazza ArmerinaCandidatureOgni Stato membro compila, ogni 5 anni, una Lista propositiva di Siti. I nuovi criteri di selezione mirano all'inclusione di tipologie fin'ora poco rappresentate quali, ad esempio, i paesaggi culturali o l'architettura contemporanea;- Le domande di inserimento nella Lista propositiva devono essere inoltrate dalle Amministrazioni competenti per la gestione del sito ( es. Sindaco, Sovrintendenze di un'area archeologica o un Ente parco);- Per la proposta di inclusione di un nuovo Sito nella prossima Lista propositiva, la domanda va inoltrata al Presidente del Gruppo di Lavoro interministeriale:Dr. Giuseppe PROIETTIMinistero per i Beni e le Attività CulturaliVia del Collegio Romano, 27 - 00187 ROMA;- Tale gruppo valuterà le diverse proposte pervenute ai fini della compilazione della nuova Lista propositiva. - Ogni anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali decide quali Siti già presenti nella lista propositiva, debbano essere presentati al Comitato per il Patrimonio Mondiale, Comitato che si riunisce una volta l'anno;- Dal 2002 non ci saranno più di 30 nuove iscrizioni l'anno di cui 50% per paesi fin'ora non rappresentati e 50% in applicazione dei nuovi criteri.
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Cialente, oggi
martedì 2 giugno 2009 alle ore 22.38
L’AQUILA (2 giugno) - Il centro storico è martoriato. E la situazione peggiora ogni giorno di più. Palazzi ieri solo danneggiati, oggi presentano addirittura crolli evidenti. Un centro storico “bombardato”. Bisogna fare in fretta, ma la fretta non si sposa con la sicurezza e, nel centro storico, il pericolo è altissimo per chi deve puntellare gli edifici e mettere in sicurezza le strade. Senza centro storico, d’altra parte, non c’è L’Aquila. «È una città deserta - conferma il sindaco Massimo Cialente in uno dei suoi tanti “rientri” nella zona rossa -. La percentuale di edifici agibili nell’immediato perimetro del centro storico è appena del 20 per cento... Due giorni fa ho “festeggiato” ventiquattro mesi da sindaco e guardo con molta mestizia e tristezza la finestra del mio ufficio, dove passavo la giornata di lavoro dalle 8.15 alle 22, chiudendo il portone di Palazzo Margherita. La ricostruzione del centro storico? Tre miliardi di euro non basteranno, figurarsi se possono essere sufficienti i 69 milioni di euro previsti nel decreto! I soldi non ci sono, se l’obiettivo è di intervenire davvero nel centro storico. La sua ricostruzione dev’essere una sfida del Paese, deve rinascere, altrimenti sarà un fallimento gravissimo del sistema Paese e rappresenterà un precedente grave nella storia d’Italia: una piccola Pompei».Via Roma, via Paganica, Palazzo Carli: solo macerie. «Alcuni crolli sono recenti, l’altro giorno non c’erano» Cialente. «Ecco, qui i Vigili del fuoco di Trento sono stati bravissimi, hanno puntellato e lasciato pure un “disegno”, ma il puntellamento è costato 150 - 200.000 euro e ci sono voluti venti giorni di lavoro». Chi paga? «La Protezione civile, ma resta il fatto che i soldi non ci sono. Il conto dei danni che stiamo facendo per il Fondo di solidarietà europeo è già arrivato a dieci miliardi di euro. Nessuno si rende conto di tutto questo». E allora? «Lancio una proposta - continua Cialente -: una visita di un’ora in città per capire cosa c’è da fare per ricostruire, senza troppe parole. La rivolgerò ai componenti della commissione Ambiente della Camera e ai capigruppo quando, il 10 giugno, li incontrerò insieme al presidente della Regione Gianni Chiodi e alla presidente della Provincia Stefania Pezzopane. Coglierò l’occasione per chiedere loro di dedicare tre ore di tempo a noi, con una breve visita alla città: un’ora per arrivare, un’ora per fare un giro, un’ora per tornare. Basterebbe per capire quello che serve. E qualsiasi altro nostro discorso sarebbe superfluo. Se almeno fossero venuti i capigruppo del Senato... E poi bisogna ripartire subito con il centro storico, dove possibile. All’inizio del 2010 mi piacerebbe vedere le gru. Penso ai giovedì universitari, erano diventati un problema in quelle vie vicino a piazza Duomo... Un altro momento, un’altra vita».Chiarezza e celerità nell’erogazione dei fondi per consentire agli aquilani di tornare a casa. E se occorre, applicare una «tassa di scopo», finalizzata alla ricostruzione dell’Aquila e del comprensorio. Lo chiede anche il segretario provinciale della Cisl, Gianfranco Giorgi. E il centro storico deve restare tale: «Bisogna pensare a un modello di città durevole nel tempo e ricostruire il prezioso cuore dell’Aquila, con tutte le bellezze artistiche e architettoniche».
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L’Aquila, ricostruzione fai-da-te “Chi può si edifichi un ricovero”
lunedì 25 maggio 2009 alle ore 14.01
(da repubblica.it 22 maggio 2009)di Antonello CaporaleL’AQUILA - Come una cena di gala che finisce per essere ricordata dalle posate di plastica, così la ricostruzione dell’Aquila, annunciata come la più eccellente prova italiana di efficienza, piega in questi giorni verso un ritorno all’intramontabile genere nazionale del fai da te.Con una mossa piuttosto disperata, di fronte al vedo-non vedo della legge che assegna i soldi (che ci sarebbero o forse no) per rifare ogni cosa, la giunta comunale dell’Aquila con delibera 147 del 12 maggio scorso avverte i concittadini che si fossero stancati delle tende e degli alberghi di avanzare autonomamente verso le vicinanze di casa. Chiunque abbia un cortiletto, una piazzola, un bordo strada libero può realizzare - a proprie spese s’intende - un box, o anche una dimora in legno, oppure un container, una baracca. Il “manufatto temporaneo” non deve essere più alto di sei metri e più grande di 95 metri quadrati. Casa o negozio, fai tu! S’arrende sconfortato il municipio dell’Aquila e s’arrangi chi può. “Non potevamo comportarci diversamente, abbiamo necessità di restituire un po’ di vita alla città e di rispondere alle esigenze minime e urgentissime”, Antonello Bernardi, medico e consigliere comunale.Il moto ondoso degli aiuti e della bontà nazionale sta lentamente acquietandosi. E il fuoco d’artificio aquilano, case a molle bellissime come l’Italia mai ha visto e avuto, pronte per l’uso e il consumo entro fine novembre, si spegne di fronte alla marea di lamiere che tra qualche giorno verrà consegnata alla vista del premier e, sfortuna, dei grandi della Terra per via del G8. Lamiere e baracche, proprio quello che Silvio Berlusconi ha cercato con ogni forza di evitare arrivando a sostenere il più rischioso dei progetti di sistemazione provvisoria: solo tende.“La tenda inebetisce, massacra il morale, riduce l’intelligenza a zero e il corpo vitale di un lavoratore ad oggetto da assistere. Mangiamo bene tre volte al giorno, ci fanno fare la doccia e i bagni sono disinfettati due volte al dì… Le guardie ci controllano, gli infermieri ci aiutano e noi siamo lì reclusi e beati. Gente a cui il destino ha offerto prima della morte una vacanza, magari di merda, per un sacco di tempo”, l’architetto Antonio Perrotti, sistemato sotto la tela e promotore nel campo base del più agguerrito comitato popolare.Il regime di vita, totalmente assistito, prevede in cambio però silenzio e ridotta capacità visiva. La nota della signora N. F., che il timore di rappresaglie induce a negare la propria identità, dimorante al campo base Italtel 1: “Capisco la sicurezza, ma con questa necessità si annienta ogni libertà di espressione. Al mio campo si entra e si esce solo con un badge di identificazione. Una sera iniziai a discutere con amici della necessità di fare qualcosa, muoverci, capire. Si forma un crocchio di una decina di persone e io inizio a interrogarmi ad alta voce. Passa qualche minuto e si fa vivo il muso di una camionetta dei carabinieri. Ci spiegano che ogni assembramento avente natura politica dev’essere autorizzato e che loro, finché non fosse terminato il nostro conciliabolo, sarebbero rimasti lì ad ascoltare”.Guido Bertolaso, manager della ricostruzione, ha puntato tutto sulle case a molle, le palazzine in legno e cemento precompresso a due o tre piani, che devono servire alla nuova L’Aquila. Ha bisogno però di pace e concordia. Per averla ha chiesto aiuto ai carabinieri e convocato il vescovo. Monsignor Molinari gli ha portato tutti i parroci ai quali Bertolaso ha consigliato di farsi attivisti della Protezione civile: alleviare, attutire, sistemare, e - diamine! - zittire se è il caso.Il conto per tenere gli aquilani (in silenzio) al mare e concedere ogni possibile servizio di catering a chi non ha lasciato la montagna costa tre milioni di euro al giorno. Ai quaranta gradi e alla scelta temeraria delle tende si fa fronte con i condizionatori appena montati. Il reparto di malattie infettive è stato robustamente integrato da medici, tutti i casi di malanno da tenda (gastroenteriti, bronchiti, polmoniti, asma e tubercolosi) saranno presto trattati nell’ala dell’ospedale restituita alla città (cento posti letto) e nelle attrezzature mediche del centro clinico fabbricato per il G8 (ottanta posti letto).Dove può, Bertolaso mette un cerotto. Ma quale cerotto può coprire la decisione di trasferire la città in quindici little town, a distanza di sicurezza dal centro storico del capoluogo, il punto g del dolore? “Centosessanta ettari, un consumo di territorio infinito dislocato tra località remote. Alloggio sicuro per 15mila persone, ma inutile per L’Aquila che morrà nell’attesa”. L’Aquila, dice l’architetto Perrotti, ha bisogno di una flebo immediata e urgente di vita “e invece vedo che corrono in tutt’altra direzione”. La zona rossa ancora non è stata valutata dai tecnici e dunque la parte del corpo più ferito e più vitale della città resta abbandonato da ogni cura. “L’Aquila vive se il centro storico si rialza subito. La decisione di Bertolaso di trascinare via gli aquilani e sigillare il centro ammazza ogni speranza”, dice Rossella Graziani, dipendente dell’università.Pronta la risposta del governo. La legge che finanzia la ricostruzione c’è e ciascuno dove vorrà realizzerà quanto chiede. Al Senato sono giunte le norme e i capitoli di spesa sono stati corretti al rialzo. Ma anche qui affiora il dubbio che l’Aquila abbia prodotto, oltre la morte e la distruzione, una inestricabile questione matematica. Se al municipio del capoluogo sono giunte 100mila richieste di primo indennizzo a fronte di 70mila residenti (”c’è un evidente squilibrio, dobbiamo controllare bene”, annota il direttore generale del comune) in Parlamento la legge si gonfia di promesse finanziarie senza impegnare un euro in più di quelli già previsti… Sostiene il senatore Legnini, del Partito democratico: “Il governo ha deciso di saldare tutta la fattura per la casa ricostruita dal terremotato mettendo a copertura la identica somma. Vi sembra possibile?”. Da decreto a legge abracadabra: ogni comma un mistero giacché la ricostruzione pare frutto di un effetto ottico. Ma per fortuna ci penserà Bertolaso. L’ha detto al consiglio comunale: “Lasciate stare la politica, ci sono qua
lunedì 25 maggio 2009 alle ore 14.01
(da repubblica.it 22 maggio 2009)di Antonello CaporaleL’AQUILA - Come una cena di gala che finisce per essere ricordata dalle posate di plastica, così la ricostruzione dell’Aquila, annunciata come la più eccellente prova italiana di efficienza, piega in questi giorni verso un ritorno all’intramontabile genere nazionale del fai da te.Con una mossa piuttosto disperata, di fronte al vedo-non vedo della legge che assegna i soldi (che ci sarebbero o forse no) per rifare ogni cosa, la giunta comunale dell’Aquila con delibera 147 del 12 maggio scorso avverte i concittadini che si fossero stancati delle tende e degli alberghi di avanzare autonomamente verso le vicinanze di casa. Chiunque abbia un cortiletto, una piazzola, un bordo strada libero può realizzare - a proprie spese s’intende - un box, o anche una dimora in legno, oppure un container, una baracca. Il “manufatto temporaneo” non deve essere più alto di sei metri e più grande di 95 metri quadrati. Casa o negozio, fai tu! S’arrende sconfortato il municipio dell’Aquila e s’arrangi chi può. “Non potevamo comportarci diversamente, abbiamo necessità di restituire un po’ di vita alla città e di rispondere alle esigenze minime e urgentissime”, Antonello Bernardi, medico e consigliere comunale.Il moto ondoso degli aiuti e della bontà nazionale sta lentamente acquietandosi. E il fuoco d’artificio aquilano, case a molle bellissime come l’Italia mai ha visto e avuto, pronte per l’uso e il consumo entro fine novembre, si spegne di fronte alla marea di lamiere che tra qualche giorno verrà consegnata alla vista del premier e, sfortuna, dei grandi della Terra per via del G8. Lamiere e baracche, proprio quello che Silvio Berlusconi ha cercato con ogni forza di evitare arrivando a sostenere il più rischioso dei progetti di sistemazione provvisoria: solo tende.“La tenda inebetisce, massacra il morale, riduce l’intelligenza a zero e il corpo vitale di un lavoratore ad oggetto da assistere. Mangiamo bene tre volte al giorno, ci fanno fare la doccia e i bagni sono disinfettati due volte al dì… Le guardie ci controllano, gli infermieri ci aiutano e noi siamo lì reclusi e beati. Gente a cui il destino ha offerto prima della morte una vacanza, magari di merda, per un sacco di tempo”, l’architetto Antonio Perrotti, sistemato sotto la tela e promotore nel campo base del più agguerrito comitato popolare.Il regime di vita, totalmente assistito, prevede in cambio però silenzio e ridotta capacità visiva. La nota della signora N. F., che il timore di rappresaglie induce a negare la propria identità, dimorante al campo base Italtel 1: “Capisco la sicurezza, ma con questa necessità si annienta ogni libertà di espressione. Al mio campo si entra e si esce solo con un badge di identificazione. Una sera iniziai a discutere con amici della necessità di fare qualcosa, muoverci, capire. Si forma un crocchio di una decina di persone e io inizio a interrogarmi ad alta voce. Passa qualche minuto e si fa vivo il muso di una camionetta dei carabinieri. Ci spiegano che ogni assembramento avente natura politica dev’essere autorizzato e che loro, finché non fosse terminato il nostro conciliabolo, sarebbero rimasti lì ad ascoltare”.Guido Bertolaso, manager della ricostruzione, ha puntato tutto sulle case a molle, le palazzine in legno e cemento precompresso a due o tre piani, che devono servire alla nuova L’Aquila. Ha bisogno però di pace e concordia. Per averla ha chiesto aiuto ai carabinieri e convocato il vescovo. Monsignor Molinari gli ha portato tutti i parroci ai quali Bertolaso ha consigliato di farsi attivisti della Protezione civile: alleviare, attutire, sistemare, e - diamine! - zittire se è il caso.Il conto per tenere gli aquilani (in silenzio) al mare e concedere ogni possibile servizio di catering a chi non ha lasciato la montagna costa tre milioni di euro al giorno. Ai quaranta gradi e alla scelta temeraria delle tende si fa fronte con i condizionatori appena montati. Il reparto di malattie infettive è stato robustamente integrato da medici, tutti i casi di malanno da tenda (gastroenteriti, bronchiti, polmoniti, asma e tubercolosi) saranno presto trattati nell’ala dell’ospedale restituita alla città (cento posti letto) e nelle attrezzature mediche del centro clinico fabbricato per il G8 (ottanta posti letto).Dove può, Bertolaso mette un cerotto. Ma quale cerotto può coprire la decisione di trasferire la città in quindici little town, a distanza di sicurezza dal centro storico del capoluogo, il punto g del dolore? “Centosessanta ettari, un consumo di territorio infinito dislocato tra località remote. Alloggio sicuro per 15mila persone, ma inutile per L’Aquila che morrà nell’attesa”. L’Aquila, dice l’architetto Perrotti, ha bisogno di una flebo immediata e urgente di vita “e invece vedo che corrono in tutt’altra direzione”. La zona rossa ancora non è stata valutata dai tecnici e dunque la parte del corpo più ferito e più vitale della città resta abbandonato da ogni cura. “L’Aquila vive se il centro storico si rialza subito. La decisione di Bertolaso di trascinare via gli aquilani e sigillare il centro ammazza ogni speranza”, dice Rossella Graziani, dipendente dell’università.Pronta la risposta del governo. La legge che finanzia la ricostruzione c’è e ciascuno dove vorrà realizzerà quanto chiede. Al Senato sono giunte le norme e i capitoli di spesa sono stati corretti al rialzo. Ma anche qui affiora il dubbio che l’Aquila abbia prodotto, oltre la morte e la distruzione, una inestricabile questione matematica. Se al municipio del capoluogo sono giunte 100mila richieste di primo indennizzo a fronte di 70mila residenti (”c’è un evidente squilibrio, dobbiamo controllare bene”, annota il direttore generale del comune) in Parlamento la legge si gonfia di promesse finanziarie senza impegnare un euro in più di quelli già previsti… Sostiene il senatore Legnini, del Partito democratico: “Il governo ha deciso di saldare tutta la fattura per la casa ricostruita dal terremotato mettendo a copertura la identica somma. Vi sembra possibile?”. Da decreto a legge abracadabra: ogni comma un mistero giacché la ricostruzione pare frutto di un effetto ottico. Ma per fortuna ci penserà Bertolaso. L’ha detto al consiglio comunale: “Lasciate stare la politica, ci sono qua
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l'aquila, visite ufficiali e notizie
giovedì 21 maggio 2009 alle ore 15.05
L'Aquila , 20 maggiodal sito www.3e32.itMentre Berlusconi e Barroso giravano per quelle parti, una manifestazione o meglio un tentativo di manifestare è avvenuto ieri nei pressi dello stadio. L’associazione:” L’Aquila: un centro storico da salvare” voleva manifestare presso la Fontana luminosa ma è stata fatto allontanare fino agli alberi della pineta della piscina comunale. “Aprite la zona rossa” è stato il messaggio principale dei partecipanti che hanno denunciato la militarizzazione della città. Annunciata una manifestazione dalla Fontana Luminosa al palazzo del governo crollato, tra dieci giorni. A Parte il messaggero nessun altro giornale locale ha riportato la notizia. Un comportamento purtroppo coerente e che ha toccato tutte le iniziative di quasi tutti i comitati sorti dopo il sisma. L’informazione che filtra è solo quella dall’alto, nessun’altra, a costo di sfiorare il ridicolo. Da L’Aquila non deve arrivare nessun dissenso. L’operato del governo e della protezione civile “è ottimo”. Gli aquilani “degni”, il terremoto, “in Abruzzo”.A Proposito di zone rosse e manifestazioni è cominciato ufficialmente ieri lo spauracchio del G8.«Oltre all’inchiesta e all’attività ordinaria, c’è da considerare il fatto che con l’arrivo del G8 -ha detto il procurato dell’Aquila Alfredo Rossini - ci potrebbero essere coloro che vogliono sfruttare questo aspetto per fare sentire le loro ragioni. Se ci saranno disordini dovremo occuparci anche di questo aspetto penale». Una specie di difesa preventiva dei ritardi dell’inchiesta.«Ci auguriamo che il governo non sottovaluti quello che sta accadendo e che cominci a dare risposte concrete agli italiani». Lo ha detto sempre ieri il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, intervenendo a Pescara a una manifestazione elettorale a proposito degli scontri che si sono verificati a Torino. Cesa ha poi espresso solidarietà alle forze dell’ordine aggiungendo che «gli scontri che si stanno registrando a Torino sono il primo segnale di un clima sociale pesante che c’è nel Paese».E se a manifestare fossero proprio quegli aquilani sporchi, coi pidocchi e la faccia stanca, che negli hotel non sono andati, ma sono rimasti nella loro città, nelle tende, a vivere una vita impossibile fatta di stenti e divieti. Espulsi dai luoghi dove sono nati e in vista di uno smodato allontanamento in insediamenti lontani; sottoposti ad una iper-assistenza in una qualche misura coatta, dispersi nei campi e disinformati. Con un decreto sulla testa che fa uscire i pochi soldi per la ricostruzione della propria casa dai gratta e vinci. Una specie di “marcia dei Cafoni”, l’unica cosa che dall’alto non vorrebbero mai vedere.
giovedì 21 maggio 2009 alle ore 15.05
L'Aquila , 20 maggiodal sito www.3e32.itMentre Berlusconi e Barroso giravano per quelle parti, una manifestazione o meglio un tentativo di manifestare è avvenuto ieri nei pressi dello stadio. L’associazione:” L’Aquila: un centro storico da salvare” voleva manifestare presso la Fontana luminosa ma è stata fatto allontanare fino agli alberi della pineta della piscina comunale. “Aprite la zona rossa” è stato il messaggio principale dei partecipanti che hanno denunciato la militarizzazione della città. Annunciata una manifestazione dalla Fontana Luminosa al palazzo del governo crollato, tra dieci giorni. A Parte il messaggero nessun altro giornale locale ha riportato la notizia. Un comportamento purtroppo coerente e che ha toccato tutte le iniziative di quasi tutti i comitati sorti dopo il sisma. L’informazione che filtra è solo quella dall’alto, nessun’altra, a costo di sfiorare il ridicolo. Da L’Aquila non deve arrivare nessun dissenso. L’operato del governo e della protezione civile “è ottimo”. Gli aquilani “degni”, il terremoto, “in Abruzzo”.A Proposito di zone rosse e manifestazioni è cominciato ufficialmente ieri lo spauracchio del G8.«Oltre all’inchiesta e all’attività ordinaria, c’è da considerare il fatto che con l’arrivo del G8 -ha detto il procurato dell’Aquila Alfredo Rossini - ci potrebbero essere coloro che vogliono sfruttare questo aspetto per fare sentire le loro ragioni. Se ci saranno disordini dovremo occuparci anche di questo aspetto penale». Una specie di difesa preventiva dei ritardi dell’inchiesta.«Ci auguriamo che il governo non sottovaluti quello che sta accadendo e che cominci a dare risposte concrete agli italiani». Lo ha detto sempre ieri il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, intervenendo a Pescara a una manifestazione elettorale a proposito degli scontri che si sono verificati a Torino. Cesa ha poi espresso solidarietà alle forze dell’ordine aggiungendo che «gli scontri che si stanno registrando a Torino sono il primo segnale di un clima sociale pesante che c’è nel Paese».E se a manifestare fossero proprio quegli aquilani sporchi, coi pidocchi e la faccia stanca, che negli hotel non sono andati, ma sono rimasti nella loro città, nelle tende, a vivere una vita impossibile fatta di stenti e divieti. Espulsi dai luoghi dove sono nati e in vista di uno smodato allontanamento in insediamenti lontani; sottoposti ad una iper-assistenza in una qualche misura coatta, dispersi nei campi e disinformati. Con un decreto sulla testa che fa uscire i pochi soldi per la ricostruzione della propria casa dai gratta e vinci. Una specie di “marcia dei Cafoni”, l’unica cosa che dall’alto non vorrebbero mai vedere.
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COME VOLEVASI DIMOSTRARE : MODELLO L'AQUILA All’Aquila proteste contro gli espropri e la militarizzazione
lunedì 18 maggio 2009 alle ore 17.47
All’Aquila proteste contro gli espropri e la militarizzazione[da Carta.org 15 Maggio 2009]di Enzo ManginiLa Protezione civile ha iniziato ad applicare la procedura prevista nel decreto del 28 aprile per requisire i terreni per i moduli abitativi. Proteste degli abitanti. I giornalisti aquilani contestano la militarizzazione della città. Martedì il decreto in aula al Senato.
E sono arrivati. Nonostante il testo definitivo del decreto deve ancora uscire dalle aule parlamentari, nonostante gli emendamenti proposti dal governo debbano ancora chiarire agli aquilani quale potrà essere il futuro della ricostruzione, sono arrivati. Pattuglie di tecnici della Protezione civile, accompagnate dalla Polizia e dalla Croce rossa, da ieri mattina hanno iniziato a ispezionare, misurare, recintare e infine espropriare le 20 aree dove, «nei prossimi sei mesi» dovranno sorgere i Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili, i famigerati C.a.s.e.. Un acronimo beffardo per i primi proprietari di piccoli e medi appezzamenti di terreno, spesso il frutto del lavoro di una vita o di più generazioni, che senza essere stati informati preventivamente hanno ricevuto la poco cortese visita degli uomini di Bertolaso.Si è iniziato a Santa Rufina di Roio, alle pendici del Gran Sasso, e poi a Pagliare di Sassa. Ma, primo problema, le mappe catastali in mano alle pattuglie della Protezione civile non sono aggiornate. A Pagliare di Sassa, per esempio, non risultava sulla mappa un centro commerciale, ancora incompiuto, che il comune voleva acquistare nel suo patrimonio. Ci sono state proteste, con i proprietari dei terreni individuati che hanno contestato il decreto di occupazione, la fase propedeutica all’esproprio. Hanno fatto notare alle pattuglie che vicino ai terreni «individuati» c’era un’area demaniale di una ventina di ettari che avrebbe potuto essere usata senza espropriare nessuno. Contestazioni ci sono state anche ad Assergi e a Sant’Elia, altre aree del vasto territorio dell’Aquila individuate per gli insediamenti delle C.a.s.e.. A nulla sono serviti finora gli appelli all’intervento del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e gli abitanti iniziano a sperimentare quanto la ricostruzione «centralizzata» escogitata dal governo possa diventare un rullo compressore: la Protezione civile non ha intenzione di mollare e vuole continuare con gli espropri, anche se nemmeno gli indennizzi sono stati quantificati e non si sa se dipenderanno dalla destinazione originaria del terreno espropriato e da quella successiva all’edificazione delle C.a.s.e.. Le proteste arrivano anche da parte delle amministrazioni locali perché gli espropri e le successive edificazioni modificano – è scritto nel decreto – i piani regolatori. Nulla, a quanto pare, è stato contrattato con le amministrazioni localie e meno che mai con i cittadini che hanno deciso di riunirsi in un nuovo comitato per contestare il merito e il metodo degli espropri.Intanto, dopo dieci ore di maratona di lavori parlamentari, nella notte la Commissione ambiente del Senato ha dato il via libera al decreto 39, che è stato calendarizzato per la discussione in aula a partire da martedì 19 maggio.E all’Aquila arriva forte la protesta dell’Ordine regionale dei giornalisti che denuncia il clima di pesante militarizzazione che si respira nel capoluogo abruzzese: «La volontà dei giornalisti abruzzesi di contribuire alla rinascita dell’Aquila cozza con una evidente militarizzazione della citta’», ha detto il segretario dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Sergio D’Agostino, secondo il quale «questa mattina si è arrivati all’assurdo di impedire perfino al presidente dell’Ordine abruzzese, Stefano Pallotta, di seguire le operazione di installazione del conteiner con l’ufficio provvisorio del Consiglio dell’Ordine. Quell’ufficio rappresenta un presidio per tutti i giornalisti abruzzesi ed italiani, che dal 6 aprile lavorano all’Aquila per consentire alla pubblica opinione di tenere costantemente i fari accesi sulla tragedia del capoluogo. La sua riapertura, che dovrebbe essere salutata come un contributo alla normalizzazione della vita cittadina, viene invece ostacolata di fatto con una incomprensibile militarizzare dell’area. Farlo, vuol dire impedire ancora la ripresa di un’attivita’ che tra le tante ha un evidente valore simbolico: come potranno mai entrare all’Aquila i giornalisti abruzzesi, se neppure il presidente dell’Ordine è in grado di varcare ceck-point degni piu’ di una localita’ mediorientale che di una citta’ in cui tutti gli abruzzesi vogliono tornare a vivere e operare normalmente?». «Non vorremmo altrimenti dover pensare -conclude il segretario dell’Ordine – che invece l’obbiettivo reale, come pure denunciato nei giorni scorsi anche dal servizio pubblico radio-televisivo, sia quello di avere nell’area aquilana giornalisti ‘embedded’, cioe’ sotto stretto controllo, arrivando perfino a limitare l’attività degli organismi rappresentativi dei giornalisti».Di certo c’è che il clima di plauso continuo per il governo e per Bertolaso che si respirava nei primi giorni del terremoto è ormai definitivamente tramontato. Il capo della Protezione civile e il presidente del consiglio non possono più contare sull’emozione suscitata dall’emergenza per far passare qualsiasi decisione sopra la testa degli aquilani. Ci sarà proprio un bel clima, a luglio, per il G8.
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NOVANTANOVE
Novantanove case messe 'nturnu fecero 'na corona pe' 'na rocca, nascette 'na piazzetta e po' 'nu furnu e repassò la voce p'ogni bocca. E la campana sona novantanove novantanove din don, din don. Novantanove piazze co' lle chiese pure novantanove le cannelle, quattro riuni 'e populu cortese e le quatrane quasci tutte bbelle. E la campana sona novantanove [.] Novantanove rocche messe a morra e L'Aquila aju celu aprì le scelle, ju campanone anticu della torre a sera conta i tocchi tra le stelle. E la campana sona novantanove
Lucia D.B.
...bella da commuoversi, veramente!
12 maggio alle ore 7.13
NOVANTANOVE
Novantanove case messe 'nturnu fecero 'na corona pe' 'na rocca, nascette 'na piazzetta e po' 'nu furnu e repassò la voce p'ogni bocca. E la campana sona novantanove novantanove din don, din don. Novantanove piazze co' lle chiese pure novantanove le cannelle, quattro riuni 'e populu cortese e le quatrane quasci tutte bbelle. E la campana sona novantanove [.] Novantanove rocche messe a morra e L'Aquila aju celu aprì le scelle, ju campanone anticu della torre a sera conta i tocchi tra le stelle. E la campana sona novantanove
Lucia D.B.
...bella da commuoversi, veramente!
12 maggio alle ore 7.13
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una giornata all'aquila (17/4/09
Massimo A.
18 aprile alle ore 18.07
Arrivare è già stata un'impresa; fila al casello d'ingresso di teramo e fila pazzesca al casello di uscita di Aquila est (che comunque era finalmente aperto mentre le altre volte bisognava uscire ad assergi, passare paganica, bazzano e ci volevano 2 0re) arrivo all'Aquila alle 8,45. recupero mio fratello che mi aspettava al cimitero. Il campo di rugby è una grande tendopoli pieno di gente e di mezzi della protezione civile. Scendiamo con la macchina verso la galleria di collemaggio che attraversiamo uscendo al parcheggio pluripiano assediato da camper, roulottes, e gente, una sola direzione è possibile verso via strinella, porta bazzano è chisa da un picchetto di alpini in armi (divieto di ingresso) con la scusa della tendopoli di collemaggio riusciamo a risalire fino al viale di collemaggio dove ci impongono di lasciare definitivamente la macchina. La Basilica è assediata da tende e mezzi.Procedendo a piedi a metà viale ci blocca un picchetto di guardia degli alpini. Mezzora per far capire loro che dobbiamo andare al posto dei vigili del fuoco di porta napoli per prendere il numero per poter arrivare alle nostre case. Insistono perche dobbiamo rifare in macchina tutto il circuito di collemaggio e arrivare dall'altro lato. Alla fine il buon senso prevale (3 ragazzi contro una ragazza che, come sempre sono le più rigide e schematiche) e ci fanno passare accompagnati da uno di loro (che non finirò mai di ringraziare) per i trecento metri fino al posto dei Vigili.
Li la fila di dolore e sofferenza è già lunga 50 metri. Porta napoli è crollata parzialmente e così la palazzina di nuovissima costruzione proprio a fianco della porta sulla sinistra.
Ci mettiamo in fila per prenotare la squadra che ci accompagni alle case; senza di questa non mi farebbero più rientrare nemmeno per riprendere la macchina. i danno il numero (118) alle 11,20 ma ora da li, senza macchina non possiamo andare da nessuna parte. Quindi ci sediamo sul muretto prima della porta e aspettiamo.Incontriamo gli Aloisio, la Risetti, Ugo Perucci, tutti abitanti nella zona di via 20 settembre; quattro chiacchiere di circostanze e tutti suonati come campane. Alle 12,45 parte il gruppo dei parenti di 7 studenti della Casa dello Studente per recuperare qualcosa accompagnati da due squadre e un'autoscala. Scene strazianti solo al vederli. Si fanno le 14,30 fortuna le bottigliette di acqua minerale della protezione civile. Alle 14,45 chiamano finalmente il n. 118 ci assegnano una squadra (per me e renato) e un'autoscala per Renato che è al 4 piano. Altra mezzora di attesa per la pattuglia dei Carabinieri a cui devo consegnare alcune armi detenute da mia madre e che ci accompagna fino a via S.Andrea. Grazie a loro riesco a recuperare la macchina a collemaggio. Primo posto di blocco all'ISEF alla villa il secondo al Grand Hotel . Da li verso la piazza duomo non passa nessuno, la strada è insicura totalmente, con cumuli di macerie e palazzi pericolanti. Giriamo per via XX settembre che appare bombardata.(Li avevo corso l'unico rischio, il giorno dopo il big one quando, con la scossa delle 11,30 erano crollati a un metro di distanza da me tutti i cornicioni ed i tramezzi del palazzo di fronte alla sede di Forza italia.
Le macerie erano rimosse ai lati della via. Arriviamo a casa di mamma a via s.Andrea. la cosa che mi ha colpito di più è che tutta la parte inferiore della via dove c'erano tre palazzine era sparita. Dove prima erano le case c'era un bellissimo panorama di roio che i giorni precedenti non avevo notato. Due vigili salgono su e io aspetto con i carabinieri e gli altri due.
Dopo 10 minuti finalmente ci chiamano, mi metto un bel caschetto da minatore e salgo su dove in meno di un quarto d'ora devo prendere più cose che posso tutte avvolte in tre lenzuola annodate in fretta e in furia. Consegno le armi ai CC (mezz'ora di verbale) carico tutto sulla mia macchina e andiamo da renato. Sono le 16, 40 Il ponte di belvedere è inagibile! percorso alternativo: collemaggio, via strinella (completamente sfollata con quasi tutti i palazzi lesionati) giriamo verso lo stadio (questura crollata) Posto di blocco ai semafori dello stadio, da li saliamo solo noi; fontana luminosa il palazzo a fianco lesionato, il corso pieno di macerie, pieghiamo verso viale duca degli abruzzi. San Silvestro è in piedi mentre sono crollate alcune delle villette sulla destra del viale, arriviamo all'incrocio con via romana Tutto distrutto e via Roma è un enorme cumulo di macerie sia verso su che verso giù. attraversiamo un altro posto di blocco e arriviamo finalmente alle case dove abitava Cristina Robertini e c'era una delle sedi della GEI. Sono lesionate ma in piedi Il Palazzo di barattelli dove abitava ersilia è a pezzi: le travi hanno retto ma tutti i tramezzi sono crollati sulle macchine parcheggiate sotto. L'hotel il Duca degli abruzzi è un ammasso di macerie che arriva fino alla strada. Casa di renato ha il primo e il secondo piano che sono completamente sventrati chi altri sopra hanno ancora le finestre. Renato non può salire.I Vigili salgono con l'autoscala dopo che renato ha spiegato loro qualcosa. entrano da una finestra e lanciano giu dal 4 piano tre sacchi con i vestiti recuperati che naturalmente si rompono quando arrivano a terra. scendono a mano solo il portatile e l'hard disk del computer e tre quadri. Di più non si può fare e dentro è tutto distrutto.Ci riaccompagnano ai varchi dello stadio, riattraversiamo la città completamente deserta e li ci lasciano. sono le 17,50.
Accompagno Renato alla tendopoli di S. Panfilo d'Ocre, vicino alla casa di sua suocera, che è rimasta in piedi, dove ci sono tutti i parenti di Flora che godono del preziosissimo privilegio di poter usufruire di un bagno agibile e non delle toilettes chimiche (a S. Panfilo 8 per 300 persone).
Scarico le sue cose, saluto i parenti di flora riparto per civitanova alle 19,30 dove mia madre, nel frattempo, ha aspettato tutto il giorno tempestandomi di 300 telefonate per sapere come andava!
Un bacio a tutti Massimo
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Massimo A.
20 aprile alle ore 17.34
Carissimo Adriano, la realtà è ormai molto chiara!
Alla sequela di annunci, proclami dichiarazioni fa seguito una sola certezza: nemmeno loro sanno bene come affrontare questa situazione.
Per la prima volta una città di 80.000 abitanti è stata completamente evacuata, gli abitanti sono sparsi per le tendopoli (25.000), sulla costa in alberghi o case private da Ancona a Vasto (30.000) nel lazio (10/15.000) e il resto in tutta l'Italia.Al di la delle chiacchiere ci vorrà almeno 8 mesi per ripristinare la rete del gas, quindi anche le case agibili non potranno essere abitate prima di questo tempo.(continua)
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Vittoria C.
13 aprile
Caro Adriano, Sono entrata anch'io nel mondo di facebook Sono sicura che la mia scelta è dipesa dalla disgrazia da cui siamo stati tutti toccati in modo più o meno grave e dalla necessità di ritrovarsi. Ora questo è un bisogno che deve essere urgentemente soddisfatto perchè sorge la necessità di ricostruire a tutti i livelli il tessuto sociale.
E' accaduto un evento terribile al pari di una guerra. D'altro canto la città dell'Aquila ha lo stesso aspetto di una città bombardata. E' tutta da ricostruire. Sabato sono andata a L'Aquila con mio marito e mia figlia. E' stato terribile. Credevo di essere pronta, dopo aver vistio tutti i servizi televisivi, ma non lo ero. Tra l'altro anche l'aria era irrespirabile per la polvere densa che grava ovunque.Mi sono abbracciata con vecchi conoscenti che non vedevo chissà da quanto tempo e con i quali , in altre condizioni, non avrei avuto nulla da dire.
La prima domanda che ci si fa è del tipo: Siete tutti vivi in famiglia? Poi si passa alla casa. E lì ce ne è per tutti.
La zona più devastata è quella della Prefettura, propria quella dov'era la mia casa, non so se la ricordi.
Dopo aver fatto il nostro turno, con la squadra dei vigili del fuoco siamo arrivati sulla Piazza Prefettura, ma non ci hanno fatto entrare neppure sulla strada perchè è tutto pericolante. Le case che sono rimaste in piedi hanno tutte le tegole che sporgono abbondantemente dai cornicioni. Si dice che prima di poter entrare dovranno andare le ruspe a demolire tutto ciò che è pericolante, dopodiché potremo entrare a vedere il disastro che è accaduto all'interno della casa.
A presto
Vittoria
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Costantino G.
08 aprile alle ore 0.53
Adriano, ho visto, letto, ascoltato la tragedia di quel bel pezzo del nostro mondo che ho visitato grazie ai tuoi consigli. Che tristezza e che dolore. Ho vissuto da vicino la tragedia del Friuli e ne ricordo i dettagli piu' minuti, i rumori, i suoni, i colori; tutto piu' vero del vero, tutto in una dimensione da favola, sospeso, ma drammaticamente reale appena si ricominciava a respirare dopo una scossa di assestamento. Ricordo l'Aquila, certo, e la piazza e il castello e Scannapapere e il vino rosso.Sono triste con te e con quanti hanno perso qualcuno e qualcosa; ti abbraccio ... e ricordo.
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anche chi è lontano può fare qualcosa
Tra: Mariella , Rosellina , Lucille , Gianfranco , Ludovica , Sara , Simona , Stefano D'Andrea, Gianfranco , Maria Pia , Marina , Riccardo , Rossella e Te
Adriano D.B.
07 aprile alle ore 21.01
NO a chi vuole creare L'Aquila 2, gettando in discarica secoli di storia e creando la new town alle CasermetteSI agli aiuti internazionali con gli ispettoriSI all'UNESCOSI alla ricostruzione "dov'era e com'era"Parola d'ordine "ANASTILOSI"giù le mani dall'Aquila
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Stefano D'A.
08 aprile alle ore 0.03
Ripeto non sono Aquilano purtroppo ma amo questa città. Il pensiero di non vederla più così mi fa rabbrividire. No a L Aquila 2 per me e per gli Aquilani.
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Cristina R.
07 aprile alle ore 15.51
ciao Adriano, sono sconvolta come tutti.
Le notizie che ho vengono da Mariella, quindi suppongo tu le abbia.Mio figlio Paolo mi ha indicato una lista di vittime sul sito di un giornale, avevo paura di leggerla ma, anche se non c'è nessuno che io conosca, cosa cambia? L'Aquila è la città che per prima ho amato, dove sono ambientati molti miei sogni.Vorrei fare qualcosa, se hai notizie di cosa possa servire io volentieri partecipo, a risentirci
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Adriano D.B.
07 aprile alle ore 16.20
cara Cristina, per noi emigrati, al dolore per quello che è avvenuto, si aggiunge lo strazio di non poter fare nulla di concreto. In questo momento saremmo solamente un problema in più da gestire.
Io sto cercando di tenere i contatti come posso; per ora riferisco a Mariella, man mano che riesco ad avere qualche informazione.
in estrema sintesi: tutti i nostri amici hanno perso la casa e, sembra, Francesco Olivieri, anche la vita.
sto cercando una conferma.
degli altri: Gianfranco M. e Anna M. sono rifugiati sulla costa delle marche; Massimo A. sta andando a prelevare sua madre; lo stesso sta facendo Daniela con i suoi zii.
Rosellina T., scacciata da casa con la varicella, stava in una automobile.Degli altri, nulla.
Manteniamoci in contatto, utilizzando le e-mail. sulla mia e-mail ti darò il mio numero di telefono personale
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Stefano D’A.
06 aprile alle ore 23.11
Non sono Aquilano purtroppo ma scorre sangue Aquilano nelle vene. Sono fiero di quella gente composta nella loro disperazione. Sono sicuro che dimostreranno di che pasta sono fatti e vinceranno questo scudetto contro il destino. Forza L Aquila
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Scambio di messaggi su FaceBook, tra Adiano e Rosellina, tra il 2 e il 4 febbraio 2009
A.: Rosellina, com'è finita col terremoto? era realtà o fantasia?
02 febbraio alle ore 22.26
R:...era il terremoto " quello vero" ...e la storia continua ancora!!! Tu come esperto cosa dici?
A.: la cosa non è per niente piacevole! tuttavia meglio tante piccole scosse (in gergo: sciame sismico) che una prolungata inattività. l'energia della terra si scarica un po' per volta...
comunque è sempre bene tenere d'occhio un muro più solido degli altri o un tavolino robusto
04 febbraio alle ore 16.22
A.: questo è il report dei più recenti terremoti.....Magnitudo30 gen 2009 23.00.01Abruzzo, L'AquilaM= 2.5530 gen 2009 21.54.19Abruzzo, L' Aquila (AQ)M= 2.5330 gen 2009 21.17.42Lazio, periferia nord RomaM= 2.330 gen 2009 01.57.04Appennino reggianoM= 2.8130 gen 2009 00.39.03Abruzzo, L'AquilaM= 2.5724 gen 2009 09.06.07Abruzzo, L'AquilaM= 2.5422 gen 2009 09.04.29Marche, Genga (AN)M= 2.817 gen 2009 10.12.18Tirreno centraleM= 3.316 gen 2009 22.47.23Abruzzo, L' Aquila (AQ)M= 2.522,5 di magnitudo è una bella rottura di scatole! coraggio...
R:...Epicentro, spesso, L'Aquila. Non mi sento tanto tranquilla...
04 febbraio alle ore 16.40
A:...l'abruzzo è terra giovane!! e si agita da sempre....niente paura; pensa ai giapponesi.....hanno le case sulle molle per non rompere i bicchieri...
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Stefano D’A.
06 aprile alle ore 23.11
Non sono Aquilano purtroppo ma scorre sangue Aquilano nelle vene. Sono fiero di quella gente composta nella loro disperazione. Sono sicuro che dimostreranno di che pasta sono fatti e vinceranno questo scudetto contro il destino. Forza L Aquila
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Scambio di messaggi su FaceBook, tra Adiano e Rosellina, tra il 2 e il 4 febbraio 2009
A.: Rosellina, com'è finita col terremoto? era realtà o fantasia?
02 febbraio alle ore 22.26
R:...era il terremoto " quello vero" ...e la storia continua ancora!!! Tu come esperto cosa dici?
A.: la cosa non è per niente piacevole! tuttavia meglio tante piccole scosse (in gergo: sciame sismico) che una prolungata inattività. l'energia della terra si scarica un po' per volta...
comunque è sempre bene tenere d'occhio un muro più solido degli altri o un tavolino robusto
04 febbraio alle ore 16.22
A.: questo è il report dei più recenti terremoti.....Magnitudo30 gen 2009 23.00.01Abruzzo, L'AquilaM= 2.5530 gen 2009 21.54.19Abruzzo, L' Aquila (AQ)M= 2.5330 gen 2009 21.17.42Lazio, periferia nord RomaM= 2.330 gen 2009 01.57.04Appennino reggianoM= 2.8130 gen 2009 00.39.03Abruzzo, L'AquilaM= 2.5724 gen 2009 09.06.07Abruzzo, L'AquilaM= 2.5422 gen 2009 09.04.29Marche, Genga (AN)M= 2.817 gen 2009 10.12.18Tirreno centraleM= 3.316 gen 2009 22.47.23Abruzzo, L' Aquila (AQ)M= 2.522,5 di magnitudo è una bella rottura di scatole! coraggio...
R:...Epicentro, spesso, L'Aquila. Non mi sento tanto tranquilla...
04 febbraio alle ore 16.40
A:...l'abruzzo è terra giovane!! e si agita da sempre....niente paura; pensa ai giapponesi.....hanno le case sulle molle per non rompere i bicchieri...
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