24 set 2009

ciò che non fece il terremoto....


da Il Corriere della Sera, 24 sett.
Tipica storia che si pre­sta a uno slogan: ciò che non fece il terremoto, fece la mostra «per» il terremoto. Ma è veramente accadu­to poche settimane fa a L’Aquila, du­rante la rassegna d’arte allestita nel­la Caserma della guardia di Finanza «Vincenzo Giudice» di Coppito in occasione del G8 di luglio e chiusa appena due settimane fa, promossa da palazzo Chigi, dalla Protezione ci­vile e dal ministero per i Beni cultu­rali, sotto l’alto patronato della Pre­sidenza della Repubblica.
Erano in mostra ottanta opere tra olii, tempere, sculture in marmo, le­gno, pietra, e poi documenti anti­chi, mappe per raccontare il percor­so dell’arte aquilana.
Gran parte dei pezzi erano fortunosamente scam­pati al terremoto e destinati a futuri restauri. Ed era proprio lì, la «for­za » dell’esposizione: dimostrare che, in una città d’arte, non tutto va perduto in caso di terremoto se i soccorsi sono attenti e tempestivi.
Un pezzo tra tutti, la veneratissi­ma statua in terracotta della Madon­na col Bambino della basilica di Col­lemaggio, del XVI secolo, opera di Saturnino Gatti.
Fu salvata in modo spettacolare con una gru all’interno della chiesa dai Vigili del fuoco alla presenza del ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, il 14 aprile.
Miracolosamente i danni furono pochissimi, solo qualche frattura (risolvibile) alla base. Intat­to il resto, inclusa la seggiola sulla quale poggia la figura della Madon­na, restaurata poco tempo fa dalla Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila con un impegno di 10.000 euro..
Ma se il terremoto ha risparmiato la sta­tua, lo stress da mo­stra l’ha danneggiata.
Quando si è trattato di allestire «L’Aquila bella mai non po’ peri­re», qualche tra­sportatore evidente­mente ben poco abi­tuato a maneggiare ar­te e beni culturali, ha compiuto un gesto in più: ed è saltato il bracciolo sinistro (per chi guarda la statua) appena re­staurato, e che il terremoto aveva in­credibilmente risparmiato. Non solo ma, basta guardare le fo­to (IL CONFRONTO), il danno è stato maldestramente nascosto occultando il pezzo all’in­terno della statua in attesa della fi­ne della rassegna, nemmeno fosse una qualsiasi appendice (ma per­ché non venne consegnato ai re­sponsabili?).
Ma non basta. I locali, causa stra­ordinario caldo estivo, erano bollen­ti. In molti giorni, assicurano le nu­merose testimonianze custodite da Gianfranco Cerasoli (segretario ge­nerale della Uil Beni culturali e membro del Consiglio superiore dei beni culturali) si è arrivati intor­no ai 40 gradi.
Quanto basta per mettere a repentaglio la salute di te­le dipinte ma soprattutto delle scul­ture in legno, particolarmente sensi­bili.
Ed ecco l’accusa di Cerasoli: «Nu­merose opere preziose, scampate al terremoto, hanno subito seri danni. Penso al Sant’Equizio del 1520, pie­no di fessurazioni. Alla Madonna dl Bambino di Giovanni di Biasuccio, della fine del ’400. Sono in possesso di segnalazioni e memorie firmate da periti del ministero che hanno segnalato i problemi. Non faccio no­mi per non esporli a possibili ritor­sioni amministrative, tipiche di que­ste circostanze».
Il problema princi­pale riguarda la grande scultura li­gnea di San Sebastiano di Silvestro dell’Aquila, 1450, che presentereb­be «fessurazioni, sollevamenti e di­stacchi » della superficie dipinta «non presenti prima della mostra».
Accusa Cerasoli: «Un caso grave di incompetenza e disattenzione, ora urge una politica di restauri. Ciò di­mostra quanto sia in generale peri­coloso organizzare mostre con ma­teriali lignei. Da sempre gli esperti segnalano la loro delicatezza. ma in Italia, evidentemente, sono in po­chi ad ascoltarli».
Ammette l’ingegner Luciano Mar­chetti, presidente del Comitato scientifico della mostra e vice com­missario per i Beni culturali per l’emergenza terremoto: «La Madon­na in effetti ha subito il danno, non sappiamo se durante il trasporto o l’allestimento della mostra. ....
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Ora le opere, conclusa la mostra «bollente», sono custodite al museo di Paludi di Celano, a 60 chilometri da L’Aquila, dove Bondi ha voluto creare una sezione distac­cata dell’Istituto Centrale del Re­stauro. Quando si comincerà a lavo­rare su di loro? Risponde con inevi­tabile fatalismo Marchetti: «Quan­do disporremo dei fondi necessa­ri...»
Paolo Conti 24 settembre 2009

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