22 ott 2009

il lombrico, questo sconosciuto....


"Lombrichi" o “lombrichelli”, che sono dei grossi spaghettoni, lavorati tirando a mano sulla spianatoia dei piccoli gnocchi di pasta del pane. Il nome di questo tipo di pasta, presente ancora oggi in tutta la provincia, come è evidente, prende spunto dalla somiglianza con l'omonimo animaletto (il lombrico). Volendo, però, sempre per lo stesso tipo di pasta ci sarebbe da scegliere anche fra i vari nomignoli in uso in altri paesi della Tuscia. Colorito ma poco opportuno il termine di "Culitonni" che si usa a Vignanello e Canepina, simpatico quello dei "Ghighi" di Bagnaia, curioso quello degli "Scifulati" di Bomarzo, allegro quello dei "Lilleri" di Grotte di Castro e via via con i "Torcolacci" di Tessennano, i "Filarelli" di Marta, i "Bighi" di Acquapendente, i "Brigoli" di Carbognano, i "Pisciarelli" di Bagnoregio, i "Visciarelli" di Orte. A Vitorchiano si celebra una "sagra del Cavatello" nella quale, per un errore divenuto ormai incorreggibile, si attribuisce ai lombrichelli il nome di un tipo di pasta pugliese, che sono appunto i "cavatelli".

Oltre a questi, nella nostra Tuscia da secoli si preparano anche gli gnocchi con acqua e farina (gli strozzapreti), la pasta straccia, i pizzicotti, i tacconi.

Però i lombrichelli, questo tipo particolare di spaghettoni, rappresentano il prototipo della pasta fatta in casa, il più diffuso e probabilmente il più antico fra le paste fatte semplicemente con acqua e farina di grano duro, un grano che fin dal tempo dei Romani viene coltivato nelle distese della nostra Maremma laziale.

All'inizio li avranno conditi col formaggio pecorino (a cacio e pepe), poi con l'avvento del pomodoro hanno subito varie trasformazioni, al punto che nella Sagra che si svolge a Vitorchiano a base di questi spaghettoni fatti ancora oggi a mano, si possono gustare i migliori lombrichelli della Provincia, serviti con i condimenti più vari, che vanno dal semplice sugo al pomodoro e peperone, a quello all'amatriciana, da quello caratteristico con i semi di finocchio selvatico ai lombrichelli dolci, forse di tradizione più antica, conditi con ricotta, zucchero e cannella.

Fra le paste fatte a mano con semplice acqua e farina, oltre ai lombrichelli, in una piccola zona del Viterbese comprendente i comuni di Fabrica di Roma e Carbognano, da tempo immemorabile si preparava un particolarissimo tipo di pasta che nei due paesi prende il nome, rispettivamente, di mesatoli e gavinelle. L’originalità di questo tipo di pasta risiede tutta nella particolare tecnica di lavorazione, leggermente diversa nei due paesi, difficile da descrivere, ma soprattutto elaborata nell’esecuzione. Si parte da una palletta di impasto di acqua e farina del peso di circa 150 grammi, che viene schiacciata e appiattita; in questa ruota di pasta si pratica un foro centrale ottenendo così un anello molto spesso e si prosegue distendendo sempre più questo anello, prima sulla spianatoia e poi direttamente nelle mani, fino ad ottenere un grande anello di pasta, tipo fettuccia, della larghezza di un centimetro circa, che tutto intero forma una specie di matassa. Ogni matassa è una porzione singola. Durante la cottura, nel maneggiarla, la matassa si rompe in più punti per cui si ottengono una specie di fettuccine, di spessore variabile, che vengono poi condite con sughi vari. L'origine della tecnica di preparazione di questa pasta è sconosciuta, anche se preparazioni simili sono presenti con nomi diversi anche in altre zone (Sabina, Calabria e Albania); ma più difficile da interpretare è il significato di uno dei due originalissimi nomi (mesatoli e gavinelle) così diversi, pur essendo i due paesi a soli 3 km di distanza uno dall’altro.
trofie .........................strozzapreti......................

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