Pianta infestante, dalla rapidissima proliferazione, le cui radici si
estendono in larghezza anche fino a trenta metri sul suolo, dando luogo
a colonie di nuove piante figlie. È noto il cattivo odore delle sue
foglie. Il fusto è generalmente eretto e molto ramificato con corteccia grigio-brunastra più chiara sui rami giovani. Le foglie sono composte, pennate, spiralate o opposte, e prive di stipole. I fiori, riuniti in infiorescenze a spiga o a pannocchia, sono generalmente unisessuali. Produce frutti secchi indeiscenti.
Il nome del genere deriva dalla parola ailanto, termine che in lingua locale significa letteralmente "albero così alto da raggiungere
il cielo". La presenza dell'"h" è dovuta ad una sovrapposizione del
termine greco άνθος che significa "fiore".
In Europa si è ormai diffusa in modo sostanzialmente incontrollabile la specie Ailanthus altissima Swingle, nota volgarmente col nome di albero del paradiso che può raggiunge i 25 m di altezza, molto ramificato, con numerosi polloni basali, originario della Cina e delle Molucche.
Questa specie, introdotta in Italia per un tentativo di allevamento del lepidottero Philosamia cynthia originario dell'estremo Oriente per la produzione della seta, ormai si trova rinselvatichita nei boschi, sulle ripe, sui greti e
anche su terreni aridi, sassosi e instabili, dalla pianura fino ai
monti, diventando un'infestante molto aggressiva. Sostituisce piano piano la vegetazione preesistente, formando colonie. Si trova sempre più spesso anche in città, dove è usata, inopinatamente, come rapido rimedio contro i raggi solari; la
pianta è infatti nota anche per l'estrema rapidità di crescita in altezza. Le sue caratteristiche infestanti, tuttavia, dovrebbero suggerire un attento controllo della sua incredibile propagazione.
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