di Alessandra Vinciguerra da http://www.compagniadelgiardinaggio.it
Il Genius loci nel mondo romano era lo spirito, la divinità
protettrice di un posto, oggetto di culto in piccoli altari, che per
esempio si trovavano agli incroci delle strade, ed erano legati al culto
dei LARI.
In età moderna fu un poeta inglese dell'inizio del '700,
Alexander Pope, ad utilizzare per la prima volta questa locuzione
riferita al paesaggio.
Pope oltre che poeta era saggista e critico letterario ed ha avuto una
notevole influenza sulle idee che sono alla base del giardino
paesaggistico inglese. Nei suoi saggi esorta a tornare alla "semplicità
amabile della natura disadorna", in contrasto con il giardino formale di
gusto francese, allora in voga. In una famosa ode dedicata a Lord
Burlington (suo vicino di casa che stava costruendo uno dei primi
giardini paesaggisti) gli consiglia di seguire la natura, di creare
paesaggi naturali, e gli dice proprio:
"consulta sempre il genius loci, che dice alle acque di correre o cadere, e aiuta le colline a dare la scalata al cielo..." Seguendo lo "spirito del luogo" non si potrà sbagliare, perchè esso suggerisce gli interventi più in armonia con la natura.
"consulta sempre il genius loci, che dice alle acque di correre o cadere, e aiuta le colline a dare la scalata al cielo..." Seguendo lo "spirito del luogo" non si potrà sbagliare, perchè esso suggerisce gli interventi più in armonia con la natura.
Però mentre all'epoca di Pope questa locuzione indicava quindi
soprattutto la qualità di naturalezza non contaminata, di un posto, con
il tempo questa nozione si è evoluta ed arricchita anche di connotati
più storici ed umani. Oggi quando si parla di "genius loci" di solito ci
si riferisce ad una atmosfera particolare di un posto, che è fatta
della sua, diciamo così, vocazione naturale, ma anche della sua storia,
tradizione e cultura umana.
Insomma, le cose si complicano, rispetto all'epoca di Pope, perchè la
componente culturale, umana, a volte può essere predominante e andare
anche in contrasto con l'ambiente naturale; e comunque segna
indelebilmente i paesaggi. Se prendiamo le grandi ville storiche, con i
loro tracciati lineari, le siepi squadrate e le fontane immaginifiche,
non possiamo di certo affermare che sono in perfetta armonia con
l'ambiente che le circonda - di volta in volta boschi, colline, vaste
campagne. Ma sono perfettamente adeguate al modello storico e culturale
della loro epoca, e nelle linee di base trasportano nel linguaggio
umano- fatto di strade, viali, gradini e terrazze- le misure e le
proporzioni del sito; con il tempo hanno acquistato "gravitas" e si sono
inserite, in maniera armoniosa e necessaria, nel loro paesaggio. Anche
una campagna coltivata, con le vigne, i filari di cipressi ed i casali, è
opera della mano dell'uomo, che ha modellato la natura; eppure ha un
evidente "genius loci".
Questa locuzione insomma oggi indica più che altro "l'essenza poetica
ed ambientale" di un posto - immaginate un castello, una vecchia villa,
un paesino medievale arroccato su un poggio - una inconfondibile
atmosfera che lo rende unico, perfettamente inserito nel luogo, lo fa
sembrare quasi necessario: non poteva che stare proprio lì. E' fatta di
elementi naturali ed umani, perfettamente fusi ed armonizzati.
Ovviamente quando parliamo di grandi e famosi giardini, ci aspettiamo
di trovare qualità particolari in essi, tali da lasciare una profonda
impressione su chi li visita, perchè sappiamo che sono stati curati con
particolare sensibilità (non tutti: ci sono alcuni famosi giardini che
per me mancano completamente di rispetto per il genius loci). Ma in
realtà non conta la dimensione del posto: un forte genius loci può
essere ritrovato in una tenuta di cento ettari ma anche in un piccolo
cortile, in un orto di campagna, o nel giardino dietro casa. Ovunque sia
percepisci, nel guardare quel posto, un senso di "appropriatezza",
sembra che sia lì da sempre, tutti gli elementi sono in armonia tra di
loro e con l'ambiente, naturale o umano. Il posto ha una sua identità, è
inserito in maniera armoniosa nel contesto; non c'è pretensiosità,
artificiosità, sforzo.
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