Olé. Si va in Spagna. Il Rototom Sunsplash, il più grande festival reggae d’Europa se ne va dall’Italia. La manifestazione da 16 anni porta nel nostro paese i più grandi artisti della musica giamaicana. E’ arrivata a contare 160 mila presenze che ogni estate hanno condiviso dieci giorni di pace e musica nel parco del Rivellino a Osoppo, in provincia di Udine. Ora ha deciso di espatriare.
Tutto il mondo farebbe a gara per ospitare un evento come questo, non fosse altro per l’enorme ricaduta economica. Ma il Rototom è troppo libero e indipendente. E allora va combattuto con ogni mezzo. Almeno da queste parti. Questo lo si sapeva da tempo. Ma nessuno poteva immaginare che si sarebbe addirittura arrivati a indagare Filippo Giunta, il presidente dell’associazione che organizza il Sunsplash, in base alla legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
Lo ha fatto questo autunno il pm Giancarlo Buonocore della procura di Tolmezzo, su imboccata dei carabinieri di Udine, aggrappandosi ad un articolo della legge liberticida in materia di stupefacenti.
Filippo Giunta è accusato di avere violato la norma che colpisce «chi adibisce un luogo al consumo di droghe». E siccome la cultura Giamaica «agevola» l’uso di marijuana, secondo gli inquirenti rischia da 3 a 10 anni di carcere.
La mossa repressiva fa perdere all’Italia una delle poche manifestazioni musicali capaci di suscitare interesse fuori dai nostri confini. Ma soprattutto costituisce un precedente allarmante. In pratica, in base a questo cavillo giuridico-repressivo, ogni concerto (o discoteca, dj set, iniziativa indesiderata, indipendente, etc...) potrebbe essere chiuso per legge.
Tutto il mondo farebbe a gara per ospitare un evento come questo, non fosse altro per l’enorme ricaduta economica. Ma il Rototom è troppo libero e indipendente. E allora va combattuto con ogni mezzo. Almeno da queste parti. Questo lo si sapeva da tempo. Ma nessuno poteva immaginare che si sarebbe addirittura arrivati a indagare Filippo Giunta, il presidente dell’associazione che organizza il Sunsplash, in base alla legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
Lo ha fatto questo autunno il pm Giancarlo Buonocore della procura di Tolmezzo, su imboccata dei carabinieri di Udine, aggrappandosi ad un articolo della legge liberticida in materia di stupefacenti.
Filippo Giunta è accusato di avere violato la norma che colpisce «chi adibisce un luogo al consumo di droghe». E siccome la cultura Giamaica «agevola» l’uso di marijuana, secondo gli inquirenti rischia da 3 a 10 anni di carcere.
La mossa repressiva fa perdere all’Italia una delle poche manifestazioni musicali capaci di suscitare interesse fuori dai nostri confini. Ma soprattutto costituisce un precedente allarmante. In pratica, in base a questo cavillo giuridico-repressivo, ogni concerto (o discoteca, dj set, iniziativa indesiderata, indipendente, etc...) potrebbe essere chiuso per legge.
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